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il foglio sportivo

I tre segreti delle ragazze d'oro del volley

Eleonora Cozzari

Velasco ha richiamato le epurate, dato serenità a Egonu e gestito il gruppo con il carisma

Non c’è riuscita Francesca Piccinini, che quanto a talento, determinazione e longevità non la batti. Non c’è riuscita la Nazionale del 2008, forse la più forte di tutti i tempi (ma con Del Core fermata da un problema cardiaco alla vigilia dei Giochi e Tai Aguero che a Pechino, saputo della madre in fin di vita provò a raggiungere Cuba ma le fu impedito di entrare). Non ci sono riuscite centrali come Gioli e Arrighetti, liberi come Cardullo e soprattutto alzatrici come Eleonora Lo Bianco. Invece ce l’hanno fatta loro: Paola Egonu e Alessia Orro, Anna Danesi e Miriam Sylla, Sara Fahr e Caterina Bosetti. Ce l’ha fatta a 37 anni Monica De Gennaro, battendo anche suo marito, l’allenatore della Turchia. Ce l’hanno fatta a vincere un oro olimpico - il primo oro olimpico della pallavolo tutta - tredici donne. Gli uomini ci provano dal 1996 e per tre volte hanno perso la finale.

Le ragazze hanno portato a casa il risultato al primo colpo. E allora vuoi vedere che la Nazionale più forte di tutti i tempi è proprio questa? Dal 2004 ad oggi non c’era stato verso di superare neanche i quarti. Poi a Parigi hanno fatto la storia. Perdendo appena un set in sei partite e rifilando alle avversarie cinque 3-0 consecutivi. Un record. Battendo la Serbia ai quarti per l’ennesima rivincita tra le due formazioni, la Turchia del fenomeno Vargas in semifinale e le campionesse olimpiche americane all’ultimo atto. Uno spettacolo. Vederle giocare, vederle esultare, vederle risolvere situazioni difficili insieme. Sempre insieme, da vera squadra. Autonome e autorevoli, esattamente come le voleva Julio Velasco. Che racconta un aneddoto: “Durante la stagione hanno organizzato tre riunioni tra loro in maniera totalmente indipendente. Non so nemmeno di cosa abbiano parlato, ma è stato importante”.

 

Già, Velasco. E’ riuscito a vincere un oro olimpico proprio lui (e i suoi vice Barbolini e Bernardi), l’allenatore della Generazione dei Fenomeni chiamato dalla Fipav quando lo scorso autunno il progetto di Mazzanti era allo sbando. “Di solito ci vogliono 4 anni per preparare un’Olimpiade, noi ci abbiamo messo 4 mesi” dice colui che era alla guida della squadra maschile nel 1996 e che oggi ha avuto giustizia in un modo decisamente inaspettato. “Io non ho mai avuto un’ossessione a riguardo però, io non sono Baggio che ripensa a quel rigore e questo non è l’oro che mi mancava”. Dagli anni ’90 la carriera di Velasco ha fatto giri immensi, per poi tornare al volley come direttore tecnico delle nazionali giovanili maschili, nel 2019. Dopo quattro anni un pensiero stupendo: allenare le donne. Velasco, vate argentino di 72 anni, ha avuto il grandissimo merito di aver preso in mano una squadra da rifondare e con tre mosse ha portato ordine e serenità. La prima: rimettere in campo le epurate da Mazzanti (De Gennaro, Egonu e Bosetti). La seconda: togliere pressione a Paola Egonu. Pure se stava giocando divinamente, ad un certo momento chiamava un cambio e faceva entrare la sua vice: Kate Antropova. E lo stesso funzionava per quest’ultima. Finita la rotazione, tornava in panchina anche se aveva preso a pallate le avversarie. Ruoli chiari per tutte. La terza: gestire il gruppo. Con un nuovo capitano, nuove regole e tanto tanto carisma, la sua dote maggiore. Che se mai è Mourinho il Velasco del calcio, non il contrario.

 

E poi ci sono le giocatrici. Sono insieme dal 2017, hanno vinto un argento Mondiale nel 2018 e un Europeo nel 2021. Il talento c’era. Ma le polemiche e gli sfoghi scomposti, la gestione “bohemien” del gruppo sono stati una costante e hanno fatto perdere tempo e medaglie a una generazione. Che ora però si è ripresa indietro le vittorie mancate con gli interessi, vincendo l’oro più importante di tutti. Sylla e Danesi che sul podio si scambiano la medaglia è la scena simbolo. Il vecchio e il nuovo capitano, le amiche d’infanzia. L’io e il noi. “Velasco è stato bravo a unirci tutte” dice Egonu, che dopo aver vinto la finale si commuove solo tra le braccia dell’amica De Gennaro, abbraccia Sylla e pure Antropova, per poi salire sul podio sorridente e tranquilla. “L’abbraccio con Kate racchiude il senso della squadra. Quest’anno è stato bello poter dividere la responsabilità con tutte”.

 

In passato Paola ha sempre lamentato di essere l’unica a cui si chiedeva di vincere le partite. E ha sempre avuto ragione nel dire che non poteva essere lei sola a portare il peso dei risultati. Palla a Egonu e pedalare è stata la mentalità (perdente) degli ultimi anni azzurri. Velasco, finalmente, ha responsabilizzato tutte ed è grazie a tutte che è arrivata la medaglia olimpica. Impreziosita da cinque premi individuali, tra cui l’mvp a Egonu, che la consacrano. A Paola poi va fatto un altro sincero applauso. Ha gestito il suo personaggio in maniera impeccabile. Non una storia social nei giorni olimpici. Non una foto, non una polemica. Lei, matura e concentrata, coesa al gruppo. E poi le alzate di Orro, i muri di Fahr, la tecnica sopraffina di Bosetti. Sylla, l’mvp morale e De Gennaro il libero che non ha rivali. Chi ci sarà tra un anno nelle Filippine, quando si giocheranno i Mondiali, ancora è presto per saperlo ma lì si chiuderà un cerchio. E qualcuno tra Velasco e De Gennaro, Bosetti e Sylla potrebbe salutare l’azzurro. Ma ora non importa. “Nessuno ci può togliere quello che abbiamo ballato” dice un vecchio proverbio argentino. 

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