Antonio Conte dopo la sconfitta del Napoli contro l'Hellas Verona (foto Ansa)

la nota stonata #1

La sconfitta del Napoli sconquassa l'armonia di pareggi in Serie A

Enrico Veronese

Dal brutto debutto della squadra di Antonio Conte al calciomercato che potrebbe portare lontano da Bergamo i protagonisti europei dell'Atalanta, le questioni irrisolte della prima giornata del campionato italiano di calcio

Questa è la prima puntata di "La nota stonata", la rubrica di Enrico Veronese sul fine settimana della Serie A, che racconta ciò che rompe e turba la narrazione del bello del nostro campionato che è sempre più distante da essere il più bello del mondo

   


   

Prima giornata di campionato, e le squadre si mettono in ghingheri. Maglie nuove, stelle d’importazione, giovani attesi al debutto, scoperte estive, facili vendemmiate previste: e invece no, le big soffrono tutte, ma in modi differenti tengono botta o quasi. Non è l’equilibrio promosso dalla narrazione corrente, si tratta invece di livellamento verso il basso per una Serie A declassata, che perde continuamente i suoi pochi campioni senza acquisirne di eguali, scommette (ops) attorno a prospetti della cadetteria olandese, diventa mero trampolino verso la Premier League o serbatoio del massimo torneo arabo: la rimanenza, palude.

Ma anche qui i punti contano già ora, proprio come a maggio: tre è differente da uno, che a sua volta vale più di zero, fosse solo per il morale. A squassare l’armonia delle soverchie X in schedina, in attesa degli esordi stagionali per Atalanta e Juventus, è il crollo del Napoli a Verona: dello scudetto 2023 non rimane che lo scheletro, come bombardato dall’alto. Il gorgo Garcia-Mazzarri-Calzona continua inspiegabilmente con Antonio Conte, spazientito dal mercato quasi nullo in entrata (se si eccettua la gran spesa per Alessandro Buongiorno, che a Verona comunque non c’era, e il rilancio di Leonardo Spinazzola): apparentemente bloccata dal caso Osimhen, che forse nessuno sta davvero volendo a quelle cifre, la società vende difensori – probabilmente non erano superflui, con la squadra perforata centralmente – e l’allenatore è costretto a ripescare Juan Jesus, il quale almeno i movimenti richiesti li conosce.

Fermo restando che l’Hellas contropiedista comunque era battibile, nonostante percussioni anche fortunose e attaccanti che vedono la porta dopo aver lavorato per la squadra: lo dicono le azioni del primo tempo, impressionante ad esempio il salvataggio di Jackson Tchatchoua. Sotto il Vesuvio occorre semmai un reset mentale, che porti gli undici a gesti atletici e disposizioni tattiche naturali, perché esperienza e qualità sono intatte. Una squadra “normale”, per dirla in politichese, sgombra da pensieri di mercato (oggi arriva David Neres, un domani forse ci sarà Romelu Lukaku, totem per Conte) o meno: il “manico”, già meritatamente plurititolato, è diventato di quelli che antepongono i propri schemi – anche mentali – all’effettivo ruolo dei giocatori in campo e a ciò che offre la rosa. C’è stato un tempo in cui il coach leccese trasformava le proprie idee di supposto 4-2-4 nel 3-5-2 funzionale alla Juve di Pirlo, Vidal e Marchisio: ora quel periodo non è più.

Ma la struttura “componibile” quando le cose vanno bene è un vantaggio, quando vanno male diventa la prima zavorra: oggi se non difendi nominalmente a tre passi per retrogrado, chi attacca con due punte effettive figura come antidiluviano, occorre “entrare nel campo” dalle fasce e “allargare il perimetro”. Così alcune ali si ritrovano costrette a fare i trequartisti, terzini a tutta fascia stentano se trasformati in braccetti, intere carriere spese a destra vengono catapultate a sinistra, e di due centrali difensivi uno deve “salire” avanzando con la palla al piede (finché non trova un ostacolo), a costruire non dal basso, assieme ai colleghi di difesa, bensì attraverso passaggi filtranti. Era stata la fortuna di Riccardo Calafiori, e perdere sia lui che Joshua Zirkzee – subito eccellente e decisivo al Manchester United – integrando uno stopper appena retrocesso e due giovanotti volenterosi avrà probabili conseguenze per Vincenzo Italiano e la Champions League.

Lo stesso a Bergamo, dove qualcuno si bea del mercato a porte girevoli negli ultimi giorni: ma chi può dirsi sicuro che Lazar Samardžić e Mateo Retegui valgano Teun Koopmeiners e Gianluca Scamacca, per tacere del possibile trasferimento di Ademola Lookman al Paris Saint Germain? E non meriterebbe una chance El Bilal Touré, strapagato un anno fa e assai considerato come futuro crack?

Questioni che il prosieguo del campionato si incaricherà di dirimere da qui al 30 agosto, terza giornata e vigilia della fine del mercato sempre aperto: ora preme salvare i Conte (Antonio… e Giuseppe) dalla precoce china discendente del mourinhismo tardivo, e suggerire alla Roma di presentarsi in trasferta senza indossare una sorta di grembiule del macellaio, capace di turbare ogni esteta in egual maniera rispetto agli strafalcioni difensivi e offensivi del Venezia. Ma qui, appunto, si parla di note dissonanti, sdrucciolevoli, fuori posto: con la certezza che ci sarà sempre materiale per continuare a farlo lungo tutta la stagione appena cominciata.

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