Federico Chiesa (foto LaPresse)

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L'abbaglio Federico Chiesa

Furio Zara

L'attaccante è stato ceduto dalla Juventus al Liverpool. C'è stato un momento nel quale avevamo pensato fosse un fuoriclasse. Non era così o forse è solo andata male in bianconero

Federico Chiesa non è più al centro di nessun villaggio italiano. Il campione per mancanze di prove va in Premier League, al Liverpool. Pensavamo fosse un fuoriclasse, invece era Fede, sia con la maiuscola che con la minuscola: una fede ingenua coltivata a lungo nei confronti di un calciatore che molto ha promesso e poco ha mantenuto, soprattutto quando lo specchio reclama una verità, non il suo riflesso.

Nella mediocrità del calcio italiano di questi bassi tempi gli sono bastati un paio di strappi dei suoi – il pezzo forte del suo repertorio – per far credere urbi et orbi che avevamo in casa un top player. Stupor mundi. ma solo per un attimo, va da sé: fuggente. Chiesa va per i ventisette anni (li fa a ottobre), non è più un fanciullo. Lascia la Juventus dopo quattro stagioni, bilancio complessivo di 131 partite in bianconero e 32 gol. Avevamo alzato troppo l’asticella, o forse si è incagliato da qualche parte, al momento di prendere la rincorsa per il salto di qualità. Il top-score l’anno scorso, con 9 gol in campionato.

Ha avuto un anno Pirlo allenatore, tre Allegri. Il primo l’ha accompagnato verso la sua estate più luminosa – quella di Euro 2021, torneo recitato da protagonista – con il secondo (eufemismo) non ha mai legato. Un po’ per equivoci tattici – differenze di vedute sul suo impiego: largo a sinistra, largo a destra, dietro le punte, vicino alla porta, lontano dalla porta – e molto per incongruenze caratteriali.

Ad aprile, dopo l’ennesima sostituzione, nel derby, si lamentava: “Sono sempre il primo cambio”. Rapporto sfilacciato, stima reciproca anche no. Nella Juventus non ha mai avuto un ruolo centrale. Al netto del tira e molla sul rinnovo (sarebbe andato in scadenza tra dieci mesi), l’arrivo di Thiago Motta l’ha relegato ai margini. Rottura totale. La maglia numero 10 a Yildiz, la fiducia allo sconosciuto Mbangula, la trattativa per Sancho: ci sono modi migliori per uscire di scena. Si rivela così bizzarra e malinconica la parabola di quello che tre anni fa all’Europeo era stato il miglior azzurro. Soldi in ballo: 12 milioni di euro alla Juventus, 7,5 di ingaggio per lui.

Rewind per chi ha la memoria corta: quattro anni fa – ottobre 2020 – la Juventus lo aveva acquistato dalla Fiorentina per 60 milioni. Aveva lasciato Firenze dopo cinque stagioni cominciate in maniera esplosiva e chiuse con indolenza e veleni (i tifosi gli avevano negato la fascia dedicata ad Astori), trattato da traditore e ingrato.

Ora Chiesa si dice pronto per questa nuova avventura. Giusto così, due settimane fa era saltata la trattativa con il Barcellona. Guardando lo specchietto retrovisore ha detto: "Dispiace lasciare così". Da incompiuto, sì. A tutt’oggi risulta l’unico acquisto dei Reds. Dovrà convincere il nuovo allenatore, Arne Slot. Sulla fascia, o comunque in attacco, troverà molta concorrenza: il totem Momo Salah, il talentuosissimo colombiano Luis Diaz, l’olandese Cody Gakpo e il portoghese Diogo Jota. Una batteria di consolidatissimi attaccanti di caratura internazionale. Quella che – se si fa eccezione per 4-5 partite di livello in azzurro – il nostro Chiesa non ha. Esilissima la traccia che ha lasciato in Champions League, non si ricordano highlights particolarmente memorabili. In chiave azzurra il passaggio al Liverpool può rivelarsi un discreto piedistallo. Occhio, però: Chiesa attualmente è fuori dalle convocazioni di Luciano Spalletti, le prime post-disastro Europeo. Strada in salita anche qui per Fede, con tutta la fede di cui dispone.

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