La proposta
Combattere la pirateria nel calcio non con maggiore proibizionismo ma con il modello Spotify
Una strada da seguire per arginare la visione illegale delle partite è quella di proporre tariffe popolari e una diversificazione dei servizi. Dal canto suo, l'Agcom dovrebbe monitorare le conseguenze nel delegare a una società terza le funzioni di controllo in tempo reale
Sabato sera si è giocata Juventus-Lazio e contemporaneamente in Italia l’accesso a Google Drive è stato bloccato per diverse ore. Può sembrare strano ma questi eventi sono correlati. Capiamo come. La Lega Calcio Serie A ha commissionato una piattaforma antipirateria, chiamata “Piracy Shield”, regolata da AGCOM, per trattare le segnalazioni di trasmissioni pirata, intimando la rimozione entro 30 minuti. Il risultato è stato che sabato sera l’accesso a Google Drive è stato interrotto con l’accusa di diffondere “illecitamente contenuti protetti dal diritto d’autore”. Come si può intuire, questa vicenda apre un conflitto tra interessi pubblici diversi.
La legge “anti-pezzotto” approvata nell’estate del 2023 ha l’obiettivo di combattere la pirateria, che produce danni ben quantificabili al sistema sportivo ed audiovisivo. Ma quanti danni potrebbe causare un black out simile al resto dell’economia nazionale se, ad esempio, si verificasse durante un giorno lavorativo e non il sabato sera? Quanti siti legittimi sono stati oscurati in via preventiva da quando la piattaforma è attiva? Ci sono due aspetti su cui vorrei ragionare: il primo è se questo metodo di combattere la pirateria offre le necessarie protezioni al resto del sistema o se rischia di travolgerlo quando sbaglia. Occorre rivedere l'equilibrio dei poteri tra le parti interessate. La piattaforma ‘Piracy Shield’ è stata sviluppata da SP Tech per la Serie A, che poi l'ha resa disponibile all'AGCOM. Questo rappresenta un esempio di autoregolamentazione, che raramente funziona perché non tiene conto di altre esigenze e attori coinvolti.
Esiste poi una seconda questione più profonda: oggi circa 12 milioni di italiani usano piattaforme illegali per accedere a contenuti pirata, il doppio delle persone che si stima siano abbonate a Sky e Dazn. La pirateria, nello sport, ha le stesse caratteristiche che aveva nello streaming musicale prima dell’arrivo di Spotify e Youtube, che hanno consentito di ascoltare legalmente musica gratis o con abbonamenti senza pubblicità. Pur non avendo eliminato del tutto la pirateria musicale, e sollevando altri problemi legati alla giusta remunerazione degli artisti, Spotify ha dimostrato che le alternative al proibizionismo esistono. I numeri del calcio parlano invece di crescita della pirateria, diminuzione di abbonati regolari, e un significativo aumento del costo degli abbonamenti e dei ricavi finali. Lo stesso schema dagli anni ’90, che però ormai costa più di 50 euro a famiglia al mese, un’esagerazione comparata, ad esempio, al costo dello sport in streaming negli Stati Uniti. Altri modelli sono certamente possibili, peraltro coerenti con la sentenza Ue del dicembre 2023 che parla di abuso di posizione dominante da parte di Fifa ed Uefa e della possibilità delle squadre di partecipare a tornei diversi.
Il progetto di Superlega, ad esempio, qualora dovesse effettivamente partire, prevede un modello di business con partite gratis, pubblicità e contenuti aggiuntivi a pagamento. Serie A, Fifa e Uefa non possono sfidare la Superlega solo chiedendo protezione da competizioni alternative e supporto nella lotta alla pirateria, ma devono proporre un modello alternativo che riporti nella legalità i milioni di fruitori di programmi pirata attraverso tariffe popolari e diversificazione dei servizi. Infine, ritengo che il legislatore e l’AGCOM debbano monitorare le conseguenze nel delegare ad una società terza le funzioni di controllo in tempo reale e il potere di spegnimento di piattaforme altrui. Gli eventuali danni che possono causare alla comunità di fronte ad errori sempre possibili e potenzialmente fuori dalla loro possibilità risarcitoria, vanno valutati attentamente.
Viviamo in un mondo che si evolve molto rapidamente, abbiamo bisogno di pensieri “out of the box” che vadano oltre l’unica direzione presa finora: alzare le tariffe e combattere la pirateria. Abbiamo delle fonti di ispirazione da cui attingere, come la musica che è riuscita a tornare popolare e a combattere la pirateria, o un mercato molto più concorrenziale su film e serie TV, così come esempi diversi oltre oceano e la sfida della Superlega. Tutto questo ci indica un obiettivo: riportare il calcio a tutti, fare in modo che sia accessibile, magari in modalità diversa, ad ogni appassionato a prezzi ragionevoli. Se falliamo, il rischio è di perdere una nuova generazione di appassionati e tifosi, con danni incalcolabili.
Pierfrancesco Maran, europarlamentare del Pd