Foto LaPresse

Ocio però #7

La divertente tragedia delle difese della Serie A

Giovanni Battistuzzi

L’Italia terra di difensori e marcature rudi e asfissianti non esiste più e da parecchio. Abbondano i difensori che fanno tutto, ma che si dimenticano che dovrebbero anche evitare i gol. La settima giornata ne è il migliore esempio

I quaranta minuti da squadra europea del Como sono riusciti a mettere in luce i limiti del Napoli, a farne vacillare le sicurezze e avrebbero potuto causare l’ennesimo cambio in testa alla classifica. Ma sono durati quaranta minuti e basta. Gli azzurri hanno fatto due gol nel secondo tempo e hanno vinto 3-1. Napoli ancora in vetta e tutte le altre a inseguire, anche se da vicino. Molto vicino. 

Serie A appassionante e piena di squadre in lizza per lo scudetto? Non proprio.

   


Questa è Ocio però, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sul campionato di calcio italiano, un piccolo breviario per evitare di prendere troppo sul serio la giornata di Serie A appena giocata    


 

La settima giornata dice che non è così, che di squadroni non ce ne sono, ma che l’Inter sembra attrezzata per non rimanere esclusa dalla lotta per il titolo: 3-2 al Torino e altri tre punti per non perdere contatto dal Napoli. Ocio però che non è tanto il gioco di Inzaghi a contare, è che basta uno dei due attaccanti in palla, questa volta è toccato a Marcos Thuram, e qualche buon cross dalle fasce per segnare. Anche perché il livello medio delle difese di questa Serie A è parecchio basso. 

L’Italia terra di difensori e marcature rudi e asfissianti non esiste più e da parecchio. Abbondano i difensori che fanno tutto, ma che si dimenticano che dovrebbero anche evitare i gol. Tra svarioni, errori, orrori, anticipi sbagliati e strafalcioni palla al piede, insomma, almeno in questo fine settimana si è visto di tutto e quasi niente di buono. Compresa quella mezza dozzina di rigori lasciati a referto e per metà non sfruttati. 

Ha sbagliato pure la Juventus che sino a domenica aveva fatto quello che ci si aspetta di solito da una squadra che punta alle primissime posizioni. Senza Bremer, infortunato, pure i bianconeri hanno iniziato a complicarsi la vita in difesa e bene gli è andata che il Cagliari sia riuscito a segnare solo su rigore grazie a un intervento di Duglas Luiz da partita di calcetto tra cinquantenni: 1-1 e un’altra partita senza sconfitte. 

Il meglio, ossia il peggio, però lo continua a dare il Milan, che in attacco ha iniziato a essere piacevole, ma che quando deve difendere fa di tutto per agevolare gli avversari. Sono magnanimi i rossoneri, non negano mai a nessuno un'incredibile quantità di modi per segnare. E sempre molto creativi. Paulo Fonseca un po’ se la prende con gli arbitri, un po’ ha iniziato ad arrabbiarsi con i suoi giocatori. Ocio però che a mostrarsi duri in pubblico senza risolvere i problemi in privato si rischia di far collassare tutto. E il nervosismo di inizio stagione, placatosi in parte dopo qualche vittoria, è riemerso al Franchi negli errori di Theo Hernandez e Fikayo Tomori e in quel gioco a nascondino di Rafael Leão con il campo. È sempre più difficile trovare il portoghese, a volte si inguatta così bene che i suoi compagni giocano dall’altra parte del campo, lì dove c’è Christian Pulisic, che forse non è un fenomeno ma è sempre disposto a correre, passare, tirare, segnare. 

Peggio di Hernandez e Tomori hanno però fatto Koni De Winter e Johan Vásquez del Genoa. Quando le cose vanno così non si capisce mai se chi vince ha fatto il partitone o chi perde ha fatto la partitaccia, ma tra Atalanta e Genoa forse è lecito propendere per la seconda. La difesa della squadra di Alberto Gilardino ha fatto da dodicesimo uomo ai bergamaschi riuscendo a sbagliare tutto ciò che poteva essere sbagliato. Il Genoa si è così trovato a condividere il terz’ultimo posto con il Lecce. Dietro di loro solo Monza e Venezia. Ocio però che il Monza, oltre a essere l’unica squadra del campionato italiano a non aver vinto una partita, è anche l’unica squadra di metà e fondo classifica a mettere in difficoltà gli attacchi avversari. Alessandro Nesta davanti ha un vuoto cosmico di gol, ma dietro ha creato una squadra ben più valida dell’ultima posizione. E va quasi sempre a finire che chi subisce meno finisce davanti. 

Di più su questi argomenti: