Nico Mannion (Foto Ansa)

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Nella Chacho night Milano si innamora di Mannion

Umberto Zapelloni

L’Olimpia omaggia l’ex play Sergio Rodriguez con una vittoria su Madrid, tra nostalgia e un debutto che scalda il Forum: quello di Nico Mannion. Milano potrebbe aver trovato il suo nuovo “Lupin” 

La nostalgia era stata più canaglia solo nella notte in cui Milano aveva celebrato Mike D’Antoni, l’unico e irripetibile Arsenio Lupin della banda Bassotti di Dan Peterson. Anche nella Chacho Night, organizzata per celebrare Rodriguez nella sera in cui si affrontano Milano e Madrid, le due squadre che hanno riempito il suo cuore in Europa, c’è però tanta nostalgia. Del giocatore, come dell’uomo. Speciali tutti e due. Come disse Ettore Messina un tempo  “c’è stata un’Olimpia prima del Chacho e ci sarà un’Olimpia dopo il Chacho”. Peccato che né prima né dopo l’Olimpia sia stata a quel livello, con uno scudetto solo, è vero, ma con le Final Four del 2021 che restano il momento più alto in Europa della fallimentare (almeno in Eurolega) gestione Messina. “Raggiungere le Final Four significa aver raggiunto l’obiettivo della stagione, poi è una questione di fortuna e noi a Colonia non l’abbiamo avuta. Questo club è pronto per questi risultati. Bisogna mantenere una visione in prospettiva della situazione, ricordare che lavoro è stato fatto dal 2019 ad oggi. Un lavoro incredibile. Poi ci sono infortuni, sfortuna, bisogna mantenere solidità nelle difficoltà ma il potenziale c’è tutto”, dice chi ne ha vinte tre.

Il Chacho è arrivato a Milano che non era più un ragazzino. Aveva giocato a Portland, Sacramento, New York e Philadelphia, a Madrid come a Mosca dove aveva appena vinto l’Eurolega. Era un uomo di mondo. Ma a Milano con la moglie e le loro due bimbe biondissime, si era trovato come a casa. “Quando sei da tanto tempo fuori casa, è difficile sentire un posto come casa. Per me e la mia famiglia, Milano è la nostra casa”, disse un giorno, prima di salutare la città con un post dove c’erano lui e la moglie in una piazza del Duomo notturna e deserta. In pochi anni ha lasciato un ricordo enorme nei tifosi. “Ho giocato in tanti posti e mi sono trovato sempre bene, ma qui si è acceso subito un feeling speciale e questa città resterà sempre nel nostro cuore anche perché qui è nato il nostro terzo figlio”. 

C’è chi dopo di lui ha fatto fatica a venire ancora al Forum. Il Chacho sapeva come accendere la luce. Partiva dalla panchina, ma chiudeva in campo quando la palla diventava pesante… D’altra parte dopo D’Antoni è stato l’unico grande play a entrare nel cuore dei tifosi dove forse ci sarebbe anche Hackett se non fosse andato a Bologna. Nell’epoca Messina però lui resta l’unico grande play sbarcato  Milano. Certo, ci sono stati Delaney e Napier, ma oggi si è arrivati al punto di rimpiangere Cinciarini che in quest’Olimpia farebbe la sua bella figura. Il play è un giocatore fondamentale in una squadra di basket. È l’allenatore in campo (e Milano ne avrebbe bisogno visto che quello in panchina ogni tanto si impalla), l’uomo che detta i ritmi, sceglie il modo migliore di gestire il pallone, è il direttore d’orchestra. Scorri i nomi degli uomini scelti da Messina dal 2019/20 in poi e la luce si accende davvero solo quando arrivi al Chacho. State a sentire: 2019/20: Rodriguez, Mack, Sykes, Cinciarini; 2020/21: Rodriguez, Delaney, Cinciarini:  2021/22: Rodriguez, Delaney, Grant, Baldasso;  2022/23: Pangos, Mitrou-Long, Napier, Baldasso; 2023/24: Pangos, Lo, Napier, Flaccadori; 2024/25: Bolmaro, Dimitrijevic, Flaccadori, Mannion.

Bisogna arrivare fino all’ultimo nome, all’ultima scelta per avere un sussulto: Nico Mannion. La Chacho Night è anche la notte del suo esordio, la notte in cui Milano potrebbe aver trovato un giocatore irregolare di cui innamorarsi. Il suo è un esordio niente male. Entra a -1’44” dalla fine del primo quarto e Milano piazza un 10-2 che la manda in fuga. Poi rientra a fine del terzo quarto e a metà del quarto quarto Milano arriva a +22, questa volta senza impantanarsi sul più bello ( 85-76). Una scossa (11 punti in 14”27) l’ha data anche a Dimitrijevic (22 punti, il miglior marcatore). Non sarà la salvezza, ma qualche sorriso potrebbe portarlo e se Leday continua a metterci energia… E comunque in tre giorni Milano ha “matato” due volte Madrid. Non capita spesso.

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