Il Foglio sportivo
La domenica ti porto alla partita, ma di Serie C
Lo spezzatino della Serie A ha quasi liberato il pomeriggio domenicale. E la terza serie ci si è subito buttata
Fermi tutti, si torna a giocare la domenica pomeriggio. O, almeno, è questo quello che ha fatto la Serie C, decidendo di ripristinare l’antica tradizione che vuole disputarsi le partite di calcio nell’ultimo giorno della settimana. E così, ogni turno di C ha sei gare in contemporanea la domenica alle 15, trasmesse da Sky e Now Tv anche tramite Diretta Gol, con altre cinque partite che si disputano alle 17.30.
Se aggiungiamo alla domenica il sabato, con match negli stessi orari, si capisce bene la volontà della Lega di C di concentrare le partite nel weekend.
La decisione presa dalla Serie C è ascrivibile alla volontà del presidente Matteo Marani, rieletto in settimana all’unanimità. I club della terza serie hanno così voluto confermare la loro fiducia a un gruppo dirigenziale (del quale fanno parte anche il vicepresidente vicario Gianfranco Zola e il vicepresidente Giovanni Spezzaferri) che ha saputo ridare lustro a un torneo che è trasmesso a livello nazionale sulla Rai e su Sky e che ha visto aumentare il pubblico del 40 per cento nell’ultima annata.
Un tempo giocare la domenica pomeriggio era la norma, come cantava Rita Pavone lamentando di essere lasciata sola a causa della partita di pallone.
L’ultimo giorno della settimana, tradizionalmente festivo, era infatti riservato alla famiglia e allo svago. Era quindi naturale che la domenica venisse a rappresentare la collocazione ideale per consentire ai tifosi di tutta Italia, liberi da impegni lavorativi, di poter riempire gli stadi e fare così felici le casse dei vari club.
Per vedere il calcio in tv si dovevano attendere i pochi minuti concessi dai servizi di 90° Minuto o, al più, la replica del secondo tempo della partita più importante mandata in onda nel preserale su Rai due.
Oggi non è più così. Con l’arrivo della Pay-tv si è infatti entrati in una nuova fase, quella del tanto odiato (dalle tifoserie) calcio moderno. Ai vari broadcaster che si sono via via succeduti nella trasmissione delle gare premeva non tanto o non solo che gli spalti fossero gremiti, quanto che si moltiplicassero gli abbonamenti alla tv a pagamento.
Per venire incontro alle esigenze di un tifoso ormai diventato telespettatore e per rientrare delle ingenti somme versate alle varie leghe per acquisire i costosissimi diritti di trasmissione delle partite, i network decisero di creare più slot temporali nei quali far vedere gli incontri.
All’inizio si trattò di posticipare solo una partita, quella della domenica sera (la prima, storica diretta fu quella che il 29 agosto 1993 vide l’allora Tele+ trasmettere il confronto fra la Lazio di Dino Zoff e il Foggia di Zdenek Zeman). Una volta rotto il ghiaccio, l’importanza delle tv (e dei soldi che esse immettono nella sempre precaria economia pallonara) è cresciuta esponenzialmente, fino a far riconsiderare completamente il calendario degli appuntamenti calcistici.
Veniva così a perdersi il fascino delle sfide in orario unico a favore del cosiddetto “spezzatino” cioè incontri spalmati su più giorni e a fasce orarie prestabilite. Si è così arrivati al punto in cui la Serie A vede le sue giornate di campionato divise su quattro giorni.
Si giocano infatti gli anticipi del venerdì (18:30 e 20:45) e del sabato (alle 15, alle 18 e alle 20.45), le gare della domenica (lunch match delle 12.30, gare delle 15 e delle 18 e posticipo delle 20.45) e anche gli ulteriori posticipi del lunedì (fissati come il venerdì alle ore 18.30 e 20.45). Con così tante partite disputate a vari orari del fine settimana, la domenica alle 15 si vengono spesso a giocare pochi incontri, a volte uno soltanto e, usualmente, non di grande appeal. Si preferisce infatti far disputare le gare delle grandi squadre (che possono vantare un bacino d’utenza maggiore) nelle ore serali, quelle che rappresentano le fasce di massimo ascolto televisivo.
È così diventato sempre più difficile vedere una fra Milan, Juventus e Inter scendere in campo la domenica alle 15 e questo anche per gli impegni europei delle squadre in questione, con partite di coppa programmate al martedì e al mercoledì che costringono la Lega di Serie A ad anticipare i rispettivi impegni per venire incontro alle esigenze internazionali dei club in questione.
Non è quindi un caso che, ad esempio, l’ultimo impegno in orario per così dire canonico (cioè alle 15 della domenica) dell’Inter risalga al 23 maggio 2021. Si trattò in quel caso della partita che vide la formazione allora allenata da Antonio Conte superare facilmente l’Udinese a San Siro (5-1) nel giorno in cui venne organizzata la festa per la conquista del diciannovesimo scudetto della storia nerazzurra.
Quando la A giocava tutta di domenica, le serie minori provarono a cambiare la collocazione delle loro giornate, per non soccombere di fronte alla concorrenza rappresentata dalla massima serie. Ora però, con la Serie A suddivisa su più giorni, la C decide di fare marcia indietro, ricollocandosi in un orario tradizionale per riempire il ‘vuoto’ lasciato dal massimo campionato, con la speranza di riempire ulteriormente gli stadi di terza serie e riaccendere l’attenzione mediatica verso un torneo troppo spesso sottovalutato e che invece può contare sulla presenza di grandi piazze come Padova, Vicenza, Crotone, Foggia, Avellino, Pescara, Messina o Catania (per citarne alcune).
Una scelta importante, forse necessaria per evitare di venir soffocati dalla serie maggiore e che va come detto in controtendenza ad un calendario frammentato che non è prerogativa soltanto della nostra Serie A. Basti pensare ad esempio che l’anno scorso, su 380 partite di Premier League, soltanto 128 sono state trasmesse alle 15 del sabato pomeriggio, ossia nell’orario usuale nel quale si giocava a calcio in Inghilterra.
E lo stesso discorso può essere fatto per le serie minori del calcio inglese. La prima metà del Championship di quest’anno (la Serie B locale) avrà infatti appena il 37 per cento delle gare programmate per le 15 del sabato. Un decremento notevole se paragonato al dato del 53 per cento della scorsa stagione. La speranza è che questa mossa contribuisca ad aumentare ulteriormente la visibilità della Serie C, rendendolo più facilmente fruibile a tifosi che avranno ora la possibilità di seguire la squadra della loro città senza la concorrenza rappresentata dalla A e magari anche a spettatori neutrali, che potranno ripristinare l’antica usanza del pomeriggio della domenica trascorso allo stadio.