L'ipotesi

Una norma per prorogare Malagò al Coni fino a Milano-Cortina

Gianluca De Rosa

Il governo valuta di inserire un codicillo nel Milleproroghe per allungare il mandato fino ai giochi invernali, senza però cambiare la legge che impedisce al presidente di candidarsi per un quarto giro. Su questo il ministro Abodi è inamovibile

L’ipotesi comincia a circolare con una certa insistenza: il governo potrebbe prorogare per un anno il mandato di Giovanni Malagò al Coni, lasciandolo alla guida del comitato olimpico, fino allo termine delle olimpiadi invernali del 2026. L’anno in più  potrebbe essere inserito all’interno del prossimo decreto Milleproroghe che sarà varato dal Consiglio dei ministri nei prossimi mesi. Con un effetto inatteso e dirompente. Soprattutto se si pensa al botta e risposta che a metà agosto hanno diviso il presidente del Coni dal ministro dello Sport Andrea Abodi. “Il ciclo di Malagò è al termine, dalle poltrone ci si deve anche alzare”, aveva detto il ministro. Irritando, e non poco, quell’altro: “Il ministro è  stato fuori luogo. L’eventuale decisione di non cambiare  la legge va contro il consenso del mondo dello sport. La politica si prende la responsabilità di tenere questa norma solo nei confronti del Coni”.

 

Il riferimento è alla legge che attualmente impedisce al presidente, giunto al suo terzo mandato, di candidarsi per un quarto giro di giostra a piazza de Bosis. Il mandato di Malagò è tecnicamente scaduto con la fine delle Olimpiadi. E’ ancora presidente in attesa che, non prima di maggio, possa per eleggere il suo successore. Con la chiusura dei giochi di Parigi si è chiuso infatti il quadriennio olimpico che scandisce la durata del mandato dei vertici di tutte le federazioni sportive che stanno procedendo proprio in queste settimane con le elezioni dei nuovi presidenti e rappresentanti territoriali e nazionali. Sono loro i grandi elettori dei vertici Coni e dunque per l'elezione del successore di Malagò è necessario  aspettare loro.

 

E' sulla differenza con le regole che riguardano le federazione che s’innesta la polemica di Malagò. Con una legge (e dopo una sentenza della Corte costituzionale) lo scorso anno è stato superato il precedente divieto introdotto nel 2018 dall’allora ministro dello Sport Luca Lotti che vietava la rielezioni per oltre tre mandati ai vertici delle singole federazioni (basta superare il 65 per cento dei voti). In questo modo, solo per fare i due esempi più noti, ecco che Paolo Barelli è stato rieletto per la settima volta alla guida della Federazione italiana nuoto o Angelo Binaghi è stato confermato alla guida della Federtennis che guida dal 2001. La stessa cancellazione al vincolo di mandati però non è stata introdotta per il Coni che, a differenze delle singole federazioni, nonostante una grande capacità di autofinanziamento, è un ente di diritto pubblico.  Malagò da settimane sottolinea questa differenza. La proroga sarebbe un parziale risposta da parte del governo. Eppure fino a qualche giorno fa la posizione dell’esecutivo pareva  diversa. Ai suoi collaboratori più stretti il ministro Abodi avrebbe  assicurato di essere pronto persino alle dimissioni pur di impedire un superamento del limite dei mandati. Cos’è successo poi?

Inanzittutto la proroga avrebbe il pregio di mantenere comunque il vincolo. C’è poi il fattore tempo: è rischioso eleggere un nuovo presidente a pochi mesi dai giochi invernali di Milano e Cortina?  La vicinanza delle olimpiadi  spinge a evitare anche eventuali scontri per la successione. Tra i nomi che circolano, quelli di Diego Nepi Molineris,  dg di Sport e Salute, Paolo Barelli, capogruppo di FI e presidente della Fin  e, per paradosso, quello di un’altra “vittima” dei limiti al numero di mandati, il presidente del Veneto Luca Zaia.