Il Foglio sportivo - That win the best
La nuova Champions sembra figlia di qualche ubriacone
Ma come si fa a credere che moltiplicando le partite possa aumentare anche lo spettacolo in campo?
Devo fare i complimenti alla Uefa, perché neppure dopo venti pinte di birra e quattro bottiglie di brandy sarei riuscito a pensare una formula più sbronza di quella della nuova Champions League. Il girone unico, le otto partite divise per fasce senza andata e ritorno, gli incroci sbilanciati, la classifica fatta da squadre che non giocano partite contro le stesse avversarie, ma devono poi contare la differenza reti lo stesso sembrano il parto di un incubo sognato in contemporanea da Aleksander Ceferin, Andrea Agnelli, un drogato di videogiochi sul calcio e un bambino che ha portato lui il pallone al campetto e quindi decide le regole del torneo come gli pare.
Da vecchio stronzo nostalgico quale sono non vedo come sia possibile dare per scontata l’equazione più partite = più calcio = più show, quello che osservo da qualche anno semmai è l’orrendo abbassamento del livello medio di partite e campionati che va di pari passo con l’aumento del numero di match giocati. Ho l’impressione che l’Uefa si stia comportando come quegli adolescenti convinti che allenare più volte al giorno l’avambraccio li renda più sexy, mentre invece al massimo aumentano le occhiaie. Meno male che la Premier League resiste. Ma fino a quando? Ho l’impressione che l’ansia di dovere “aggiornare” in calcio a tutti i costi, con l’illusione di renderlo più appetibile, finirà per distruggerlo. Leggo che la Figc ha proposto una serie di innovazioni da sperimentare quest’anno: tempo effettivo di gioco, sistema elettronico di comunicazione tra allenatore e capitano, Var a chiamata e la possibilità per l’arbitro di motivare in campo le decisioni assunte con l’ausilio della tecnologia. Spero di essere già morto di cirrosi epatica quando tutto questo succederà.
Domani si gioca Manchester United-Liverpool, e se fossi un giornalista di Rai Sport parlerei di sfida tra nobili decadute, con i Red Devils ormai da anni nella parte degli sfigati che non riescono ad azzeccarne una neppure per caso, e con la cessione di un giocatore simbolo come Scott McTominay al Napoli Ten Hag conferma che la vittoria in FA Cup della scorsa stagione contro il City è stata fondamentalmente questione di culo, e di sue capacità nel gestire e mettere in campo la squadra. Per fortuna ieri è finito il calciomercato, diventato ormai una truffa legalizzata per sistemare i bilanci (tranne quello del Chelsea). Ho letto che qualcuno propone di farlo chiudere prima dell’inizio dei campionati, ma è un’idea troppo intelligente perché venga effettivamente applicata.