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Il Foglio sportivo

Effetto Sinner: porteremo il tennis nelle scuole. Intervista ad Angelo Binaghi

Umberto Zapelloni

Tre vittorie incredibili, quasi un milione di tesserati e 33 biglietti venduti al minuto, ecco i piani del presidente della Federazione italiana tennis e padel: “Aiuteremo l’Italia a diffondere lo sport grazie ai capitali stranieri che attiriamo”

L’anno d’oro del tennis italiano non è ancora finito. L’effetto Sinner è appena cominciato e presto verrà superato il milione di tesserati alla Fitp, la Federazione italiana tennis e padel. Il presidente Angelo Binaghi dovrebbe essere il più amato dei presidenti federali, invece è soltanto il più invidiato. Qualcuno probabilmente pensa che il merito sia tutto di Sinner, il che non è sbagliato. Ma Sinner è caduto dal cielo quando il tennis italiano era pronto ad accoglierlo, sfruttarlo, ma anche proteggerlo. Quando è arrivato in tavola il caviale, lo champagne era già stato servito. E adesso la festa può continuare.


Una curiosità presidente Binaghi, ma l’abito che Sinner le ha innaffiato di bollicine alle Finals che fine ha fatto: l’ha mandato in tintoria o l’ha tenuto come reliquia?
 “Ho fatto un errore. L’ho messo in valigia e spedito a Roma, mentre io andavo a Malaga. Mia moglie mi ha spiegato solo dopo che cosa avrei dovuto fare… Non ho ancora osato aprire quel trolley. Credo che lo dovrò buttare. Ma ne è valsa la pena. Ne vorrei buttare più di uno all’anno”.
 
Le rimarrà una bella reliquia. In fin dei conti vincere le Finals in Italia con un tennista italiano era il sogno di un anno praticamente perfetto.
 “Alla vigilia delle Finals mi sono detto, accidenti è stato un anno incredibile. Senza pensare alla Billie Jean King cup perché la ritenevo impresa impossibile, ho pensato: adesso abbiamo due finali e sarà difficilissimo anche vincerne una sola. Mi sono detto, va beh comunque è stato un anno straordinario. Speravo comunque di vincerne almeno una: ne abbiamo vinte tre”.


Quindi è andato addirittura oltre le sue previsioni?
 “Siamo oltre. In ogni cosa. Ma ci credevo. Una decina di anni fa, quando ci dicevano che eravamo nell’anno più basso del tennis italiano, senza un giocatore qualificato per gli Internazionali d’Italia, noi spiegavamo che era in arrivo una generazione di ragazzi che avrebbe fatto addirittura meglio delle donne. Poi quando ci dicevano di Berrettini finalista a Wimbledon, rispondevamo è bravissimo, però guardate che chi arriverà dopo sarà anche meglio. Poi, quando hanno massacrato Sinner prima perché non andava alle Olimpiadi quattro anni fa, poi perché non giocava in Davis, abbiamo spiegato a tutti che non ci cambiava niente vincere un incontro di Davis in più o in meno o fare le Olimpiadi una volta in più o in meno. Quello che conta è il percorso del ragazzo che si possa allenare, possa crescere, possa completarsi. Perché se va nei primi tre del mondo cambia la storia del tennis italiano”. 


E lui non si è fermato ai primi tre…

“Avevamo previsto tutto tranne due cose: la Paolini e la velocità con la quale è successo. No, non dico solo la velocità, la velocità e la violenza. Un conto è essere tra i primi 2 o 3 del mondo, che è quello che noi auspicavamo, come Federer, Nadal o Djokovic, poter avere un italiano che ogni anno si distribuisce con gli altri due, gli Slam, gli Internazionali, la Davis. Ma un altro conto è avere a 23 anni il numero uno del mondo che vince tutto, praticamente tutto”.


Le uniche volte in cui non ha vinto, abbiamo capito dopo che non era solo colpa sua... Stava arrivando lo tsunami dell’accusa di doping. Neppure lei sapeva quello che stava passando?
“Assolutamente. L’ho saputo la sera prima che l’abbiate saputo voi”.
 
Le hanno dato più soddisfazioni le vittorie di Jannik, l’oro olimpico di Errani e Paolini o i due campionati del mondo a squadre, la Billie Jean King Cup e la Davis?
Naturalmente  vedere un italiano che è tornato a vincere uno Slam in Australia è stata una cosa epocale. Credo che da lì sia poi partito un po’ tutto, questa febbre contagiosa che prima si è estesa ai maschi con Musetti e Berrettini, poi ai doppi con Bolelli e Vavassori, poi ai doppi misti e che alla fine ha contagiato anche Paolini e Errani e tutta la squadra di Fed Cup”.
 
Ha visto tutte le partite degli italiani quest’anno? 

“Sono stanchissimo perché ho visto il triplo dei match degli anni scorsi, perché gli italiani hanno vinto il triplo e io li ho visti tutti. E alla fine sono stato talmente violentato da queste emozioni che debbo dirle che durante gli ultimi incontri di Davis ero tramortito, che li ho guardati con un distacco che non ho mai avuto in vita mia. Anche perché io, prima che presidente sono tifoso, sono noto per esserlo a livello italiano e internazionale”.
 
