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Gli scacchi presi con filosofia

I fantasmi di Caruana

Massimo Adinolfi

Dopo lo scontro diretto con il silenzioso Firouzja, il drammatico esito della sfida mette in luce i nervi scoperti dello scacchista italo-statunitense: fra determinazione, fantasmi e il continuo rischio di perdersi

È in corso la Sinquefield Cup, evento conclusivo del Grand Chess Tour che mette in palio 350.000 dollari, ma questa volta non parliamo del torneo, che si concluderà solo domani, bensì di una singola partita, disputatasi al primo turno, tra Fabiano Caruana e Alireza Firouzja, cioè i due pretendenti alla vittoria finale del GCT. Era in programma anche Gukesh-Liren, antipasto del mondiale che si terrà in autunno, ma è finita con una patta piuttosto scialba.
Caruana-Firouzja invece no: ha vinto il secondo, ma, al di là del risultato, conta raccontare come. Due generazioni a confronto, e non solo: da una parte, il più meticoloso di tutti i giocatori in attività, uno la cui dedizione per gli scacchi non è mai stata meno che assoluta; dall’altra, un giocatore dal talento esplosivo, un predestinato, di cui però non si conosce ancora la costanza, la determinazione. Educato e silenzioso, ma sfrontato sulla scacchiera, Firouzja ha già dimostrato di poter diventare il più forte al mondo: il dubbio riguarda, se mai, quanto davvero lo voglia

 
Caruana si è avvicinato alla partita studiando per settimane l’avversario: non il torneo, il singolo avversario. Giocava coi Bianchi, e voleva vincere: aveva bisogno del risultato pieno per mettere un’ipoteca sulla vittoria finale, e ha sorpreso l’avversario in apertura con una novità frutto della sua preparazione casalinga, un sacrificio di pedone senza immediate contropartite se non una superiore attività dei pezzi. Firouzja ha guardato la scacchiera di traverso, ha accettato la sfida, ha catturato il pedone e si è messo a pensare. Sono seguite decine di mosse, in cui Caruana ha provato a sfondare le linee del Nero, a convertire il maggior dinamismo dei suoi pezzi in concrete minacce, ma niente: Firouzja ha sempre trovato le migliori risorse difensive. In ristrettezze di tempo, è capitato più volte, in passato, che Caruana perdesse la sicurezza e sbagliasse; ha sbagliato, infatti.

La partita, che poteva finire in parità, si è risolta nella vittoria del più giovane Firouzja. Dopo l’errore, Caruana ha avuto in realtà un’ultima chance per salvarsi, ma ha mancato anche quella. Voleva vincere, le ha provate tutte in una danza estenuante di pezzi che sembrava non aver mai fine, avrebbe dovuto contentarsi della patta, ha finito col perdere.
Caruana è un combattente: dopo un simile, drammatico rovescio, avrebbe potuto rassegnarsi a disputare un torneo mediocre, senza ambizioni, e invece è ancora lì a lottare, ma ora sapete cosa rispondere alla domanda su cosa siano gli scacchi: un modo per popolare la propria mente di fantasmi, di costruirsi da solo il labirinto in cui potersi perdere. E da cui potere, forse, venirne anche fuori.
  
La partita: CARUANA-FIROUZJA, Sinquefield Cup, Saint Louis 2024
Dopo 78… b2?? (78… Dxe4 vince) 79. Td7+ Tb7 Caruana gioca 80. Txb7+? e si lascia sfuggire la mossa che dà al Bianco la patta in extremis. Qual è la mossa che salva?

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