il foglio sportivo

Sembra un ring di Cuba, ma è Vicenza. La casa della boxe dei Solano

Alberto Facchinetti

Un mondo caraibico composto da ring, sacchi e guantoni fuori dal centro della città veneta. Alla scoperta della casa-palestra del maestro Jesus David Solano Reyes

La casa dei Solano si trova in viale Sant’Agostino, fuori dal centro di Vicenza e a pochi chilometri dall’uscita autostradale. Nell’appartamento al primo piano vive il maestro cubano di pugilato Jesus con la famiglia, sotto invece, dove prima c’era uno studio fotografico, si nasconde dal 2008 la Cuba Boxe. Il cancello d’ingresso è condiviso, per entrare in palestra bypassi un camper e un furgone. Poi si apre un mondo caraibico composto da ring, sacchi e guantoni. Nella parete murales con le bandiere di Cuba. Al rientro da un weekend in giro per l’Italia a combattere, ovunque basta che ci sia una riunione organizzata, Jesus David Solano Reyes parla con i suoi ragazzi, mentre si riscaldano e alla spicciolata sembrano arrivare più o meno tutti. Nel complesso gli iscritti alla palestra sono settantadue, trenta amatori e quarantadue agonisti.

“Quello che ti ho detto sabato l’hai realizzato solo a metà, gli hai sempre preso il tempo con il gancio, ma non hai mai finalizzato con l’altro colpo”, dice a un ragazzo.

“Hai aspettato troppo, dovevi andare più fuori”, l’allievo fa sì con la testa.

“Divino lavora, mi raccomando, che devi arrivare ai 66 chili”.

“El Divino” in realtà si chiama Somochukwu Ozigbo e insieme a Yao Gianni Doria detto “Baby Kong” e a Edoardo Bertin stanno aspettando l’occasione giusta per passare al professionismo. Di cubani nella palestra di Solano al momento nemmeno uno. Ma secondo voci di corridoio un paio ne dovrebbe arrivare a breve, atleti che hanno fatto i dilettanti a Cuba, da dove se ne sono andati via come fanno in tanti e ultimamente sempre di più. Passeranno subito professionisti con i tre italiani.

“Bertin ha una grande disciplina, merita di ottenere risultati. Gli altri due hanno più talento puro. Quello lì con la maglia rossa è come un cubano”. Quello con la t-shirt rossa con la scritta Boxe on the road è proprio Baby Kong.

Quando nel fine settimana non ci sono riunioni, Solano porta in giro per l’Italia tre-quattro pugili a fare sparring in altre palestre. Il progetto l’ha chiamato appunto “Boxe on the road” ed ecco la presenza dei due van parcheggiati fuori. “Io preferirei stare a casa con la famiglia, ma se vuoi risultati devi lavorare e macinare chilometri”.

Solano è nato a Camagüey, terza città cubana, famosa soprattutto per le sue spiagge. A otto anni, come è abbastanza abituale a quelle latitudini, è entrato in palestra e ha imparato a boxare. Ha praticato la boxe, anche in Nazionale, poi è diventato maestro, nel frattempo laureandosi all’Università. Poi nel 2000 è riuscito ad andare via dall’isola, a Londra ha conosciuto l’attuale moglie e nel 2006 si è trasferito in Italia, dove ha iniziato a fare il fotografo e l’allenatore. Viene da una famiglia numerosa, dove tutti i maschi hanno consuetudine con el boxeo. Uno di questi è riuscito qualche anno fa a farlo venire a Vicenza e gli dà ora una mano in palestra. Più silenzioso, lavora con i ragazzi seguendoli in ogni gesto. Il più bravo della famiglia è rimasto a fare il contadino a Cuba, era quello più talentuoso ma con meno voglia di sudare di tutti i fratelli Solano.

Il nonno lavorava nella coltivazione della canna da zucchero, ma nei mesi liberi andava negli Stati Uniti – stiamo parlando del periodo antecedente a quello in cui Fidel Castro ha preso il potere nell’isola – a combattere, lo faceva in incontri non ufficiali dove il pubblico buttava soldi per terra a mo’ di scommessa e dunque di ricompensa per il pugile. Il capostipite dei Solano avrebbe potuto essere un ottimo peso massimo se avesse avuto la possibilità di dedicarsi a tempo pieno alla boxe, come in seguito successe a migliaia di cubani, dilettanti, ma stipendiati per fare gli atleti.

Qui a Vicenza insegna il pugilato cubano, maestro?

“Lo stile cubano è qualcosa di magico, fatto di contrattacco, gioco di gambe e tempismo. Ma io cerco di insegnare il meglio delle quattro scuole pugilistiche esistenti, quella americana, quella russa, l’inglese e appunto quella cubana. Cuba sta vivendo una situazione economica pessima e questo si fa sentire anche nella boxe, nella storia delle Olimpiadi è il secondo paese come numero di medaglie. Ma quest’anno a Parigi ne sono state vinte solo due. Negli ultimi tempi la Nazionale è come avesse perso la prima, la seconda e la terza squadra perché in pratica venti elementi sono scappati”.

A Cuba dal 1962 il professionismo è bandito, quindi per anni chi voleva “passare” doveva andarsene via di nascosto, succedeva soprattutto verso la più vicina Florida. Ora a qualcuno il governo ha dato la possibilità di diventare pro, ma non è facile cambiare atteggiamento sul ring e modo di boxare dopo centinaia di match da dilettanti. Lo dicono tutti i maestri al mondo che il pugilato che si fa alle Olimpiadi e quello senza canotta sono due sport diversi.

Intanto i ragazzi continuano ad allenarsi, nonostante il caldo vicentino. “Canelo tira golpe, tira golpe”, urla Solano a Bertin che è rossiccio e di carnagione chiarissima come il messicano Saul “Canelo” Alvarez, uno dei migliori pugili pound for pound degli ultimi anni. Poi “el Divino” e “Baby Kong” fanno sparring ed è uno spettacolo vederli muoversi sul ring. Se avranno voglia di impegnarsi, questi sono ragazzi che potranno ambire un giorno alla cintura nazionale.

Tra chi sta lavorando al sacco c'è anche un giovane uomo proveniente dalle Isole Fiji. Non sembra destinato a breve a sfidare il campione mondiale. Infatti “è il prete del carcere di Vicenza, è venuto in palestra da noi per perdere peso e invece mi pare aumenti sempre di più”, scherza Solano. “Io però tratto amatori e agonisti tutti alla stessa maniera". Sarà per questo che a sessione finita tutti salutano il maestro con affetto. Ora c’è da sistemare la palestra che domani l’allenamento ricomincia e tutto deve essere pulito, poi per la cena basta salire le scale.

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