I capi ultrà di Inter e Milan “non sono ultrà, sono traditori”. Parla Joe Hutton

Giovanni Battistuzzi

L’ex hooligan del Millwall non è schifato per gli arresti ma per le accuse di estorsione. "Hanno speculato su tifosi e fratelli di curva, un disonore per il calcio e per chi crede nei valori del tifo"

“Non si mangia sui colori. Quello che è successo nelle curve di Inter e Milan è uno schifo, un tradimento della fede calcistica”. Joe Hutton per diversi anni è stato uno dei leader dei Millwall Bushwackers, il gruppo ultrà del Millwall F.C., una delle firm più note, stimate e violente dell’hooliganismo inglese. Non è schifato per gli arresti di diciannove persone legate alle curve di Inter e Milan, molti dei quali ai vertici del tifo organizzato nerazzurro o rossonero. Lo è per le accuse, per i soldi ricavati dalla gestione della curva, dalle estorsioni su parcheggi e su quello che veniva venduto dentro lo stadio. 

  

“Hanno fatto soldi sulle spalle di altri tifosi e dei loro stessi fratelli ultrà. I primi a doversi indignare sono loro, gli ultras. Perché chi è stato arrestato, sempre che siano confermate le accuse, ha tradito prima di tutto i colori, si è arricchito grazie ai colori. E tutto questo è indegno, uno schifo”, spiega Joe Hutton. “Se ai miei tempi fosse successo una cosa del genere quella gente non avrebbe fatto una bella fine”. 

I suoi tempi erano gli anni Settanta e gli anni Ottanta. Vent’anni di militanza all’Old Den, il vecchio stadio del club londinese e di sabati pomeriggio passati allo stadio. E diverse domeniche passate all’ospedale. Anni violenti, di risse e pestaggi, “botte ogni domenica o quasi”. Joe Hutton ha lo stemma del Millwall F.C. tatuato sul petto, il blu e il bianco come una seconda pelle. 

“Li chiamano ultrà, facevano i capi ultrà. Ma ultras non sono: sono degli arraffoni, dei criminali e basta”, dice Joe Hutton al Foglio. E senza nessun moralismo. Anzi ci tiene a sottolinearlo. “Non voglio passare per moralista dicendo questo. Non lo sono e soprattutto non posso esserlo. Mi sono fatto anni in prigione per il Millwall, ho menato altri ultrà e un sacco di poliziotti, non mi sono mai tirato indietro. Ho fatto diverse cazzate. Ho pagato tutto quello che dovevo pagare, o meglio quello che per la legge dovevo pagare. L’ultima rata pochi anni fa per gli scontri contro i tifosi del Ferencváros  nel 2004 a Budapest (unica partita nelle coppe europee della storia del Millwall F.C., nda). Per la gente per bene sono un criminale anch’io, ma non ho mai tradito i colori, non ho mai arraffato niente, come invece hanno fatto i sedicenti tifosi di Inter e Milan”.

Joe Hutton allo stadio è tornato l’anno scorso, il primo gennaio 2023, il giorno nel quale scadeva il suo divieto di entrare in uno stadio nel Regno Unito durato trent’anni. E’ entrato al Den, ha posato la giacca su una delle ventiduemila poltroncine dell’impianto, quella che gli era stata assegnata, poi si è messo in piedi, in fondo alla tribuna. L’ha vista in piedi Millwall-Rotherham United 3-0, venticinquesima giornata della English Football League Championship, la Serie B britannica. “Non mi sono mai seduto in uno stadio. Al Den, anzi l’Old Den visto che l’hanno buttato giù, sono entrato la prima volta a quattordici anni. E ci sono entrato per stare nella Bank, quella che voi chiamate curva. C’erano gradoni, si stava tutti in piedi tutti attaccati e si tifava. Tutti i calciatori avversari avevano paura a giocare al’Old Den. Era assordante, un incubo. Noi eravamo violenti e spregevoli per la maggioranza delle persone, ma non ci siamo mai approfittati né di ultrà né di hooligan né di nessun altro. Certa gente dovrebbero essere i tifosi a cacciarla, perché fanno la cresta su di loro, sulla società. Sono speculatori, non tifosi”, conclude Hutton. “Per gran parte della società gli ultras sono feccia, ci mancavano solo i vili arraffoni per dare ai moralisti un altro appiglio alla loro stupida e pigra tesi”. 

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