Il Foglio sportivo - Il ritratto di Bonanza
Il mito del super Ibra
L'ex giocatore è diventato dirigente del Milan, ma il suo comportamento rischia di compromettere l'immagine e forse anche i risultati del club
Adesso che sappiamo chi comanda, e dove si distingua il bene dal male, possiamo anche andare in pace. Come il profeta Zarathustra, anche il suo nome comincia per zeta, anche se poi si fa chiamare Ibra, come un attacco di magia. Quando arriva lui i gatti scappano, e non c’è trippa per nessuno visto che si mangia qualsiasi cosa con una dentatura enorme. È intelligente, ha carisma, troppo carisma il nostro Ibra (nella foto LaPresse), e schiaccia la lingua su perifrasi molto dirette. Equivalenti a quelle del marchese del Grillo, “io sono io e voi…”. A qualcuno viene la tentazione di fare come il colonnello Totò di fronte al corrispettivo tedesco che sosteneva di avere carta bianca, ma questo qualcuno non si farà mai avanti visto il timore che Zlatan incute su chiunque (tranne Boban, Zorro non per caso).
Ibrahimovic ha chiarito in diretta il suo potere assoluto nel Milan e credo che questo sia un fatto importante, in quanto sgrava non di poco la società e l’allenatore, sua diretta emanazione, da eventuali scelte sbagliate. Ora non ci resta che osservare quanto di buono o meno buono Ibrahimovic abbia fatto per il Milan. Dopodiché chi vorrà trarrà le sue conseguenze. In assoluto penso che Ibrahimovic sia una persona con delle qualità importanti, su tutte la chiarezza e la personalità. Per anni abbiamo detto che i risultati del Milan dipendevano dalla sua presenza, in campo o fuori dal campo, quindi è normale parlare di un soggetto speciale. Detto questo vi avverto che entriamo nel gusto personale, quindi molto sindacabile. Non mi piacciono gli arroganti e Zlatan si pone nelle condizioni di essere giudicato tale. Non mi piacciono gli spiritosi che fanno battute sessiste, e Zlatan continua a farle da diverso tempo, anni fa invitando una nostra giornalista a stare tra i fornelli, recentemente ironizzando sugli omosessuali insieme a un amicone vestito di una maglia rossonera (e questo sì che abbassa il livello, giusto per usare le sue parole).
Il fatto che si autoproclami un capo invece non mi dispiace, facendomi tuffare nei libri passati. C’era un filosofo tedesco parecchio malinteso che sosteneva il mito dell’uomo oltre, capace di vivere la tragedia della vita, consapevole di possedere forze oscure superiori. Quest’uomo super disprezzava la folla, intento a dominarla, affermandosi come guida verso il futuro. Per sostenere tale teoria il filosofo si affidò a Zarathustra, profeta del bene, della giustizia e della verità. Qualcuno coi baffetti strumentalizzò il pensiero del filosofo suo connazionale per invadere prima la Polonia e poi tutto il resto. Ai tifosi del Milan basterebbe occupare con maggiore costrutto la metà campo avversaria, magari quella dell’Inter per vincere il derby. Allora sì che sarebbe giusto parlare non di un semplice capo ma esattamente di un mito.