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Il Foglio sportivo

Che cosa sta succedendo al Manchester City?

Michele Tossani

Cinque sconfitte consecutive in tutte le competizioni, interrotte solo dal pareggio registrato contro gli olandesi. Il modello Guardiola messo in crisi dal contropiede e non solo dall’infortunio di Rodri

Che succede a Guardiola? Il tecnico spagnolo si è presentato nel post gara della sfida di Champions League con il Feyenoord di martedì scorso con vistosi tagli sulla testa. La spiegazione fornita dal catalano (autolesionismo causato dalla frustrazione per l’andamento della partita) rende l’idea dei grattacapi che il Manchester City sta dando al proprio allenatore in quest’ultimo periodo. 

 

                         


Mai come ora, infatti, Guardiola si è dovuto confrontare con una crisi tecnica di queste proporzioni in una squadra da lui guidata. Il City è reduce da una serie di cinque sconfitte consecutive (tutte le competizioni comprese) interrotte solo dal pareggio registrato contro gli olandesi. Un risultato che però è alla stregua di un’altra sconfitta dato i Citizens si trovavano avanti di tre gol a sedici minuti dalla fine prima di farsi raggiungere inopinatamente dagli avversari sul tre pari. È la prima volta nella storia della massima competizione europea per club che una squadra avanti di tre gol a così poco dalla fine si fa recuperare.


Per spiegare questo momento no, Guardiola ha chiamato in causa gli infortuni che hanno falcidiato il City nelle ultime settimane. Il pensiero va immediatamente a Rodri con lo spagnolo, Pallone d’oro 2024, che salterà tutto il resto della stagione a seguito della rottura del crociato avvenuta in occasione della sfida di settembre con l’Arsenal. L’assenza di Rodri si è subito fatta sentire. L’importanza dell’ex giocatore dell’Atlético Madrid negli equilibri del City è tale che il Manchester ha vinto 60 delle 78 partite totali disputate con lo spagnolo in campo, perdendone appena due.


Rodri contribuisce alla fase difensiva agendo da schermo davanti alla difesa e, in possesso, aiuta la squadra inglese a sviluppare la propria manovra, arrivando anche alla conclusione in prima persona (come accaduto nella finale della Champions 2023 quando proprio una rete dell’iberico decise a favore del City la gara contro l’Inter di Inzaghi). Senza più Rodri a fare filtro, il City è diventato vulnerabile al contropiede avversario. Basta però l’assenza di un solo calciatore, per quanto importante, per spiegare la crisi dei campioni d’Inghilterra? Ovviamente no.


A essere chiamati in causa sono anche i guai fisici che, via via quest’anno, hanno colpito altri giocatori chiave come Kevin De Bruyne, Jack Grealish e Jérémy Doku. Quando al City sono mancati questi calciatori, tutti abilissimi nel tenere palla, alla squadra di Guardiola è venuta un po’ meno la capacità di controllare la partita, vera ossessione per il tecnico ex Barcellona. Anche questo ha finito per esporre il Manchester City ai ribaltamenti di fronte di avversari diventati sempre più bravi ad attaccare in transizione.


Tutto ciò è acuito dalla presenza in mediana di calciatori come Mateo Kovacic, Ilkay Gündogan e Bernardo Silva, che soffrono contro squadre più attrezzate fisicamente in quella zona del campo. C’è poi da considerare anche il fattore offensivo. La compagine britannica è troppo dipendente dalla giornata di Erling Haaland. Se il norvegese non è in forma, il City non ha bocche da fuoco alternative. Basti pensare al fatto che, dopo l’ex Dortmund con 17, i migliori marcatori degli inglesi in questa stagione sono Joško Gvardiol, Phil Foden, Matheus Nunes, John Stones e Kovacicć con tre reti.


Si comincia quindi a sentire la mancanza di Julián Álvarez (11 reti e 9 assist nell’ultima Premier League), ceduto in estate all’Atlético Madrid. Insomma, come ammesso da Bernardo Silva qualche settimana fa, il City non sfrutta le occasioni che crea e subisce gol troppo facilmente. In pratica la squadra di Guardiola ha problemi in entrambe le aree di rigore, là dove si decidono le partite. 


Sotto sotto però sembra esserci anche altro, qualcosa di più profondo e strutturale. La sensazione infatti è che il modello rigidamente posizionale di Guardiola cominci a trovare delle difficoltà in un momento storico in cui tutte le squadre sono migliorate nel giocare in contropiede. Una teoria confermata dai problemi riscontrati ad alto livello da formazioni che adottano principi simili a quelli del tecnico catalano, come ad esempio il Paris Saint-Germain di Luis Enrique (a rischio eliminazione dalla Champions dopo aver perso anche contro il Bayern Monaco).


Insomma, a Guardiola potrebbe non bastare il fatto di recuperare alla piena efficienza fisica tutti i suoi giocatori. Probabilmente Pep dovrà anche rivedere qualcosa in termini di proposta di gioco. Non un bel segnale per il prosieguo dell’annata. E all’orizzonte, proprio questo weekend, c’è la sfida contro il lanciatissimo Liverpool di Arne Slot...