Il Foglio sportivo
Se il Mondiale fosse un incontro di boxe. Come sarebbe stato il calcio con il Nasazzi's Baton
Una competizione non ufficiale creata da due statistici, che considerano i risultati dei 90 minuti regolamentari per capire se il detentore della cintura dovrà conservarla o cederla al nuovo vincitore. Un premio che l'Italia è riuscita a ottenere 8 volte, anche grazie al successo in Nations League nel 2020
L’Italia è stata campione del mondo di calcio 8 volte. Un titolo lo hanno conquistato anche Antille Olandesi, Zimbabwe e Trinidad e Tobago, e l’attuale detentrice è la Costa d’Avorio. Non stiamo diffondendo fake news e non stiamo raccontando i risultati di una inusuale partita di videogame: parliamo del Mondiale di calcio gestito come se fosse un titolo di boxe, dove il detentore cede la cintura a chi lo sconfigge in un incontro.
Si chiama “Nasazzi’s Baton” (in italiano “testimone di Nasazzi”, tipo quelli usati per le staffette): è una competizione non ufficiale creata da Timothy Honeybone e Carl Sagan. I due statistici si sono chiesti che percorso avrebbe fatto il titolo partendo dalla finale del Mondiale del 1930, vinta dall’Uruguay capitanato da José Nasazzi (da qui il nome) contro l’Argentina, se fosse stato messo in palio in ogni incontro disputato da chi lo deteneva in quel momento. I criteri: si considerano i risultati ottenuti nei 90 minuti regolamentari (in caso di parità, il “testimone” resta al campione uscente) e devono essere partite disputate sotto l’egida della Fifa. E dunque amichevoli, competizioni continentali e mondiali, qualificazioni alle stesse e tornei subcontinentali che abbiano i crismi dell’ufficialità.
Gli incroci possono essere i più disparati: danno vita a storie curiose e sorprendenti.
Detto dell’Uruguay, il titolo va al Brasile dopo poco più di un anno: la vittoria nella Copa Rio Branco 1931, torneo che saltuariamente vedeva sfidarsi le due compagini, vale il primo passaggio del testimone di Nasazzi. Nel 1934 lo conquista l’Italia: è il Mondiale di casa, di fronte c’è la Spagna che l’ha appena strappato al Brasile. L’1-0 firmato Meazza nella ripetizione dei quarti di finale spinge gli Azzurri verso il titolo di veri campioni del mondo, ma intanto si raccoglie il “Nasazzi’s baton”, ceduto a novembre all’Inghilterra, che lo porta nel Regno Unito dove inizia un giro tra le varie Nazionali, che se lo scambiano a più riprese in avvincenti edizioni del Torneo Interbritannico.
Ma vi avevamo promesso storie curiose, allora andiamo nel 1950: il titolo è degli inglesi, che per la prima volta degnano un Mondiale della loro presenza. I maestri, per la gara d’esordio, sono attesi dagli Stati Uniti. Scrisse il quotidiano britannico Daily Express: “Dovremmo dar loro 3 gol di vantaggio”. Ne basterà uno, quello di Gaetjens, per scrivere una sorprendente storia e portare negli Usa il “Nasazzi’s Baton”. Ma per soli tre giorni, visto che gli Stati Uniti persero 5-2 contro il Cile.
Nel 1963, per quattro giorni, sono le Antille Olandesi a salire sul tetto del mondo: la vittoria per 2-1 contro il Messico nella Concacaf Cup (oggi Gold Cup) regala il testimone alla nazionale caraibica, che lo perse poi contro la Costa Rica. Oggi le Antille Olandesi, come Nazionale, non esistono più: la storia è stata assorbita dalla selezione di Curaçao. Il “Nasazzi’s Baton” passa di mano in mano per decenni: lo conquistano pure Bolivia (due volte), Venezuela, Israele, Giappone e Corea del Sud, e tra 2004 e 2005 finisce in Africa. Lo vince la Nigeria contro l’Irlanda durante la Unity Cup, competizione giocata a Londra tra le due nazionali e la Giamaica, tre Paesi largamente rappresentati nelle diaspore in Inghilterra. Da lì prima l’Angola e poi lo Zimbabwe prendono la cintura, prima di un nuovo passaggio in Nigeria e il ritorno tra Europa (Romania) e Sudamerica (Uruguay).
L’inatteso, per i canoni calcistici, torna nel 2017: nella Copa Centroamericana, Panama batte Costa Rica con un gol di Cooper e si fregia del titolo di Nasazzi. Due mesi ed ecco Trinidad e Tobago portare a casa l’ufficioso trofeo, grazie al successo per 1-0 nelle qualificazioni mondiali. Stesso risultato con cui perse dopo quattro giorni contro il Messico, cedendolo subito. Da 200 giorni è la Costa d’Avorio ad avere il “Nasazzi’s Baton”, grazie alla vittoria a marzo in amichevole contro l’Uruguay.
Un po’ di numeri: l’Italia ha avuto tra le mani il testimone 8 volte, l’ultima grazie al successo con la Polonia nella Nations League nel 2020, ma poi lo ha ceduto alla Spagna un anno dopo; il periodo consecutivo più lungo con il “Baton” in casa lo hanno trascorso i Paesi Bassi: 1.056 giorni dopo il successo in amichevole 3-1 con la Svezia nel novembre 2008, che si vendicò vincendo 3-2 nelle qualificazioni verso Euro2012 nell’ottobre 2011; solo due i giorni da campione per l’Australia, tra la vittoria con la Francia e la sconfitta con la Corea del Sud nella Confederations Cup 2001; Brasile e Argentina con 11 periodi a testa da detentori del testimone sono le squadre più titolate della competizione.
Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA