Meno cavalli ed elettronica, la ricetta di Giacomo Agostini per una MotoGP più spettacolare
"Speriamo che nelle gare si fermino un attimo. Io vorrei che il pilota avesse più responsabilità e fosse lui a vincere e non l’elettronica, invece adesso devi anche risparmiare le gomme se no non arrivi alla fine della gara… Ma le nostre sono gare di velocità, non di regolarità…”, dice l'ex campione del motociclismo
Giacomo Agostini quando firma un autografo mette ancora il numero 15 sotto nome e cognome. Nessuno ha battuto il suo record di titoli mondiali e lui non nega che la cosa gli fa piacere: “Dicono tutti che vorrebbero raggiungermi, ma io sarei felice di tenermi il mio record ancora per un po’…”. A 82 anni Mino va ancora in moto tutti i giorni. Arriva da Bergamo su due ruote e quando torna a casa e vede la gente in macchina in coda ride pure… Si è innamorato della moto da ragazzino e non ha più smesso di amarla. Probabilmente corrisposto perchè se le moto potessero parlare ci racconterebbero di quanto deve esser bello essere guidate da uno come lui.
Ago arriva a Milano, al Museo del Design dove le due e le quattro ruote hanno tanto da mettere in mostra, per la presentazione dell’edizione numero 110 dell’Eicma (dal 7 all’10 novembre alla Fiera di Rho). È il luogo giusto per chiacchierare un po’ sul futuro delle due ruote e lui si lancia in una crociata: “Spero che il futuro delle moto non sia tutto elettronico perché il pilota, il motociclista vuol guidare ancora lui non deve essere portato dall’elettronica”. Non ce l’ha con Bagnaia, Martin e compagnia, ma con l’andazzo che stanno prendendo le MotoGp di oggi. Mostri che senza il supporto dell’elettronica non sarebbero guidabili neppure dai campioni: “Speriamo che nelle gare si fermino un attimo. Io vorrei che il pilota avesse più responsabilità e fosse lui a vincere e non l’elettronica, invece adesso devi anche risparmiare le gomme se no non arrivi alla fine della gara… Ma le nostre sono gare di velocità, non di regolarità…”. Un messaggio chiarissimo: “ Vorrei vedere lo spettacolo con il pilota che può dare il massimo dall’inizio alla fine. Poi oggi abbiamo anche queste ali, ma io vorrei che la moto rimanesse moto e non aeroplani. Speriamo che tutto questo venga fermato. Lo dicevo anche all’ingegnere Dall’Igna che dovrebbe fermarsi con tutta questa elettronica. E lui mi ha detto: ma se non c’è l’elettronica il pilota non guida più la moto… Ecco io invece vorrei che la moto la guidasse il pilota e non l’elettronica”.
Il suo sogno è semplice. Meno elettronica, meno cavalli e più spettacolo. “Credo che ci sarebbe più spettacolo. Lo spettacolo non lo danno i 300 cavalli di oggi. All’inizio quando c’erano Hailwood, Phil Read, Pasolini e un certo Agostini non avevamo tutti questi cavalli e davamo spettacolo comunque. Anche Valentino Rossi avrà avuto 150 cavalli, ma dava spettacolo in pista. I 300 cavalli servono solo per mettere tutto in difficoltà, i piloti, la moto, le gomme e i freni”. È un punto di vista interessante anche se obiettivamente lo spettacolo senza l'ossessione delle gomme da risparmiare potrebbe essere superiore. “La moto la portiamo - dice romanticamente Ago - la cavalchiamo, dalla macchina invece sei portato. La moto la guidi tu e ti regala un’emozione, è come andare a cavallo, devi sempre stare attento… in macchina puoi anche mangiarti una cotoletta mentre guidi…”. Non prendetelo alla lettera. Ma i grandi saggi andrebbero sempre ascoltati. Evitando la cotoletta al volante.