Gli scacchi presi con filosofia
La determinazione che serve qualche volta può fare paura
Alireza Firouzja vince la Sinquefield Cup e il Grand Chess Tour, ma sa che per restare campioni serve dedizione
Ecco la sintesi: Alireza Firouzja vince (per la seconda volta, la prima nel 2022) Sinquefield Cup e Grand Chess Tour; Fabiano Caruana gli arriva a un’incollatura, nonostante la sconfitta nel confronto diretto al primo turno (ne abbiamo parlato lunedì scorso); Maxime Vachier-Lagrave arriva terzo, e interrompe una striscia di trenta partite (!) finite tutte in parità grazie alla vittoria all’ultimo turno sul campione del mondo, Ding Liren. Il quale Ding Liren è apparso ancora spento, lontano dalla forma migliore: nel rating ELO è ora al quindicesimo posto: non so quante volte un campione in carica si sia trovato così in basso. Ma in basso, nella seconda metà della classifica, è finito anche Ian Nepomniatchi, l’ultimo sfidante al titolo, e non ha brillato neppure il nuovo sfidante, il giovanissimo indiano Gukesh D, che a novembre contenderà la corona mondiale al cinese. Si mescolano le generazioni: quella dei nati intorno agli anni 90 è ancora sulla breccia, mentre le nuove leve avanzano, ma non fanno ancora piazza pulita. Di qui alla fine dell’anno si disputeranno le Olimpiadi, il match mondiale, i campionati del mondo rapid e blitz, e forse si diraderà un po’ di incertezza. Quel che rimane però certo è che a scacchi non ti ci puoi dedicare solo nel tempo libero.
È sempre stato così, ma il calendario è sempre più fitto, la preparazione casalinga sempre più impegnativa, le doti di resistenza diventano sempre più fondamentali. Lo ha detto lo stesso Firouzja nell’intervista rilasciata al termine del torneo: guardate Caruana, ha detto, un altro come lui non c’è, quanto a dedizione per il gioco. Lo deve amare davvero tanto, se riesce a spendere tutto questo tempo, tutta questa energia per rimanere dopo tanti anni ancora tra i più forti al mondo (e poteva forse aggiungere: nonostante la delusione di non aver realizzato il sogno di diventare campione del mondo). Nel tessere l’elogio Firouzja pensava palesemente anche a sé stesso, e lasciava trasparire il dubbio che, lui, tutta questa determinazione non sa se l’avrà così a lungo come l’italoamericano. Vive a Parigi, Firouzja, vuole buttarsi nel mondo del fashion design, ha solo 22 anni ma pensa già a strade diverse dagli scacchi. Credo ci sia anche questo dietro il suo commento su X: “Sometimes I scare myself”. A volte mi faccio paura. Compiacimento e terrore. Ho espresso una forza impressionante, ed è successo davvero, ma potrà ancora succedere?
Che un uomo possa far paura a sé stesso, quando si esprime al massimo delle sue possibilità, quando realizza in pieno ciò a cui voterebbe la sua intera esistenza, è anche una verità del mito e della tragedia antica. In cui si nasconde un pericolo: la hybris, l’illimitata superbia. È, certo, il destino dell’eroe, ma spesso – ricordiamolo – è un destino di sventura.
La partita: FIROUZJA-NARODITSKY, Live Chess, Blitz 2020
Il Bianco muove e forza il matto
Il Foglio sportivo - In corpore sano