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Il Foglio sportivo

Il caso Lassana Diarra contro Fifa potrebbe essere quello che cambierà il mercato

Francesco Gottardi

Per il procuratore Giovanni Branchini "la sentenza Diarra mette a nudo tutti gli abusi della Fifa". Dopo 10 anni la Corte di Giustizia della Ue ha dato ragione al giocatore che aveva rotto il contratto

Si dice che sarà la rivoluzione del calciomercato. E il terremoto sulle istituzioni: dopo dieci anni di attesa, la Corte di giustizia dell’Unione europea si è pronunciata sul caso Lassana Diarra contro Fifa, dando ragione all’ex calciatore. “Una vittoria totale. Tutti i professionisti sono stati colpiti da regole illegali sin dal 2001 e finalmente potranno chiedere un risarcimento”, esultano gli avvocati del francese. La Federazione di Infantino fa spallucce, sostenendo che “vengono messi in discussione soltanto due paragrafi del nostro regolamento”.
 

Ma tra giocatori e addetti ai lavori, il fermento è tangibile. “Ancora una volta i tribunali riscontrano l’ennesimo abuso di potere da parte degli enti che governano il calcio: nell’ultimo decennio hanno perso completamente contatto con la realtà”, dice al Foglio sportivo Giovanni Branchini, professione procuratore. Come la storica sentenza Bosman negli anni Novanta – vedremo se al paragone seguiranno i fatti –, la decisione del giorno potrebbe innescare nuove forme di liberalizzazione dei trasferimenti. E nuovi diritti.
 

Ma andiamo con ordine. La disputa di Lassan Diarra risale al 2015, quando l’allora centrocampista scelse di rompere con il Lokomotiv Mosca per andare al Marsiglia. Il problema è che coi russi aveva sottoscritto un contratto triennale: secondo il club Diarra avrebbe rescisso senza giusta causa, dovendo per questo pagare 20 milioni di euro di indennizzo, interessi compresi, in solidarietà con le sue future squadre. Il Lokomotiv fa appello alla Camera di risoluzione delle controversie Fifa e al Tas. Diarra alla Corte europea. Che oggi dichiara il regolamento Fifa “sproporzionato e legalmente problematico”, si legge in un comunicato. “Queste disposizioni impediscono il libero movimento dei calciatori professionisti e hanno l’obiettivo di restringere e prevenire la competizione internazionale. La quale, al contrario, dovrebbe poter essere perseguita da tutti i club dell’Unione europea per firmare unilateralmente i giocatori, anche se fossero sotto contratto con altri club. Regole di questo genere, che fissano la distribuzione di lavoratori tra le varie imprese e spingono il mercato verso l’economia chiusa, non sono giustificabili”. Tradotto, d’ora in avanti il prossimo Diarra avrà il diritto di svincolarsi da un club senza aspettare la scadenza del contratto in essere – o le contropartite tecniche e finanziarie richieste alla società acquirente. Con tutte le implicazioni del caso.
 

Se l’aspettava, un agente navigato come Branchini? – nel suo trentennale taccuino anche Allegri e Ronaldo il Fenomeno. “No, direi di no. Ma la sentenza Diarra non mi sorprende”, aggiunge. “La Fifa minimizza sempre. Di fatto però ha comprato il calcio, imponendo il suo totale controllo, senza poter esibire la ricevuta d’acquisto: non è un caso se tutti i tribunali continuano a darle torto”. Tra Superlega e dintorni. “Mi auguro che questa umiliazione, questa ennesima battuta d’arresto, li induca a capire che bisogna fermare la macchina. E mettersi tutti a un tavolo per il bene comune di questo sport. Finora siamo stati sopraffatti da decisioni autoritarie. Oggi questo abuso di potere lo denunciamo in coro: noi procuratori – i nemici di tutti, cronache alla mano – ma anche presidenti e calciatori”.
 

Il caos del nuovo mondiale per club è un esempio eloquente. “Gli enti regolatori dovrebbero essere super partes, tutelando i vari interessi in ballo e salvaguardando gli equilibri. Invece viene messa in pericolo l’essenza del calcio”. Ridotto a mero spettacolo. “E per altro scarso: basti vedere i calendari imposti per capire come la qualità del gioco e la salute dei professionisti siano diventati l’ultima delle preoccupazioni, per chi mette in fila eventi su eventi. Per motivi perfino più politici che finanziari”.
 

Finiremo sulla falsariga degli sport americani, stagione regolare infinita e trionfo della noia fino ai playoff? “Dipende come si andranno ad affrontare questi temi”, sostiene Branchini. “Peseranno ancora di più le associazioni dei calciatori, come la Fifpro, che diventeranno un vero e proprio sindacato con tutti gli onori e gli oneri del caso. E questa sentenza, per assurdo, renderà ancora più centrale la figura dell’agente. Ma non lo dico con tono trionfale: in questo momento abbiamo bisogno di condivisione per limitare ciò che non funziona. Servono però competenze e interesse: non personale, non di casta, ma nei confronti del settore intero”. Chi può farsene carico? “I dirigenti, coloro che ricoprono una carica e detengono potere economico o legale, devono capire che ci vuole un passo indietro per ripartire: il calcio deve tornare a una dimensione sana. Soltanto venti, trent’anni fa, c’era molta più qualità. Molti più campioni. E alla luce di questi nuovi pareri giudiziari, notevoli e vincolanti, serve il coraggio di cambiare le cose”. A partire dalla farsa della prossima estate, con calciomercato ad hoc e calciatori spremuti fino a New York. “Irresponsabile e insostenibile”, tuona una leggenda come Toni Kroos. “A un certo punto i giocatori non ce la faranno più”. Il gol segnato da Diarra, nei palazzi di Lussemburgo, rischia di svoltare la partita.

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