Serie A
Il Genoa cammina su di un crinale che Mario Balotelli conosce benissimo
L'attaccante torna in Italia e vestirà la maglia rossoblù della squadra di Genova. Un ritorno in Serie A a oltre quattro anni dall'ultima con la maglia del Brescia
Il gran divisore, il gran giudicato, quasi mai giudicante, è tornato. Mario Balotelli vestirà la maglia di un Genoa che gravita tra il disastro, la speranza e la disillusione, su quel crinale sul quale Mario Balotelli è da anni che cammina, sempre al suo modo, lento e indolente.
C’è nella Genova rossoblù una sensazione di disorientata fine, la triste conclusione di una storia che sarebbe potuta andare diversamente. È come se la tifoseria si fosse svegliata da un sonno agitato ma piacevole e si trovi di fronte a una realtà distopica: da Albert Gudmundsson e Mateo Retegui ad Andrea Pinamonti e nessun altro attorno. Con tanto del fantasma di Vitinha e lo spettro di Ruslan Malinovskyi a rendere tutto più tetro.
Sembra passata una vita da quando i tifosi erano certi che con Alberto Gilardino la squadra potesse ambire a una serena stagione di media classifica. Sono passati due mesi, il tempo di chiudere un calciomercato con gli addii dei suoi giocatori più forti e una confusione che qualcuno ha provato a descrivere come strategia.
Sembra passata una vita da quando Mario Balotelli giocava e segnava in Serie A. Ed effettivamente di tempo ne è passato: ultimo gol il 5 gennaio 2020, ultima partita il 9 marzo 2020 con la maglia del Brescia, una pandemia fa.
Sono due storie sbagliate che si incontrano quelle del Genoa e di Mario Balotelli, due storie fatte di grandi speranze e grandi delusioni, di promesse non mantenute.
È un salto nel vuoto quello del Genoa. È abituato però Mario Balotelli ai salti nel vuoto. Ne ha fatto uno dopo l’altro in carriera, alcuni sono andati bene, altri sono andati malissimo. Alberto Gilardino attende, spera di avere il tempo di vedere il suo ex compagno di attacco nella Nazionale (a ondate tra il 2011 e il 2013) ritornare a giocare. Sa che Mario Balotelli non è giocatore da gestire, da comandare a distanza tipo videogioco. Sa che l’unica cosa da fare con lui è dirgli fai vedere che cosa sai fare, gioca libero, ci penseranno gli altri a giocarti attorno. Il suo calcio non è mai stato razionale, ma surrealista, qualcosa che solo lui poteva interpretare.
Quasi tutti scommettono su di un fallimento. Semplicissimo farlo data la situazione nella quale versa la squadra allenata da Alberto Gilardino e il recente passato dell’attaccante. Alberto Gilardino però sorride, Mario Balotelli pure, proprio lui che non sorride mai. Parla poco: “Sinceramente non ho molta voglia di parlare, ma di giocare. Spero che sarò pronto presto”.
Quasi tutti scommettono su di un fallimento, l’ennesimo della carriera di Mario Balotelli. Ci sarà qualcuno che muovendo il ditino ricorderà al talento dissipato dall’attaccante. Chi non ha talento è sempre pronto a giudicare quello altrui. Mario Balotelli non ci pensa, non ci ha mai pensato. Sembra più sereno però, non divorato da quella rabbia complottista che gli gravitava attorno sino a qualche tempo fa. Alberto Gilardino domenica si augurava che Balotelli potesse arrivare “con il fuoco dentro”. “Se ho il fuoco dentro? Lo vedrete…”, ha detto oggi Mario Balotelli con espressione di amianto.