Adesso che avete vinto tutto questo, qual è il prossimo passo? Il milione di tesserati?
 “Per il milione di tesserati ci dia qualche settimana. Lo raggiungeremo entro fine anno. Il prossimo obiettivo sono gli Internazionali Bnl d’Italia, dove vi lasceremo a bocca aperta perché stiamo studiando qualcosa di speciale con Sport e salute per assorbire la marea che ci sta invadendo”. 
 
La febbre non accenna a fermarsi?

“Vuole sapere quanto abbiamo incassato nella prima mezza giornata di prevendita per le Atp Finals del prossimo anno? Quattro milioni di euro che vuol dire oltre 20.000 biglietti e un po’ meno di 300 abbonamenti. Il tutto in 12 ore che vuol dire 2.000 biglietti all’ora, 33 al minuto”.


Ma cosa fa questa federazione ricchissima di tutti questi soldi, di tutta questa ricchezza.

“Facciamo una cosa bellissima, portiamo lo sport nelle scuole. Insegneremo ai ragazzi a giocare a tennis, padel e pickleball”.


Il sogno, mai realizzato di ogni ministro dello sport.
“E lo faremo con capitali esteri perché gli spettatori arrivano dall’estero e molti grandi sponsor pure. Aiuteremo lo stato a superare il problema storico più grosso dello sport italiano che è lo sport a scuola, qualcosa che lo stato italiano con le proprie risorse non è mai riuscito a fare. Quest’anno l’abbiamo fatto con più di 600.000 ragazzi delle scuole di tutta Italia. L’anno prossimo investiremo 9 milioni di euro. Vogliamo farlo con un milione di ragazzi. E poi vogliamo ancora raddoppiare… senza far spendere un soldo allo stato. Lo faremo in piena sintonia con Sport e salute e con il ministero dello Sport perché ci devono aiutare a sfondare la burocrazia”.


Facile con un Sinner in casa, ma va riconosciuto che vi siete fatti trovare pronti quando lui è arrivato.
“Abbiamo incominciato a risanare gli Internazionali quando Sinner aveva due o tre anni. Non era neanche nato tennisticamente. Non le abbiamo fatte sulla scia di Sinner, ma molto prima. Abbiamo creato la tv che è il driver della nostra crescita quando Sinner aveva sette anni e forse sognava ancora di diventare uno sciatore”.
 
In un’intervista al Corriere lo ha definito il nuovo Gianni Morandi, quello che piace a tutti. E lei chi può essere?

“Mi chiamavano Leon. Avete presente il film? C’è una scena quando lui deve andare ad ammazzare tutti e lo fermano all’ingresso dello stabile e gli chiedono: Scusi lei chi è? Lui risponde Leon, sono l’uomo delle pulizie. È quello che feci in Federazione quando i primi anni non mi conoscevano e mi fermavano all’ingresso. Allora mi presentavo come l’uomo delle pulizie. E le abbiamo fatte veramente le pulizie”.
 
Ma c'è qualche suo collega presidente di federazione che le chiede consiglio?
“Quando sono all’estero non c’è persona che non mi chieda consiglio. Vogliono sapere tutto, vogliono copiare, vogliono imparare, vogliono capire quali sono i segreti. A livello di federazioni in Italia nessuno invece mi chiede nulla. Anzi ci sono dei presidenti che studiano i nostri bilanci per trovare degli errori. Poveri ignoranti”.
 
Ma forse si è reso antipatico anche dicendo che il Coni non serve a nulla.
“Abbia pazienza, io di Coni non mi occupo più, mi occupo d'altro”.
 
Il presidente Malagò le ha fatto i complimenti per la Davis, almeno.
“Assolutamente. Questa volta. Lo ha sempre fatto quest’anno. Ha cambiato totalmente impostazione e ha trovato il coraggio che non trovava l’anno precedente, per fare i complimenti non solo ai giocatori, ma anche alla Federazione che io rappresento. Adesso sta anche esagerando perché fa i complimenti a me e mi sembra francamente che stia facendo troppo”.


Per avere Sinner in campo anche nella prossima Coppa Davis, il problema è solo dovuto alla possibilità che si vada a giocare in Cina?
“No, è dovuta alla programmazione che il ragazzo farà, perché qualche scelta bisognerà farla. Quest’anno ha giocato troppo. Io lo avevo visto proprio molto stanco negli ultimi match. E così non va bene. Anche perché se ha un problema, come ho ripetuto a lui e alla sua famiglia, è quello di preservare la salute. Perché se lui sta bene, noi, tutti noi, tutti gli italiani si divertiranno per 15 anni come mai è successo in tutto lo sport italiano”.
 
Uno slam vale più della Davis oggi?
“Bisogna fare delle scelte, certe volte anche dolorose. La Coppa Davis non è più come 50 anni fa o come per noi lo era 15 anni fa quando dovevamo ricostruire il movimento. Non è più il primo obiettivo della carriera di un giocatore di tennis di questo livello . Meglio vincere uno slam o gli Internazionali d’Italia”.