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Ocio però #3

Juventus, Roma, Napoli e qualche errore di prospettiva

Giovanni Battistuzzi

I bianconeri dopo sei punti e sei gol contro Como e Hellas Verona, non segnano e pareggiano contro i giallorossi. Non erano fenomenali prima, non sono ridimensionati ora, anche perché la Roma non è una rometta da bassifondi. Per Conte servirà un test con un portiere avversario in porta per novanta minuti

Dopo applausi, lodi, inni alla gioia calcistica bella e vincente, la Juventus di Thiago Motta finalmente ha centrato davvero la partita perfetta, almeno per Gianni Brera: zero a zero contro la tanto criticatissima Roma di Daniele De Rossi. Belle triangolazioni senza gol, difese che sbandano e attaccanti che non la mettono dentro, dribbling ed errori. Discorso valido per entrambe le squadre. Con i giallorossi che però si sono fatti preferire. 

La Juventus aveva raccolto sei punti e fatto sei gol contro Como e Hellas Verona. Aveva giocato in modo oltremodo piacevole ma contro due squadre da bassa o medio-bassa classifica, entrambe alla ricerca del miglior modo possibile di stare in campo. La Roma ha ridimensionato un po’ i facili entusiasmi agostani.

Ocio però a non pensare che i bianconeri siano un abbaglio estivo o soltanto una schiacciasassi per provinciali. Tutt’altro. La squadra è buona, molto buona, completa in ogni reparto e con diverse individualità di primissimo piano, almeno in Italia (che se allarghiamo i confini all’Europa la situazione sarebbe un po’ diversa). Sarà dura battere i bianconeri quest'anno.

        


Questa è Ocio però, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sul campionato di calcio italiano, un piccolo breviario per evitare di prendere troppo sul serio la giornata di Serie A appena giocata.


       

E ocio però a credere che la Roma sia una Rometta da bassifondi. De Rossi la sta riequilibrando, sta spostando pedine per ottenere equivalenza tra attacco e difesa. Due punti in tre partite sono più niente che poco, ma tant’è. Poteva andare peggio, poteva piovere o esserci il clima da caduta dell’Impero post addio di Dybala. Nessuno si è bagnato e l'argentino c'è ancora.

Lodi e applausi da Torino si sono spostati a Napoli. Perché, è risaputo, qualcuno va applaudito in modo roboante.

Questo fine settimana è toccato in sorte alla squadra allenata da Antonio Conte che ha centrato la seconda vittoria consecutiva, ha avuto in dote l'agognatissimo Romelu Lukaku (oltre a Scott McTominay e Billy Gilmour) e ha ribaltato il Parma nel recupero. Tutto bene, tutto benissimo per la Serie A. 

Ocio però che la rimonta è arrivata con il Parma in dieci e senza portiere perché Zion Suzuki è stato espulso dopo un’uscita con annessa mossa di karate. In porta era così andato Enrico Delprato. Che di solito fa il difensore e il capitano che parte dalla panchina: strana cosa questi capitani panchinari, che è un po' dire teniamo davvero a te anche se sei scarso. E soprattutto che sino alla superiorità numerica il Parma ha dimostrato al Napoli che la vittoria contro il Milan non era solo frutto del momento caotico che vivono i rossoneri, ma che c’è tanta solidità nello stare in campo agli ordini di Fabio Pecchia

Quella che esprimono Torino e Udinese. Almeno fino a prova contraria. Che arriverà. Perché se è vero che le due formazioni, i granata e i bianconeri, sono di buon livello, qualche dubbio lo si può avere su chi prima o poi dovrà subentrare ai titolari. È però questione che i due allenatori avranno modo di scoprire nelle prossime settimane. Che la prossima è tempo di Nations League. Perché è vero c’è pure la Nations League, anche se nessuno ha capito bene il perché e come funziona. 

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