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Tuchel ha un obbligo morale: vincere il Mondiale 2026

Jack O'Malley

Un tedesco sulla panchina dell’Inghilterra: siamo disperati. E i precedenti non sono incoraggianti perché un allenatore vincente con un club non sempre ottiene lo stesso risultato con una Nazionale

Che il calcio inglese sia il più bello del mondo è una verità indiscutibile quasi quanto la mia passione per la bionda e il mio fastidio per il calcio sudamericano. Ma è purtroppo vero anche che il calcio inglese in questo momento è più confuso del country council del Denbighshire, che qualche giorno fa ha inserito Re Artù tra le personalità Lgbtq+ del Galles in occasione di un ridicolo studio sulle “storie locali di orientamento sessuale e identità di genere”. Evitando battute sulla spada nella roccia, mi chiedo che credibilità possa avere un’affermazione del genere, peraltro basata su un racconto folkloristico sul re che avrebbe indossato abiti femminili per andare a trombarsi una donna senza essere scoperto. Avercene, di Lgbt così.

Altrettanto folkloristica è la situazione della Nazionale inglese: raggiunti dalla ferale notizia di un allenatore tedesco alla guida dei Tre Leoni, da giorni alterniamo momenti di euforia, pensando a quanto Tuchel abbia vinto in fretta una Champions con un Chelsea più derelitto del Campo largo in Italia, a momenti di depressione andando con la memoria ai tristi precedenti di allenatori stranieri alla guida dell’Inghilterra. Si aggiunga il fatto che i tedeschi ci stanno profondamente sulle palle, ed ecco spiegati certi titoli letti sui giornali inglesi in questi giorni. Siamo disperati, lo ammetto: l’equivalenza allenatore vincente nel club = allenatore vincente in Nazionale raramente ha funzionato, e viceversa. Fabio Capello vince una Champions col Milan e diversi titoli con rossoneri e Real Madrid per poi farci penare ai Mondiali 2010 e dimettersi per le accuse a Terry di razzismo (e ancora non avevamo visto niente). Southgate fallisce alla guida del Middlesbrough e porta la Nazionale due volte in finale agli Europei. Nagelsmann ha fatto meraviglie con Lipsia e Bayern e poi è uscito ai quarti di un torneo giocato in casa con la Germania, Luis Enrique ha vinto il triplete con il Barcellona e poi è uscito contro il Marocco ai Mondiali. L’elenco sarebbe lungo e io vi reputo abbastanza intelligenti da avere capito il concetto.

Tuchel inizia a gennaio e ha l’obbligo morale di vincere i Mondiali 2026: non potrà abbindolarci con cazzate su progetti a medio termine, crescita e altre idiozie buone per gli allenatori di club mediocri che devono salvare il posto dopo sconfitte imbarazzanti. A proposito: non vorrei essere Ten Hag in questo momento, alla guida di uno dei Manchester United più brutti degli ultimi decenni e con una proprietà che taglia le spese manco fossero gli Urbano Cairo d’America: tra le misure prese per risparmiare ci sono la rescissione del contratto da ambasciatore internazionale di Sir Alex Ferguson e la cancellazione della tradizionale cena di Natale della squadra. Come offendere due divinità in un colpo solo.

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