Troppe partite o troppi soldi?

O la Champions o la bella vita

Calciatori e pubblico pagante

Maurizio Crippa

"Non si uccidono così anche i cavalli?" era un film sul cinismo dello spettacolo. Ma oggi giocatori come De Bruyne e allenatori come Ancelotti si lamentano delle troppe partite a cui si è costretti per mantenere il business. Troppi infortuni. Giusto, ma se volete giocare meno, tagliatevi gli ingaggi no?

Fans just want to have fun, come tanti Cindy Lauper della curva vogliamo soltanto divertirci con la nuova Champions extralarge e il resto, con quello che paghiamo. Ma che nessuno si faccia male, certo che no. Anzi questa cosa che Dimarco s’è azzoppato per troppo sciagurato correre sulla fascia ci manda ai matti. Vale per tutti i campioni del circo pallonaro. Dunque hanno ragione, l’ultimo è stato Kevin De Bruyne, fuoriclasse del City: “Gioco senza sosta praticamente da due anni, ho bisogno di riposo fisicamente e mentalmente ma nessuno ci ascolta. Il problema è che a Uefa e Fifa non importa nulla, è il denaro che parla”.

Prima era stato Bernardo Silva: troppe partite provocano inevitabilmente infortuni. Ma anche, porello: “Trascorro pochissimo tempo con la mia famiglia e i miei amici”. Da Modricć a Haaland, da Kroos (che però si è elegantemente ritirato) e persino Donnarumma piangono le stesse lacrime. Noi fan non siamo cinici come l’impresario di Non si uccidono così anche i cavalli?, in cui a morire di fatica, pur di vincere una gara di ballo tra disperati, erano i ballerini. Ma il cinico impresario diceva una cosa su cui riflettere: questa non è una gara, è uno spettacolo. Lo spettacolo di un calciatore che si infortuna non esiste per nessuno. Ma siccome non è più il tempo della Grande depressione in cui per un pasto caldo si era disposti a morire in pista, qualche domandina se la dovrebbero fare anche loro.

De Bruyne è una star che guadagna oltre 13 milioni netti all’anno, Haaland soltanto 12 e via fatturando, non sono nemmeno i più ricchi. Legittimi sono anche la lamentela e i paragoni con i tempi antichi di Maradona, che in carriera ha giocato un terzo delle partite di Messi, o Jude Bellingham che a soli 21 anni ha già fatto cinque volte più partite di Beckham alla stessa età. Ma se volete guadagnare tutti quei soldi, ormai fuori da ogni logica reale, da qualche parte vi dovranno pur arrivare. E non bastano i club, e non bastano gli sponsor, a pagare lo show è il famoso pubblico. E per mettere insieme quel grisbì bisogna staccarne di biglietti e pomparne di diritti tivù. Altrimenti si possono dimezzare gli stipendi.

Si è aggiunto ora anche Ancelotti, il Saggio: “Se chi comanda non inizia a pensare che i giocatori si fanno male perché si gioca troppo…”. Anche Klopp prima di lui si era lamentato per lo stesso stress fisico, ma lui col calcio ha chiuso. Se invece Don Carlo vuole allenare un miliardo e rotti di rosa e avere uno stadio che vale altrettanto, dovrà pur farsi una ragione della provenienza di quei denari (leciti). E se vuoi guadagnare 15 milioni, metti in conto tre partite alla settimana e che ti puoi fare male: non è colpa dei cinici impresari della Uefa. Noi fan ci divertiremmo anche con la vecchia partita alla domenica pomeriggio, fateci sapere: noi rinunciamo a un po’ di svago, e voi a un mucchio di nostri soldi. Non si uccidono così anche i centromediani?
 

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"