Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA
Il dolce stil Viola della Fiorentina di Raffaele Palladino
L'ex allenatore del Monza ha disegnato una squadra nuova, moderna e antica insieme, prediligendo il gioco verticale in controtendenza rispetto alla moda di partire dal basso con troppi passaggi dentro la propria metà campo
Quando guardi la classifica e in alto ci trovi la Fiorentina, c’è qualcosa di nuovo nell’aria. Un dolce stil novo, verrebbe da dire, visto tutto l’amore che la città sta riversando sulla squadra. Raffaele Palladino è un allenatore saggio anche se piuttosto inedito. Fa cose da maestro di una volta, e questo è un grande pregio. Comincia la stagione in maniera quasi disastrosa, rischiando di uscire dall’Europa per mano di un gruppo di dopolavoristi, la Puskas Akademia, mente in campionato pareggia con le piccole, rischiando anche di perdere. È a quel punto che gli cambiano la squadra, comprandogli tre centrocampisti reietti, come Yacine Adli, Danilo Cataldi ed Edoardo Bove. Palladino riflette, probabilmente si tranquillizza e modifica completamente il suo piano tattico, e già dalla sfortunata trasferta di Bergamo disegna una Fiorentina nuova, moderna e antica insieme.
Palladino toglie un terzino dal centrocampo e ci mette un mediano, arretra Gosens e schiera la difesa a quattro. La squadra risponde subito meglio e comincia a risalire nel gioco e nei risultati. In controtendenza rispetto alla nuova leva dei moderni allenatori, quelli che partono dal basso con troppi passaggi dentro la propria metà campo, predilige il gioco in verticale, provocando in chi vi scrive un sospiro di sollievo. Finalmente si va avanti anziché tornare indietro. Questa linearità dritta e risoluta, non contrasta con la scelta di schierare comunque quasi sempre quattro giocatori offensivi, tanto che la squadra sembra a tratti muoversi in dodici.
I meccanismi della manovra prevedono un giocatore ombra sulla fascia: è Colpani, ragazzo magro che balletta sulla linea di destra per poi stringere al centro e tirare con il sinistro, unico piede che conosce. Gioca talmente largo Colpani che a tratti sembra dissolversi nel nulla per poi ricomparire all’improvviso. Sull’asse centrale formato da De Gea (un volo a planare), Comuzzo e Ranieri (applicazione e fosforo), Cataldi o Adli (tattici) e Bove (ovunque), si distingue il rinnovato Kean (energia pura). Moise gioca e segna beneficiando dell’attenzione che tutta la squadra gli riserva. Nella Juventus era uno dei tanti, inevitabilmente sottovalutato come lui stesso ha detto, vittima di un carattere complesso. Nella Fiorentina ha trovato una squadra che gioca per lui, tanto che lui, ombroso ma riconoscente, gioca per la squadra. In questa Fiorentina sorprendente, manca ancora Gudmundsson, probabilmente il più forte. Il suo inserimento non sarà semplice, in quanto tutti si amano nella Fiorentina e quello che è stato fuori dovrà meritarsi il posto con discrezione. Perché come diceva il gran poeta, “al cor gentile rempaira sempre amore”.