Il Foglio sportivo
Il momento d'oro di Alessia Orro non finisce più
Dal successo ai Giochi, con il primo oro olimpico della pallavolo italiana, fino a Ballando con le stelle: lungo la sua carriera, la palleggiatrice azzurra è cresciuta su tutti i punti vista accettando ogni sfida con tenacia, persino quelle più oscure. Lo sguardo è puntato a Los Angeles 2028, ma adesso sogna lo scudetto
È il suo momento d’oro. E non solo perché a Parigi con la Nazionale di pallavolo è salita sul gradino più alto del podio, ma perché Alessia Orro è la rivelazione e il simbolo della definitiva consacrazione delle Azzurre. Del suo (e loro) restare in piedi nonostante le avversità (leggi il 2023 buttato via dai personalismi dell’ex ct Mazzanti), i pregiudizi che le volevano incapaci di vincere quando il gioco si faceva duro (tipo a Tokyo 2021 o al Mondiale 2022) e le critiche che lei non fosse neanche così talentuosa da guidare l’Italia. “Il palleggiatore è un ruolo d’esperienza. Quando volevano farmi sentire inferiore mi paragonavano alla palleggiatrice di Conegliano (Wolosz) o a quella della Serbia (Ognjenovic), ma omettendo che io ho in media dieci anni meno”. Alessia sui giudizi ci ha sempre ballato sopra. Ma su questo ci torneremo. E alla fine, a Parigi, si è messa al collo il primo oro olimpico della pallavolo italiana. Anche di quella maschile. “Siamo state come una famiglia e tutto quello che abbiamo condiviso si è rivelato vincente”, dice commuovendosi al ricordo dell’impresa.
Ventisei anni, sarda di Narbolia, un paesino di 1.800 abitanti in provincia di Oristano, la sua storia comincia prestissimo. Forgiata al Club Italia, a diciassette anni è campionessa mondiale juniores e a diciotto è titolare ai suoi primi Giochi olimpici (Rio 2016) che però non finiscono bene. Da lì comincia la sua rincorsa. L’Italia viene affidata a Davide Mazzanti e al Mondiale 2018, dove le Azzurre vincono l’argento, lei non è neanche convocata. Dopo una buona stagione a Busto riconquista la maglia azzurra, ma inizia un dualismo controproducente tra lei e l’altra palleggiatrice, Ofelia Malinov. “I cambi continui non destabilizzavano solo noi, ma anche le altre a cui mancava continuità”. Da titolare vince l’Europeo del 2021 e la VNL del 2022. Ma è l’arrivo di Julio Velasco sulla panchina azzurra che la mette davvero nelle condizioni di esprimere tutto il suo potenziale. “Julio in pochi mesi ha impartito ordine, chiarezza e serenità. In campo mi ha aiutata con due o tre situazioni di gioco, rendendomi la vita più semplice e io in campo ho solo pensato a divertirmi e a non strafare”. E alla fine è lei l’atleta che più di chiunque compie una crescita esponenziale: in gioco, personalità e carattere. Velasco le trasmette sicurezza e mentalmente le fa fare uno step visibilissimo. Il premio come miglior palleggiatrice ai Giochi è sacrosanto. Senza dimenticare che, a differenza di altre (come De Gennaro, Sylla e Bosetti) tra quattro anni sarà al massimo della sua maturità. A Los Angeles Alessia avrà 30 anni e si dice sia l’età migliore per un palleggiatore. Intanto si gode il momento: “Da quei Giochi di Rio in cui ero giovanissima ad oggi… le Olimpiadi erano il nostro tallone d’Achille e abbiamo finalmente sfatato questo mito. Il premio individuale? Sono contenta per la crescita che ho avuto, frutto di tanto tantissimo lavoro in palestra, sulla tecnica e sulla tattica. E se in finale con gli Usa non cadeva un pallone è perché né io né le mie compagne ci volevamo accontentare”. Piazzando addirittura tre ace consecutivi alle americane, si dimostra all’altezza in tutti i fondamentali.
Sarda fino al midollo, legatissima alla famiglia e a nonno Peppino da cui torna ogni volta per compiere un gesto tenerissimo, mettergli al collo la medaglia: “Siamo uguali io e lui, ci rialziamo dopo ogni caduta e dobbiamo sempre avere l’ultima parola”. Solare e testarda, “sorridere mi viene naturale, è il mio marchio di fabbrica e in campo lo uso anche per smorzare qualche situazione tesa”. Ad appena vent’anni però, la vita le ha messo davanti anche il lato più oscuro. Cinque anni fa ha denunciato un cinquantenne per stalking, che dopo essere tornato in libertà l’ha di nuovo minacciata. E lei, con tutta la sua forza, ha di nuovo fatto arrestare. Non ama parlare di questa storia ma l’ha resa pubblica per lanciare un messaggio: “Denunciate, denunciate sempre”.
La prossima stagione sarà la sua quinta alla Vero Volley e quest’anno con il ritorno di Anna Danesi e l’arrivo di Elena Pietrini, insieme a Miriam Sylla e Paola Egonu – con cui formava una diagonale pazzesca già ai tempi del Club Italia – ricreeranno un bel po’ di azzurro anche a Milano. E magari è arrivato il momento di vincere anche il primo scudetto. Domani comincia la caccia. “Ma un giocatore non si valuta solo dalle vittorie”, dice da campionessa olimpica. Per farlo in campionato serve battere la rivale storica, la squadra contro cui in questi anni hanno perso tutte le finali: l’Imoco Conegliano. “Prima o poi ci arriveremo, ne sono certa. Ogni anno con Milano abbiamo fatto un passo in avanti e quest’anno essere tante azzurre nello stesso club ci aiuta a conoscerci meglio e a saldare un gruppo incredibile e combattente di cui sono il capitano”.
Dopo la Supercoppa disputata lo scorso fine settimana (vinta tanto per cambiare da Conegliano) alcune delle campionesse olimpiche sono state ospiti nella trasmissione “Ballando con le stelle” e lei si è esibita in uno scioltissimo merengue. Come dicevamo. “All’inizio ho cercato di sottrarmi (ride, ndr). Pensare di ballare in diretta tv, io che al massimo avevo fatto video su TikTok, mi metteva ansia. Ma ho accettato la sfida, dovevo imparare a lasciarmi andare, a non essere sempre controllata come sono in campo. Alla fine mi sono buttata ed è andata bene”. Come il simpatico duetto di pochi giorni fa con il rapper Alfa, condiviso sui social, che ha fatto alzare ulteriormente il gradimento della palleggiatrice azzurra. Numeri social che sono letteralmente raddoppiati dopo i Giochi (170mila nuovi follower) segno che la gente ama Alessia Orro in tutte le sue sfaccettature. In campo e fuori. Quando alza primi tempi che valgono una medaglia, sfila sul red carpet alla Mostra del Cinema di Venezia ricevendo il premio “Diva e Donna” o, in prima persona, si batte per i diritti e la sicurezza sua e di tutte le donne.