pallavolo a stelle e strisce
Com'è il volley femminile all'americana. Intervista a Massimo Barbolini
L'allenatore italiano (che guiderà Houston) ci racconta come sarà e cosa c'è da aspettarsi dalle League One Volleyball: sei franchigie, molte stelle e ben divise: "L’idea è creare un campionato il più equilibrato possibile"
America inside. Dentro ce l’abbiamo un po' tutti. Quella di Massimo Barbolini è nei dischi di Bruce Springsteen (“Ho i primi cinque importati dagli Stati Uniti, tutti originali: un pezzo di valore”), nel cinema, nello sport, nella politica. “La guerra fredda, le partite a scacchi con l’Urss, l’allunaggio. Mi ricordo tutto. La mia generazione guardava laggiù. Ma da turista l’ho vissuta zero”. Il suo sogno a stelle e strisce, il suo personale american dream, prenderà forma a novembre con il lancio di Lovb (League One Volleyball), la nuova lega di volley femminile, un colosso dalle grandi promesse in perfetto stile americano.
Barbolini, 60 anni, allenerà Houston, Texas. Non sarà un’avventura, né un western. “Voglio vivermi tutto, sono molto aperto, voglio portarmi via anche l’esperienza di vita. Per dire: mi trasferirò qualche giorno prima per vedere com’è l’Election Day, per stare a contatto con ogni cosa. E voglio trasmettere le mie conoscenze in fatto di pallavolo, ma non farò niente di diverso da quello che ho sempre fatto nella mia carriera”.
Barbolini non sa stare fermo. Ha vinto tutto: scudetti, coppe, Champions. E l’oro di Parigi, oh yes, conquistato da assistente di Julio Velasco con l’Itavolley femminile, che però non “mi ha dato un senso di appagamento”. Un allenatore, dice, “si nutre di vittorie, perché alla fine puoi essere bravo, ma se non vinci perdi sicurezza. Le vittorie sono un nutrimento”. Quando lo hanno chiamato per andare ad allenare le girls in America Barbolini ha detto sì.
Dietro Lovb c’è un progetto faraonico, finanziato da grandi imprenditori e sportivi. Capire cosa aspettarci da qui, dall’altra parte del mondo, è la vera sfida. “Una alternativa a quelli che sono i mercati mondiali. A me interessa vedere un altro modo di organizzare, diverso dal nostro. E come le cose, se fatte bene, possono arricchirci". Per il lancio di Lovb sono state create 6 franchigie. Oltre a Austin, ci sono Atlanta, Houston, Madison, Omaha e Salt Lake. Rispetto a Nfl o Nba (almeno per questo primo anno) le squadre le ha fatte la lega. “L’idea è creare un campionato il più equilibrato possibile”. E dietro c’è un’idea di show business. Espn trasmetterà le partite, Adidas è lo sponsor tecnico. Ma l’elenco delle affiliazioni è sterminato.
Il richiamo è stato subito eccezionale. Tant’è che le campionesse americane, oro a Tokyo 2020 e seconde a Parigi, hanno fatto le valigie e detto ciao ai loro club in Europa (9 su 12, al momento). L’America, home sweet home. Spiega Barbolini che proprio il senso di appartenenza “può essere stata una delle molle che hanno spinto le atlete a scegliere di rientrare. Molte giocheranno dove sono nate, vicino alle famiglie, o dove hanno studiato. Ogni squadra deve avere due stelle locali”. Tom Hogan, già allenatore e assistant coach delle nazionali e di diverse squadre di college, direttore operativo di Lovb, ha spiegato che “non vogliamo avere 2-3 squadre che dominano, ma 6 squadre che si giocano il campionato alla pari”. Per questo ognuna potrà avere solo 4 straniere, per un totale di 24. Negli Usa esistono già diverse leghe. Una è la Pro Volleyball Federation, che ha terminato la sua stagione inaugurale a maggio. L’altra è l'Athletes Unlimited, una lega che si consuma in cinque settimane e in un’unica sede (il 30 settembre inizia la quarta stagione). Lovb però è diversa, nuova, fresca. Ha dichiarato di aver raccolto quasi 60 milioni di dollari di finanziamenti dalla sua fondazione cinque anni fa, ha acquistato o avviato 54 club junior con 61 sedi in tutto il paese, insieme a un centro di allenamento vicino ad Appleton, Wisconsin. Oltre 14.000 pallavoliste, 3.000 allenatori e 1.300 squadre sono affiliate a Lovb. La lega pro ne è l’evoluzione.
L’attenzione alle atlete, poi, sarà altissimo. “Il rispetto è massimo - dice Barbolini -, per contratto avranno un giorno off a settimana, delle finestre a fine novembre, una settimana di stop per Natale”. Sì, va beh, e quando vi allenate? “Si comincia l’11 novembre, non prima. Anche per rispetto di quella che è la parte umana delle giocatrici. Il fatto di tenerle impegnate per 5 mesi e basta è un altro punto importante. Noi, in Europa, parliamo sempre del fatto che si gioca troppo, ogni stagione conta sessanta, settanta partite di altissimo livello. Gestire il riposo invece è un aspetto importante”. Ma se è vero che il livello di partenza di Lovb è già alto, spiega ancora Barbolini, “è altrettanto vero che bisognerà tenere questo livello o alzarlo nei prossimi anni”. Se funziona, l’obiettivo per il 2028 è portare la lega a 8 squadre. C’è ancora tempo. Intanto sono già stati messi in vendita i biglietti per l’esordio. La stagione regolare inizierà l'8 gennaio con Atlanta che ospita Salt Lake. La scelta di affidarsi a coach esperti, bravi e vincenti come Barbolini (non è l’unico, negli Usa andranno, tra gli altri, anche Marco Bonitta e Paulo Coco) è il segno che gli Usa vogliono fare sul serio. Il grande obiettivo sono ovviamente i Giochi di Los Angeles 2028, quelli in cui l’America vuole vincere tutto.
Barbolini è pronto alla sfida. “Ci vado anche per imparare, ho allenato molto le giocatrici americane e una cosa che mi è sempre piaciuta è la semplicità, la pragmaticità. Ho basato il mio insegnare pallavolo cercando la semplificazione. Penso che mi troverò bene”.