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Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA

Carlo Ancelotti, lezioni di jazz

Alessandro Bonan

Non è difficile applicare i concetti appartenenti a questo genere musicale, caos e unione, al gioco di una qualsiasi squadra allenata da Carletto. Gli assoli di Miles Davies come i guizzi di Vinicius

Credo di averlo già scritto, ma nel caso lo ripeto. Una squadra è come una banda jazz dove ognuno suona per sé con davanti un dio per tutti. Il dio è il groove, il ritmo di riferimento, il motivo per cui una band è lì, sul palco (o in strada) a suonare. Scrive Frank J. Barrett, esperto di economia e pianista jazz: “I gruppi jazz sono sistemi caordici, basati cioè da caos e unione”. La combinazione apparentemente impossibile di questi due elementi sfocia nel suono della band. Non è difficile applicare questi concetti appartenenti a un genere musicale, il jazz appunto, al gioco di una qualsiasi squadra allenata da Carlo Ancelotti. Mi sono letteralmente illuminato quando ho sentito l’attuale allenatore del Real Madrid sostenere, alzando il sopracciglio, di non possedere uno stile di gioco definito, ma di affidarsi alle caratteristiche dei giocatori, aggiungendo due elementi fondamentali, “quando mi difendo devo essere soprattutto concentrato, quando attacco devo essere essenzialmente creativo”.

 

Caos e unione. Il caos scatena la creatività, la concentrazione favorisce l’unione. Spesso Vinicius gioca dove non ti aspetti, in una posizione intermedia oppure largo. Improvvisamente lo scopri al centro dell’attacco, o addirittura fuori dalla propria area di rigore per ripartire in contropiede. Nessuno sa che cosa sia Vinicius, ma tutti sanno quanto possa rendersi pericoloso in qualsiasi momento della partita, anche quando il sangue scorre nelle vene dei suoi compagni, costretti a rincorrere un risultato difficile. Il Real palleggia poco e verticalizza tanto, sfruttando la velocità dei suo giocatori, Vinicius in testa.

Il gioco degli spagnoli potremmo riassumerlo così, in pochissime parole, per quanto è semplice. In Serie A, in queste due giornate, solo la Juventus ha dimostrato di avere le idee chiare, mentre le altre sono apparse parecchio in difficoltà. In generale tutte cercano il dialogo partendo dalla propria area di rigore, con risultati a volte quasi grotteschi. “Se hai difensori con poca qualità, e in più ti coprono gli spazi, tutto questo non ha senso”, sostiene Ancelotti, il quale, guardando alcune statistiche, si sorprende di verificare come a toccare il pallone siano più quelli che stanno dietro invece di quelli che giocano davanti. Siamo nel pieno centro di un clamoroso fraintendimento: pensare che un calciatore senza sguardo possa vedere l’orizzonte e uno senza parole dialogare con il prossimo. A ciascuno il suo, cercando il caos senza trovare la confusione, sospesi tra il certo e l’imprevedibile. Come un assolo di Miles Davis, un guizzo di Vinicius e un sopracciglio alzato del mitico Carletto.

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