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La ripartenza vincente della Pro Recco. “Una cosa del genere vent'anni fa non sarebbe mai stata possibile”

Francesco Caligaris

La squadra di pallanuoto più titolata al mondo ha vissuto un’estate di incertezze, con il disimpegno annunciato dall’ex proprietario Gabriele Volpi, ma alla fine di settembre è stata salvata dal miliardario italo-brasiliano Alexander Behring. Reportage dalla prima partita di campionato, tra orgoglio e senso di appartenenza.

“Recco è famosa anche per la pallanuoto, vero?”, si domanda una turista con l’accento romano in un chioschetto che vende la focaccia sul lungomare. Eppure la storia della Pro Recco, fatta di 36 scudetti, 11 Champions League, 17 Coppe Italia e svariati altri trofei, ha rischiato di interrompersi, o quantomeno di ridimensionarsi fortemente, la scorsa estate, per la precisione il 5 luglio, quando Gabriele Volpi, imprenditore con interessi nel petrolio, ha annunciato a sorpresa il proprio disimpegno dalla società dopo 19 anni.

Sono seguite settimane di incertezza e inquietudine, con la rinuncia al posto in Champions League dopo l’ennesimo campionato vinto e la prospettiva di dover affrontare la nuova stagione con una squadra di ragazzini, finché il 27 settembre il club è stato rilevato dall’italo-brasiliano Alexandre Behring, 5,7 miliardi di euro di patrimonio netto nel 2024, secondo Forbes il 453° essere umano più ricco al mondo. Ex pallanuotista amatoriale, ha letto la notizia dell’addio di Volpi sulla Gazzetta dello Sport e si è subito messo in contatto con il presidente Maurizio Felugo, campione del mondo con il Settebello nel 2011, per acquistare il club. I sette italiani della Nazionale, più l’allenatore croato Sandro Sukno, hanno dato fiducia al nuovo corso e sono rimasti in blocco, rinunciando ad allettanti offerte dall’estero. “Onestamente era poco probabile che potesse finire così bene”, dicono da Recco, “l’interesse mediatico intorno al caso però ci ha aiutato molto, la potenza dei mezzi di comunicazione anche: una cosa del genere nel mondo di vent’anni fa non sarebbe mai stata possibile”.

Pro Recco 1913 – Patrimonio della città”, recitava uno striscione esposto durante la prima partita di campionato, disputata sabato contro la De Akker Bologna. Si è giocata nella piscina comunale di Lavagna perché la “casa” della Pro Recco, a Punta Sant’Anna, è chiusa per lavori di ristrutturazione da quasi 5 milioni di euro che non sono ancora cominciati e che dovrebbero durare circa due anni dalla data d’inizio, mentre nella piscina individuata per la stagione 2024/25, quella di Sori, finirà a giorni l’impermeabilizzazione della tribuna. Davanti a circa 600 spettatori, la Pro Recco ha esordito da Pro Recco: vittoria per 14-5 con un parziale di 6-0 nel terzo tempo.

“Di solito si dice che la Pro Recco nel primo tempo prende le misure, nel secondo inizia a giocare e nel terzo vince le partite”, scherza (ma un fondo di verità c’è) Claudio Panarese, ricercatore universitario in pensione e oggi volontario per il club. Nato a Genova, vive a Recco da 25 anni e aggiunge: “La pallanuoto è uno sport puro, tutti vengono trattati con valore. I giocatori abitano a Recco e non è raro incontrare Francesco Di Fulvio, il capitano e uno dei migliori pallanuotisti al mondo, mentre gioca a cirulla (una variante ligure della scopa, ndr) con gli anziani al bar. I nuovi arrivati, prima di imparare l’italiano, imparano la cirulla! Sui pullman per le trasferte abbiamo dei tavolini per partite interminabili”.

“Io ripeto sempre che la Pro Recco è quella cosa per cui vai al supermercato e incontri un campione olimpico”, racconta Alessandro Arbocò, “recchelino” (come si dice in dialetto), speaker “per passione” e tifoso fin da bambino: “Quest’anno ho compiuto 50 anni di piscina, la prima partita che ho visto dal vivo è stata nel settembre del 1974, con i festeggiamenti per lo scudetto della stagione precedente. Avevo sette anni e c’erano i fuochi d’artificio. Dopo la Seconda guerra mondiale a Recco non era rimasto più niente, letteralmente niente, e il primo scudetto, vinto nel 1959, ha contribuito alla rinascita della città. Quest’estate ero preoccupato ma non sfiduciato: avrei seguito la Pro Recco anche in Promozione. Del resto prima di me sono stati tifosi i miei genitori, facevano anche le trasferte: una volta, negli anni ’60, partirono per Firenze con la 600, ma all’altezza di Viareggio andò in ebollizione il motore”.

L’Italia non è nuova a questi miracoli, a luoghi di provincia divenuti riconoscibili o addirittura famosi grazie a qualche sport, “ma la straordinarietà della Pro Recco”, continua Arbocò, “è l’evidente sproporzione tra il numero delle vittorie e le dimensioni del Comune, poco più di 9mila abitanti”. All’inizio di un nuovo ciclo, con cinque nuovi innesti (a rotazione) dal settore giovanile, l’obiettivo stagionale della Pro Recco è tornare in Champions League. Nel frattempo quest’anno il club disputerà anche la Euro Cup, di fatto l’Europa League della pallanuoto: è uno dei pochi trofei che ancora manca alla squadra più titolata al mondo.

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