Al Ranch Valentino Rossi si riappacifica con il suo passato in pista
Oltre a formare i talenti motociclistici di oggi e domani, sulle colline marchigiane l'ex campione del motociclismo fa "pace" con i rivali di un tempo: “Ora conta solo fare casino”. Anche con Casey Stoner
La stagione del Motomondiale si chiude questo weekend a Barcellona. Si ripartirà tra oltre tre mesi in Thailandia. In mezzo non ci saranno solo test e vacanze per i piloti. Molti di loro si daranno battaglia nella decima edizione della “100 km dei campioni”: appuntamento il 10 gennaio a Tavullia nel Ranch di Valentino Rossi, nuovo tempio laico delle due ruote voluto proprio dal nove volte campione del mondo. Un casale ristrutturato circondato da ovali in terra battuta, piste di motocross e flat-track, un terreno trasformato in centro di allenamento personalizzato e luogo di culto in cui formare il talento futuro e azzerare i rancori del passato. Una circuito che è come un moderno speakeasy, esclusivo e su invito, la cui clientela cresce grazie alla volontà del capo di estendere la sua ospitalità.
Le giovani leve dell'Academy VR46 si allenano qui, sfrecciando sullo sterrato marchigiano per migliorare il grip e la sensibilità su ogni tipo di superficie. Una preparazione che ha sfornato i titoli e le vittorie di Pecco Bagnaia, Franco Morbidelli, Marco Bezzecchi e Luca Marini. Rossi però non si è limitato ad accogliere solo gli allievi fedeli, ha aperto le porte di casa sua ai vecchi avversari, anche a quelli con cui ci sono state le rivalità più aspre. L'ultimo è stato Casey Stoner. Proprio l'australiano ha svelato per primo l'inaspettata rimpatriata: il suo reel finiva con un'immagine che lo riprendeva di spalle accanto all'ex rivale, complici di fronte a qualche birra e agli avanzi di una grigliata. Un paio di giorni dopo è stato Rossi a pubblicare un lungo video pieno di derapate. Ai nostalgici sarà venuto in mente il duello lungo il “cavatappi” del circuito di Laguna Seca nel 2008, uno dei momenti che ha segnato un forte antagonismo tra i due e che sembrava non essersi mai sopito. Finché non sono apparsi i sorrisi e le pacche sulle spalle di qualche giorno fa.
Prima di lui è successo anche a Dovizioso, Iannone, Rins, Martin, Pedrosa e perfino a Jorge Lorenzo, l'ingombrante compagno di squadra con cui si è conteso più volte Mondiali e Gran Premi fino all'ultima curva. “Il ranch di Valentino è come Disneyland”, disse dopo l'invito alla 100 km del 2021. “Ero felice come un bambino, ho annullato anche le vacanze pur di esserci”. L'ambito accesso al Ranch è un ideale passe-partout che dà l'accesso a una comunità che si riconosce nella passione per le due ruote ed è disposta a sotterrare la frizione di guerra. Un atteggiamento che rientra nell'indole di Rossi: alla feroce applicazione in gara si contrapponeva una leggerezza disincantata nel festeggiare le vittorie o stemperare le tristezze. “Ora conta solo fare casino”, disse dopo il ritiro a chi si aspettava riflessioni commosse. Che senso ha guardarsi ancora in cagnesco? Meglio confrontarsi con chi ha un manico speciale come il proprio. Ritrovarsi nel mondo di sempre, senza eventi speciali organizzati da terzi con il favore delle telecamere o per motivi pubblicitari.
Nel 2014 anche Marc Marquez fu invitato in quello che sembrava un passaggio di testimone di cui lo stesso Dottore era consapevole. Lo spagnolo, nel documentario “All in” a lui dedicato, ha sostenuto che in quell'occasione fece il record della pista e ciò inizio a raffreddare i rapporti con Rossi. Una volta per gli inviti si era soliti ringraziare, Lorenzo e Stoner hanno dimostrato che non è abitudine persa.