Il portiere del Venezia Filip Stankovic (foto Ansa)

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Bizzarro e sorprendente. Filip Stankovic, a modo suo

Giovanni Battistuzzi

Al Venezia il portiere serbo ci era arrivato per fare da secondo a Joronen. Si è ritrovato titolare per incertezze altrui e si sta costruendo una carriera da titolare indipendentemente dal padre Dejan un balzo alla Garella dopo l'altro

A vederlo scendere in campo ci si chiede perché uno così indossa una maglietta diversa da tutti gli altri dieci compagni di squadra. Siamo abituati a vedere il portiere svettare per altezza sui suoi compagni di squadra, d’altra parte in porta ci va sempre o lo spilungone oppure quello che ha i piedi più salati di tutti. Lui spilungone lo potrebbe sembrare per strada, non certo in porta. La traversa lo sormonta di parecchio, a tal punto da far credere che non ci possa mai arrivare. Eppure ci arriva. Anche quando gli avversari tirano in porta dà sempre la sensazione che non ci possa arrivare. Eppure ci arriva quasi sempre: smanaccia, respinge, devia, anche se non la blocca quasi mai. Poco male, in un modo o nell’altro se la cava Filip Stankovic

  

Filip Stankovic era arrivato a Venezia quest’estate perché doveva essere il secondo di Jesse Joronen. Dopo sette partite e diversi errori del portiere della Nazionale finlandese, Eusebio Di Francesco ha scelto di cambiare: in panca l’estremo difensore che aveva contribuito alla promozione, in campo il ventiduenne che era stato mandato dall’Inter a fare esperienza nei Paesi Bassi, al Volendam, e poi in Serie B alla Sampdoria e che a difendere una porta in un campo di calcio c’è finito per necessità: “Io gioco a calcio da quando ho 4 anni, e sono diventato portiere perché da piccolo non avevo voglia di correre”, disse a Inter Tv nel 2018.

  

Non ha mai fatto difetto di sincerità Filip Stankovic. Disse che il fatto di essere figlio di Dejan Stankovic l’aveva aiutato parecchio, che se vuoi giocare a calcio con un padre del genere devi abituarti a sentirti messo a confronto con lui e dimostrare continuamente di non essere lì per il cognome che si ha.

  

Partita dopo partita Filip Stankovic sta trovando il suo posto nel calcio indipendente dal padre. Parata dopo parata il ventiduenne serbo sta facendo vedere di essere in Serie A non perché raccomandato, ma perché è un portiere che tra i pali ci sa stare. E sempre a modo suo, quello un po’ bizzarro e sempre sorprendente. Sorprendente perché sembra sempre che sia in ritardo o impossibilitato ad arrivare sul pallone, ma alla fine ci arriva. Filip Stankovic non salta, ma balza, non si tuffa, si getta. È un tuffo nel passato, sembra un Claudio Garella, ne ricorda le movenze, si muove come lui sempre su quel filo invisibile di precario equilibrio, solo che poi, come faceva Claudio Garella, quel filo appare sempre meno instabile di quello che si era portati a pensare.

   

È uno che dà fiducia Filip Stankovic, perché se lo stile è quello che è, la concentrazione è sempre massima. E si sa che in fondo, l’importante è arrivarci per un portiere, come ci si arriva è del tutto secondario.

    


      

Anche quest'anno c'è Olive, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sui (non per forza) protagonisti della Serie A. Piccoli ritratti, non denocciolati, da leggere all'aperitivo. Qui potete leggere tutti gli altri ritratti.