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Un fastidio chiamato Santiago Castro
Ormai se fai l'attaccante, sei argentino, hai i capelli sparati in aria e non stai fermo in area ti paragonano a Lautaro Martínez. Il centravanti del Bologna c'entra poco con l'interista (ancor meno con il suo ex compagno Zirkzee), ma, a suo modo, sa farsi valere
Nella notte del 2 ottobre del 2022, nei corridoi dello stadio Alberto José Armando, per brevità chiamato La Bombonera, il Boca Juniors festeggiava la vittoria per 1-0 contro il Vélez Sarsfield e il ritorno in testa alla classifica. Ai microfoni della Rae, Radiodifusión Argentina al Exterior, la radio statale, era stato mandato Carlos Zambrano, difensore titolare dei los Xeneizes. Il peruviano Carlos Zambrano aveva all’epoca trentadue anni, una lunga carriera passata in Germania, Russia, Svizzera e Grecia, oltre una cinquantina di presenze in Nazionale. Oltre alla fama di essere riuscito, per due volte, a non far toccare palla a un certo Lionel Messi. Gli chiesero come fosse andata la partita. Rispose che contro Lucas Pratto (oltre cento gol in Argentina e un gol in quattordici partite con il Genoa) non aveva avuto problemi, ma che dal sessantacinquesimo in poi aveva sofferto “un ragazzino impertinente che se dimostra coi piedi la metà della sua prontezza e vivacità di lingua, diventerà un campione”. Quel ragazzino “fastidioso come una zanzara” aveva diciotto anni e si chiamava Santiago Castro. E, al Bologna, ha iniziato a far capire di non avere soltanto “prontezza e vivacità di lingua”.
Santiago Castro è ancora fastidioso. Parla tanto in campo, sfida a parole chiunque, provoca, dice parolacce, le usa come fossero sberle. Quando si ammutolisce è perché corre, scatta, usa il fisico per conquistarsi lo spazio, per controllare il pallone. E se riesce a prendersi mezzo metro è un problema. Perché è rapido, capace di controllarlo e di calciarlo forte e preciso anche in condizioni svantaggiate, con il difensore appeso alla sua maglia o impegnato in un abbraccio che nel calcio, soprattutto in area di rigore, non ha mai nulla di fraterno o amorevole.
Non è uno che bada alla bellezza del gesto atletico, Santiago Castro. In lui l’efficacia batte tanto a poco la forma, dell’eleganza si disinteressa. Non si prende nemmeno la briga di sorridere o sembrare contento di fare quello che sta facendo. Se sorride è perché o ha segnato o lo ha fatto un compagno. Sembra sempre arrabbiato con il mondo, ma è solo concentrazione. Ha spiegato che "non è che mi arrabbio, è solo che lo vivo in un modo diverso, vivo il calcio al mille per cento. Parlo molto, mi motiva. Mi piace provocare l'avversario e parlare, mi dà energia”.
Al centro dell'attacco del Bologna Santiago Castro ha preso il posto di Joshua Zirkzee, finito il estate al Manchester United. E dell'attaccante olandese è la nemesi. Lì dove dimorava l'eleganza ora c'è cattiveria e maniere spicce, lì dove c'era un lungagnone che aveva l'abitudine di muoversi per tutto il campo, ora c'è un piccoletto che ama starsene in area di rigore. Diversi, diversissimi, praticamente uguali nella capacità di attrarre il pallone e le speranze dei compagni.
Quando lo segnalarono all’Arsenal due anni fa, lo descrissero come un giovane Lautaro Martínez. Ormai se non sei uno stangone ma sei ben piazzato fisicamente, hai i capelli sparati in aria, non stai fermo in area e sei argentino ti paragonano a Lautaro Martínez. L’Arsenal lo seguì per un po’, poi se ne dimenticò: non era in fondo poi così simile all’attaccante dell’Inter. Finì al Bologna al quale non dissero che assomigliava a Lautaro Martínez. Videro in lui un attaccante interessante, uno cattivo al punto giusto, uno fastidioso come dovrebbero essere certi attaccanti. Perché forse Santiago Casto non segue il “vola come una farfalla e pungi come un’ape”, lui “ronza come una mosca e punge come una zanzara”, ma se devi segnare e non boxare con somma eleganza come Muhammad Alì può andare bene lo stesso.
Anche quest'anno c'è Olive, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sui (non per forza) protagonisti della Serie A. Piccoli ritratti, non denocciolati, da leggere all'aperitivo. Qui potete leggere tutti gli altri ritratti.