Rigivan Ganeshamoorthy (foto Ansa)

Parigi 2024

Rigivan Ganeshamoorthy, molto più di un oro alle Paralimpiadi

Giovanni Battistuzzi

Il lanciatore italiano ha vinto la prova di lancio del disco (categoria F52) battendo tre volte (e di oltre tre metri) il record del mondo. Poi ha ridato sintesi e ironia alle interviste post gara

Dicono che una madaglia d'oro alle Paralimpiadi o alle Olimpiadi sia capace di mettere in secondo piano qualsiasi altra cosa. Eppure a volte non è così. Sono casi rari, anzi più che rari eccezionali. Tipo quanto accaduto domenica allo Stade de France. Tipo quello che in pochi minuti ha combinato lanciando il disco Rigivan Ganeshamoorthy. L'atleta italiano nei sei tiri di finale del lancio del disco ha migliorato tre volte il record del mondo paralimpico nella categoria F52 (quella riservata agli atleti in sedia rotelle con capacità di movimento molto ridotte del tronco, delle gambe e delle mani e in misura minore delle braccia).

E sì che Rigivan Ganeshamoorthy è da pochissimo che lancia il disco. Dopo l'incidente che lo costrinse su di una carrozzina nel 2019 aveva iniziato a giocare a basket durante la riabilitazione. Poi si era concesso una passione schermidora prima di trovarsi parecchio a suo agio nei lanci. In poco tempo ha capito di poter fare bene e ha insistito. E così è arrivato all'anno olimpico realizzando il record del mondo nel lancio del giavellotto (20,99 metri) e sfiorando quello del lancio del peso (quest'anno non disciplina olimpica): 11,74, a un centimetro appena dalla migliore prestazione di ogni tempo. C'è tempo per migliorare.

Poi il giorno indimentacabile.

Tre record del mondo in qualche minuto. Prima ha lanciato a 25,48 metri, poi a 25,80 e infine a 27,06. Era da sette anni che nessuno riusciva a fare meglio del 23,80 lanciato dal brasiliano Andre Rocha. L'italiano lo ha battuto di oltre tre metri. E migliorare tre volte e di tre metri un record del mondo è qualcosa che riesce a superare nei ricordi pure una medaglia d'oro ai Giochi paralimpici.

Questo lo hanno notato tutti, chiunque e di qualunque nazionalità fosse a Parigi, pardon Saint-Denis, domenica e chiunque era su un divano a vedersi la finale in tv o chissà dove davanti a uno smartphone.

Chi era sintonizzato sulla Rai, ha visto anche il resto, ossia l'intervista post gara di Rigivan Ganeshamoorthy e quella intervista nella quale Elisabetta Caporale insisteva con domande che non riscontravano l'interesse dell'atleta. Una scena backettiana, risolta con silenzi, mezze risposte e incredibile ironia dall'atleta.

   

          

L'intervista che molti di noi avrebbero voluto sentire anche alle Olimpiadi, ma che nessuno è riuscito a imbastire, tra celebrazione troppo enfatiche di vincenti e acide bacchettate a chi aveva avuto la colpa di non conquistare una medaglia. Rigivan Ganeshamoorthy ha ribaltato tutto questo. Non ha fatto né il divo né l'antidivo, si è limitato alla sintesi estrema, quella che sembra essere scomparsa nello sport.

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