Johan Neeskens con la maglia del Barcellona (foto Getty Images)

Il Foglio sportivo

Johan Neeskens tra nobili gesta e savia pazzia

Furio Zara

Il giocatore olandese non è stato solo un uomo-squadra ma una squadra riassunta in un solo uomo

C’era uno che si chiamava Johan Neeskens ed è stato uno dei cavalieri di quella favola rotonda che è il calcio, un rivoluzionario con le guance rigate dai basettoni, la chioma scarmigliata da rockstar e il profilo da poster generazionale, non solo un uomo-squadra ma una squadra riassunta in un solo uomo. Lo celebriamo qui come un Sancho Panza fedele al suo personale Don Chisciotte, l’immenso Johan Cruijff: insieme nell’Ajax e nell’Olanda fecero la rivoluzione sfidando impavidi i mulini a vento, tra le nobili gesta e la savia pazzia, cercando un’identità, trovando un orizzonte. Insieme riscrissero le tavole di Mosè in una spremuta arancione di Calcio Totale, mettendo tulipani nei loro cannoni e immaginando nuove armonie dello spazio, senza tuttavia il sollievo della profondissima quiete. 

Nella sgranata malinconia delle foto d’epoca che lo riguardano vi è custodito il lucore di una sparsa bellezza, la traccia di una corsa frenetica capace di cogliere il favore del vento, un errare animato da quella vibratile sicurezza di chi può permettersi molte inquietudini e molti viaggi.

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