Scott McTominay (foto LaPresse)

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Scott McTominay si è messo al centro del Napoli

Marco Gaetani

Lo scozzese è diventato un giocatore fondamentale per Antonio Conte, anche perché un giocatore abituato ai ritmi della Premier League in Serie A fa la differenza

Se l’Antonio Conte triste e immalinconito visto nella pancia del Bentegodi a metà agosto, a neanche due mesi da quel giorno, è soltanto un ricordo, non lo si deve esclusivamente all’arrivo a Napoli del fido Romelu Lukaku. Tra i vari blitz post Verona, al tecnico azzurro è stato consegnato Scott McTominay, un giocatore strano, che qualcuno si è affrettato a definire solamente un medianaccio di rottura. Ma in un campionato come il nostro, inserire un centrocampista abituato ai ritmi della Premier League, pur provenendo da un club che ormai rasenta i confini della barzelletta come il Manchester United, vuol dire garantirsi un vantaggio non indifferente. E così, pur di sciogliere le briglie di McTominay con un ruolo molto più simile a quello ricoperto con la nazionale scozzese, Conte ha deciso di rinunciare alla sua coperta di Linus, abbandonando la difesa a tre per ripensare totalmente il Napoli.

Un po’ mezz’ala, un po’ guastatore, un po’ seconda punta, nell’impatto di McTominay, con le dovute proporzioni e differenze, sembra di rivedere quello che accadde ormai 13 anni fa, quando a Conte venne consegnato, anche in quel caso all’interno di un centrocampo in cui il talento abbondava, Arturo Vidal. Era la versione migliore del cileno, che appariva in area di rigore senza farsi sentire e vedere dai difensori avversari e al contempo riusciva a distruggere il gioco altrui. McTominay si è preso il Napoli in silenzio e proprio in quella che fu casa di Conte, lo Stadium, presentandosi al calcio italiano come la novità capace di schiodare l’allenatore dalle sue più rigide convinzioni. “Con Conte il gioco è molto flessibile, non giochi in una sola posizione, devi imparare a fare tante cose e ad assimilare le informazioni giuste per aiutare i compagni”, ha dichiarato qualche giorno fa lo scozzese, che ama questa possibilità di attaccare lo spazio diventando quasi il partner d’attacco di Lukaku, come è avvenuto in occasione del primo gol in campionato, siglato contro il Como. Ha già ammesso di essere rimasto stregato dal lavoro tattico del suo nuovo allenatore, di come le squadre, dalle più forti alle più deboli, riescono a occupare bene il campo.

Ma per il resto, McTominay è Premier League in purezza e nel nostro campionato riesce a fare la differenza con un’intensità e una fisicità a tratti fuori scala. “Noi ci alleniamo tanto per giocare a ritmi intensi”, ha detto Conte dopo il successo contro il Como, parlando del gol dello scozzese come di una situazione studiata in allenamento. Era lecito, forse più semplice, immaginarselo al fianco di Lobotka in un 3-4-2-1, con la stella di Anguissa decisamente sbiadita da una stagione all’inferno. Ma paradossalmente il rilancio del gigante camerunense, apparso tirato a lucido in questo inizio di campionato, è servito a Conte per far lavorare l’ingegno e trovare una nuova soluzione, che poi è molto simile a quella che lo aveva lanciato verso il grande calcio, un 4-4-2 che sapeva di 4-2-4, votato all’attacco, cangiante. Con McTominay, con questo McTominay, tutto è possibile. Per Conte e per il Napoli.

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