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Il Foglio sportivo- Il ritratto di Bonanza

Tutto il resto è boria

Alessandro Bonan

La gente è ossessionata dall’immagine, ma l'immagine che colpisce è solo quella che rappresenta una persona come realmente è, altrimenti resta solo un vocabolo privo di significato 

Si parla solo di immagine. La gente è ossessionata dall’immagine, gli allenatori di calcio sono preoccupati di apparire sempre nella maniera giusta (quasi sempre sbagliata), perfettini. Le società vivono immerse nell’ansia di possedere una splendida immagine (di splendore morirai, disse quello). E infatti promuovono iniziative talmente false da risultare ridicole, facendo parlare i dirigenti (solitamente gli amministratori delegati) con un linguaggio di plastica che non dice nulla, unicamente teso a conservare una giusta immagine, posizionandosi al centro, in difesa di un ruolo che prescinde dalla sincerità con cui si affrontano le varie problematiche, tanto da non risolverle quasi mai. Io sono del parere che l’immagine di per sé non esista, l’IMMAGINE tutto maiuscolo, è un vocabolo privo di significato. Perché l’immagine che condiziona, che colpisce, che segna la storia di una persona, è ciò che la persona stessa è.

L’immagine è solo l’espressione del suo pensiero, della sua educazione, della sua cultura, del suo vero modo di essere. E più una persona rimane coerente nella sua vita, più la sua immagine cresce, fino a fare di quella persona un gigante. Sinner è un gigante non solo perché vince, ma perché dedica la sua vittoria a una zia lontana, come fosse un bambino. E proprio come un bambino non si preoccupa di parlare con un linguaggio semplice e diretto, pur sapendo perfettamente che ad ascoltarti non ci sono solo i tuoi parenti o gli amichetti della scuola ma tutto il mondo. È lì la purezza, è lì l’immagine, è in questo contrasto bambino-mondo che si esalta la veridicità del nostro campione.

Mi è piaciuto quello che ha detto di lui Oliviero Toscani: “Si vede dallo sguardo che è un ragazzo profondo. Devi fermare quell’attimo negli occhi, esprime onestà”. Già, ma bisogna saper vedere negli occhi degli altri, perché quegli occhi esprimono tutto. Nello sguardo severo e vagamente romantico, nostalgico di Zvonimir Boban (bentornato tra noi), io ho sempre visto la sua forza, la sua voglia di essere alternativo al pensiero dominante. In certi casi anche la vanità di chi sa di possedere un carisma diverso dagli altri.

Ma la sua vanità (vera o presunta da me) non contrasta con l’autenticità della persona, anzi forse la esalta, in quanto pone il personaggio sotto una grande luce, quella dell’invidia, nella quale è difficile difendere le proprie ombre. Per questo Boban può dire tutto senza preoccuparsi di inficiare la sua apparenza. È la sua storia a parlare prima di lui, sono le sue parole pregresse, le sue scelte, la sua infinita coerenza. È questa l’immagine di un uomo, fatta di passato con piccole e grandi gioie, di dolori mai nascosti, di occhi umidi non celati davanti alla folla, di sincerità. Tutto il resto è boria, parafrasando il poeta.  

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