il foglio sportivo
Simone Barlaam: il fenomeno rinato in piscina
"Ho cominciato a nuotare per fare riabilitazione. Ma poi è nato l'amore per l’acqua". Intervista al "il più forte nuotatore paralimpico del mondo", che ha appena diciassette anni, due ori, un argento e un bronzo
Lo scorso 23 agosto la Bbc ha stilato una lista di otto atleti e atlete da seguire a Parigi 2024. Il primo nome è il suo: Simone Barlaam. Se lo cercassimo sul dizionario probabilmente la definizione sarebbe “il più forte nuotatore paralimpico del mondo”. O “uno dei più forti, mettiamola così”, come direbbe invece lui. I numeri però assomigliano di più alla prima opzione. A partire dall’esordio internazionale. Città del Messico. Mondiali del 2017. Un ragazzo italiano, appena diciassettenne, conquista due ori, un argento e un bronzo. È medaglia in ognuna delle gare disputate. E se parliamo di numeri allora sono 19 le medaglie d’oro ai campionati mondiali. Che si sommano all’oro e record paralimpico ai Giochi di Tokyo 2020, la sua prima Paralimpiade. Ora c’è Parigi. La lista è già in aggiornamento.
Simone Barlaam nasce a Cassinetta di Lugagnano, alle porte di Milano, il 12 luglio 2000. A tre giorni di vita la prima operazione chirurgica. A cui ne seguirono molte altre. Nato con una coxa vara e una ipoplasia congenita al femore destro, durante i primi anni di vita ha affrontato 12 operazioni. Gran parte di queste proprio nella città che è pronto a conquistare tra record e medaglie. “L’ospedale pediatrico Saint-Vincent-de-Paul è diventato un po’ casa durante la mia infanzia. Quasi tutti i primi interventi alla gamba li ho fatti in Francia, è un paese in cui sono cresciuto”. Ed è proprio in questa circostanza che scatta la scintilla e l’amore per l’acqua. “La situazione clinica mi ha portato a fare riabilitazione in piscina per evitare fratture. Così come l’attività fisica. E da questa ‘forzatura iniziale’ è nato un vero e proprio amore”. È una Parigi che ritorna quindi nella vita di Simone. “Una città a cui sono grato e che mi ha regalato veramente tanto quando ero piccolo”. L’infanzia è stata superata da un po’. E il “piccolo” Simone si è ormai trasformato in uno dei più grandi.
Parigi 2024 sarà la sua seconda Paralimpiade. Ci arriva in modo totalmente diverso rispetto all’edizione giapponese. “A Tokyo la prestazione era diventata quasi un’ossessione, in modo negativo. Il Covid poi ha amplificato tutto, non vedevo nessuno per paura di un possibile contagio e stavo attento a ogni singola cosa. Facendo questo mi stavo dimenticando di una cosa fondamentale. Ero lì perché stavo andando a realizzare il sogno della mia vita, e non me ne accorgevo neanche”. Se da una parte prevale ancora la voglia di fare e di migliorarsi, dall’altra c’è la carica e l’emozione di chi vuole “vivere ogni singolo secondo e momento della Paralimpiade, anche fuori dalla vasca”. Anche perché saranno i primi Giochi da vivere a tutto tondo per Simone, dopo una Tokyo blindata e chiusa al pubblico. “È bello sentire gli spalti. Ci sono famiglia e amici, sono felicissimo. A prescindere da ciò che verrà sono grato di essere qui e di esserci arrivato con questa mentalità”. Il focus è su quello che è già stato fatto. E soprattutto su quello che verrà. “Ciò che mi motiva sono le cose che voglio ancora realizzare e le sensazioni che voglio provare in gara. Così come la mia fonte d’ispirazione sono le motivazioni che cerco di trovare dentro di me e che mi spingono a dare il massimo”.
Che poi è lo stesso spirito di quella che si può definire la più forte squadra di nuoto paralimpico. Come in Giappone, anche in Francia a farla da padrona in termini numerici sono loro: 16 atleti e 12 atlete. Numeri che si riflettono anche nei podi. Ci penseranno loro a mantenere e superare le 39 medaglie conquistate a Tokyo (11 ori, 16 argenti, 12 bronzi). “Siamo tutti abbastanza sicuri dei nostri mezzi. Sappiamo che possiamo fare grandi cose e siamo carichi e vogliosi di fare bene a Parigi. Ognuno tira fuori il meglio dell’altro sia con gli incitamenti che con i risultati”. È uno di quei gruppi che riesce a far brillare il singolo. Che accende e scatena le individualità. Ma che insieme dà molto di più. “Condividiamo tanto, anche la fatica o i momenti no. Siamo un gruppo molto coeso, e questo mi fa ricordare quanto alla fine il nuoto sia veramente uno sport di squadra”.
In pochissimo tempo è diventato un punto di riferimento e un’icona dello sport paralimpico. E non solo. Sono tanti i bambini e le bambine che si ispirano a lui. “Ci provo a essere all’altezza, è un orgoglio ma anche una responsabilità grande. Sicuramente voglio trasmettere i valori positivi che lo sport mi ha donato dal giorno zero. E che mi hanno aiutato e fatto star bene”. Con il sorriso. Quello che sembra essere un po’ il suo tratto distintivo, che lo caratterizza. È arrivato così a Parigi. Con la consapevolezza che si può fare tanto, e ce lo sta già dimostrando in vasca con le prime medaglie, ma soprattutto con la gioia, l’entusiasmo e la carica di un ragazzo di 24 anni che quel sogno lo sta finalmente vivendo a pieno.