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L'estate di Osimhen è stata una commedia degli equivoci

Furio Zara

L'attaccante ha lasciato il Napoli per andare a giocare in Turchia, nel Galatasaray, dopo mesi nei quali poteva, doveva, andare ovunque. Era rimasto sotto il Vesuvio come un pacco non spedito

L’inizio della fine di questa commedia degli equivoci scivolata da tempo nella farsa con velleità da musicarello 2.0 e sfumature da buddy movie dove alla fine i due amiconi rotolano nel fango, comincia con un “Fatto!” che Aurelio De Laurentiis consegna ai social-posteri a due giorni dallo scorso Natale, quindi svariate vite fa: dopo un tira-molla durato mesi Victor Osimhen ha appena firmato il rinnovo del contratto, si è visto triplicare lo stipendio fino ad accarezzare gli 11 milioni netti a stagione e ha accettato una clausola rescissoria che si aggira sui 130 milioni di euro. “Fatto!”, come no. L’accordo tra le parti era questo: a giugno, tanti saluti e ognuno per la sua strada. Nel calcio funziona così: il rinnovo è un apostrofo rosa tra le parole “dove devo firmare?” e “ciaone”.

Avanti popolo: da lì in poi è baraonda.

Passano pochi giorni e l’agente di Kvaratskhelia in un’intervista dice che “Osimhem in estate andrà a giocare in Arabia”. La replica di Osimhen arriva attraverso una Instagram Story: “Sei un idiota, non parlare di me!”. C’è nervosismo, in giro. Nel mentre ADL ridisegna la geografia e con azzardata sicumera assicura che “Osimhen andrà al Real Madrid, al Paris Saint Germain o in Premier League: è inutile nasconderlo, lo sappiamo tutti”. Alt, ci siamo persi qualcosa. In queste ore circola la foto di Osimhen con la maglia del Galatasaray, evidentemente qualcosa dev'essere andato storto. E’ cronaca: è finita che il centravanti giocherà in Turchia, almeno un po’, il tempo di ripensarci tra qualche mese. Ci va in prestito, senza diritto di riscatto. Si è accordato per uno stipendio di 6 milioni netti di euro. Più passano le ore e più nelle foto il sorriso di Victor va scomparendo: di milioni se ne aspettava 11, quelli che gli garantiva il Napoli. E così il trasferimento last-minute ha chiuso una telenovela penosa e l’eco delle sue gesta - per i tifosi del Napoli - risuona con sempre meno forza in una lontananza che non appartiene più a nessuno.

Gli almanacchi mettono a referto 26 gol in 32 partite nella stagione dello scudetto, quando - davvero - Victor Osimhen era il re della città. Poi ha perso la corona e la voglia di giocare, non necessariamente in quest’ordine. La gloria, la polvere: questa è la parabola.

Numeri: 4 stagioni (2020-2024), 133 partite e 76 gol complessivi. Arriva l’estate, l’estate arriva sempre. Osimhen ha il trolley chiuso, Conte però non sa cosa farsene, di lui: il nuovo allenatore ha in mente solo Lukaku. Rulla il calciomercato. Il Chelsea punta tutto su Osimhen. Affare fatto, anzi no. Fermi tutti, c’è il Paris Saint-Germain. Affare fatto, anzi no. A margine: il Real Madrid chiamato in causa in tempi sospetti da ADL manco si fa vedere. Osimhen, come nella canzone di Jannacci, “è fisso che scruta nella notte / Ha visto nulla, ma in compens l'ha sentii nient”. Ultima pista, l’Al-Ahli. L’offerta: 65 milioni al Napoli, 30 milioni a stagione per lui per 4 anni. Intanto il suo agente, Calenda, si lancia in argomentazioni alla Oronzo Canà: “Osimhen è un giocatore del Napoli, con un contratto rinnovato recentemente con reciproca soddisfazione. Non è un pacco da spedire lontano per fare spazio a nuovi profeti”. La reciproca soddisfazione, il pacco, i profeti. Colpo di scena: Arabia (non) esaudita. ADL alza il prezzo, pretende 80 milioni, si sente fino a Forcella il “Pfff” degli arabi che prendono la deviazione e comprano – per la metà dei soldi – Toney dal Brentford.

A mercato chiuso Osimhen finisce fuori rosa, ma è un attimo, il tempo di finire in prestito al Galatasaray. Ci guadagnano tutti, i protagonisti di questa mini-serie. “Fatto!”.