Il Foglio sportivo
La prima palla a due senza Gigi Datome
L'ex cestista ha festeggiato il suo primo anno senza pallacanestro giocata: "Per fortuna il pallone non mi è mancato", racconta. Uno sguardo sul campionato e sui suoi prossimi progetti: "Milano e Bologna superiori, ma le altre si avvicinano". Colloquio
Il 9 settembre Gigi Datome ha festeggiato il suo primo anno senza pallacanestro giocata. Festeggiato è una parola grossa, perché Gigi è un tipo abituato a guardare sempre davanti, il passato, se mai, lo va a cercare in qualche libro. Da un anno non tocca più quel pallone che è stato la sua vita e, per la prima volta dopo più di vent’anni, la stagione del basket comincia senza vederlo protagonista. Dopo esser stato dirigente dell’Olimpia, ha infatti deciso di dedicarsi solo all’Azzurro. Dopo 323 presenze con quella maglia, è diventato capo delegazione e coordinatore del settore squadre nazionali maschili. Un ruolo che lo ha riportato a Roma dove si è trasferito con le donne della sua vita. Una nuova vita in attesa dell’ultimo grande salto verso la poltronissima su cui è ancora seduto (e con tutta l’intenzione di restarci per un altro mandato) Gianni Petrucci. “Per fortuna il pallone non mi è mancato, anche perché è stato un anno pieno, molto intenso. Mi fa strano pensare che sia passato solo un anno dalla mia ultima partita. Quando mi capita di vedere qualche video o qualche foto, mi sembra davvero un’altra era. Ma quando ho chiuso dei capitoli della mia vita sono sempre riuscito a farlo nel momento giusto. Sapevo che era la cosa giusta e ora sono contento che non mi sia mancato. C’è un tempo per tutto. Mi sono divertito, ho fatto quello che dovevo fare e adesso sono curioso del dopo…”.
Gigi ha cominciato piano, con un anno di studio da dirigente Olimpia, poi è passato a tempo pieno alla Nazionale: “È stato un anno molto utile per farmi delle domande, conoscere le persone che volevo conoscere, imparare a guardare le cose da un’altra prospettiva. Adesso faccio il coordinatore di tutte le Nazionali maschili con un occhio sulle giovanili per cercare di capire il percorso che devono fare i ragazzi per essere più pronti quando finisce l’attività giovanile. Abbiamo degli ottimi ragazzi, anche paragonati ai pari età europei, però poi non sono così pronti al salto tra i professionisti”. Lo stesso problema del calcio. Vinciamo a livello giovanile, poi fatichiamo. Il calcio ci sta provando con le seconde squadre, nel basket alcune squadre stanno seguendo un percorso simile con i club satelliti. “Siamo tra le cinque-sei Nazionali migliori a livello giovanile per risultati e qualità di gioco. Però poi le altre nazioni danno da subito un po’ più di spazio ai giovani. Un po’ è un problema culturale e un po’ dobbiamo fare in modo che i ragazzi siano più pronti. Dobbiamo capire come aiutarli a esserlo. Far fare ai ragazzi delle esperienze senior anche durante il loro percorso giovanile è certamente utile, anche solo per abituarsi negli allenamenti contro atleti più formati. La fase difficile è proprio quella di confrontarsi con avversari che hanno il fisico da adulti”.
Diventare grandi è sempre stato un problema. “Secondo me ci sono stati anni in cui era difficile giocare per i giovani perché il livello della Serie A era molto alto. Adesso ci sono delle squadre che potrebbero fare delle scommesse giuste, come Trento con Niang che ha un ruolo, o Reggio Emilia con Sasha Grant e Filippo Gallo nel roster. Ci vuole equilibrio tra la squadra che capisce qual è il giovane a cui dare un’opportunità e il giovane che capisce come l’occasione che gli viene offerta non è un regalo, ma vada meritata con sudore, impegno e determinazione che poi ti devono accompagnare per tutta la carriera. Ci vuole un po’ e un po’. Noi dobbiamo cercare di aiutare i giovani e le società tra manager e allenatori dovrebbero avere più di coraggio. Ci sono giovani che meritano una chance e le società devono essere brave a trovarli”. Gigi e Pozzecco cominceranno presto un giro d’Italia, regione per regione, per incontrare i giovani migliori (nati dal 2007 al 2009) e decidere con i loro allenatori e dirigenti le linee guida per farli crescere in ottica azzurra. “Dalla Sicilia alla Valle d’Aosta vogliamo capire le esigenze di ogni regione e capire come la federazione può aiutare a far crescere i giovani nel miglior modo possibile”. Gigi Datome è l’uomo giusto per dare l’esempio. Ha attraversato il mondo del basket fino alla Nba grazie all’impegno e alla testa. Ha dimostrato come si possa sfruttare il talento. Ai ragazzi farà bene starlo a sentire. “Per diventare dei campioni serve la dedizione. Essere lì tutti i giorni, continuare a martellare anche quando le cose non girano. Il fisico e il talento aiutano, ma senza una dedizione non portano lontano. Per durare nel tempo non puoi prescindere dall’impegno quotidiano. Ed è una cosa che possiamo insegnare in nazionale con l’esempio di Melli, Pajola o Ricci. Li guardi e dici: questi sono quelli da imitare”.
Intanto c’è un campionato che parte con una finale già scritta: Milano-Bologna. Sono le più attrezzate, le più ricche, le più profonde. “Sono le due squadre che si staccano anche per la qualità degli allenatori, ma le altre hanno la possibilità di avvicinarsi, di salire di livello. E hanno un vantaggio: non giocano l’Eurolega che fisicamente e mentalmente è molto logorante. Milano e Bologna devono giocare seriamente ogni partita anche in campionato per vincere. Mi ricordo poche passeggiate di Milano e Bologna perché le altre stanno crescendo. Tra il poco che ho visto finora posso citare Varese, Tortona con un ottimo coach e una grande struttura, Trento e Reggio Emilia sono realtà solide… ma lo scopriremo strada facendo. Quello che mi auguro è di vedere minuti e responsabilità per gli italiani. Perché sono le responsabilità a far crescere i giovani”. Sarà anche un campionato senza il miglior amico di Gigi, il suo compagno di podcast, Nicolò Melli che ha chiuso male la sua storia di successo a Milano: “Siamo professionisti e ognuno deve fare la scelta migliore in base alle opportunità che ha. Nik va a giocare in un grande club con grandi ambizioni in Eurolega. So che gli è dispiaciuto, ma sono cose che fanno parte della nostra vita e lui farà bene al Fenerbahce”. Peggio per Milano verrebbe da dire, ma Datome è un signore e non aggiunge altro. Milano ha fatto una squadra giovane, muscolare, atletica. Più malleabile per Messina. Potrebbe essere l’anno buono per l’Europa: “Se pensi a Olympiakos, Panathinaikos, Real, Barcellona, Fener è difficile credere che una di queste non vada alle final four. Anche i playoff non sono facili da raggiungere. Però Milano ha fatto una squadra interessante con dei nomi nuovi che non sono scommesse”. Non resta che cominciare.