Ocio però #10
Dalla Roma al Genoa, gesti d'amore e piccole disperazioni
La Roma torna a vincere in campionato con difficoltà contro il Torino, proprio mentre la Lazio si sbarazza del Como. Il Napoli è al comando e alle spalle della squadra di Conte le candidate allo scudetto continuano a farsi male da sole
Viene da pensare che Ivan Juric abbia lasciato un ottimo ricordo di sé a Torino, un legame profondo, quasi amorevole. Ed è un bel pensiero, la "certificazione" che a volte può ancora trionfare l'amore, la possibilità di donare tutto, e pure noi stessi, per il benessere di qualcun altro. Un bel pensiero esploso in tutti quelli che ancora credono che l'amore sia più forte dell'odio – quindi pensiero decisamente minoritario – nel guardare Roma-Torino, nell'osservare certi orrori tra difesa e centrocampo distribuiti qua e là per novanta e passa minuti dai giocatori del Toro: uno di questi ha permesso a Paulo Dybala di segnare il gol dell'1-0. Serviva una vittoria a Ivan Juric per provare a rimanere ancorato a una panchina sulla quale forse si è già pentito di essersi seduto. La vittoria è arrivata, i tifosi della Roma sono pessimisti uguale, ma tre punti in più sono comunque meglio di tre punti in meno.
Questa è Ocio però, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sul campionato di calcio italiano, un piccolo breviario per evitare di prendere troppo sul serio la giornata di Serie A appena giocata.
Nemmeno il tempo di realizzare di essere tornati a vincere dopo tre partite assai deludenti, a dire il vero più che mediocri, che la soddisfazione per la vittoria è stata rosicchiata dal risultato della Lazio a Como: un 1-5 bello, spettacolare (grazie anche al comasco romanista Luca Mazzitelli che si è inventato una semirovesciata finita in gol e degna di essere ricordata ben oltre la fine del campionato), figlio di un'altra partita giocata benissimo. E si sa che a Roma va sempre così, ché i successi di una compagine sono più belli se l'altra perde. I biancocelesti però sembrano di questi tempi più concentrati su di loro che sulle difficoltà dei rivali. Perché la squadra sta andando ben oltre le aspettative iniziali e Marco Baroni è riuscito a creare un gioco nel quale tutti i suoi calciatori riescono a esprimersi al loro meglio. Ocio però che i diciannove punti conquistati sinora che hanno portato la Lazio al quinto posto sono arrivati tutti contro squadre di livello non eccelso e ogni volta che ha incontrato formazioni con possibilità di qualificarsi alle coppe europee qualcosa è andato storto. Ma riocio però che a furia di giocare bene e a fare punti con le squadre contro le quali i punti vanno fatti, uno si convince di poter stare in alto e che se oltre a convincersi ci si abitua in alto si finisce per davvero.
In pratica quello che sta accadendo al Napoli di Antonio Conte. Capolista della Serie A, vincente contro un Milan un bel po' confuso e confusionario, e sempre più d'umore buono, lo stesso che ti dà una pastarella calda al mattino. Anche perché alle spalle dei napoletani la tendenza è quella di non risparmiarsi i problemi, farsi un po' male in modo da potersi lamentare. Nell'ordine ci sono passati un po' tutti, chi più chi meno, dall'Inter all'Atalanta, sino all Juventus di un Thiago Motta che si era trasformato in Massimiliano Allegri prima di tornare se stesso, forse nella peggiore versione di se stesso: è un periodo, passerà.
Intanto la classifica si è spaccata in due, con una decina abbondante di squadre che possono avere qualche idea d'Europa, anche se minima in certi casi, e un'altra decina scarsa di squadre che iniziano a sentirsi male a pensare alla vicinanza con la zona retrocessione. Dietro è tutta un'altalena di stati d'animo, tra tonfi, resistenze andate a male, speranze infrante, vittorie un po' casuali. Il Genoa è quella che se la passa peggio. Non vince da agosto, ha problemi di qualità in rosa, ha un allenatore bravo ma parecchio giù di morale perché gli hanno rotto il giochetto quando aveva iniziato a prendere le misure. Ocio però che... no, scusate, ocio però niente. La situazione è parecchio disperata, e ci vorrebbe un carnevale a ribaltare la situazione dei rossoblù. E non è Mario Balotelli.