Dusko Ivanovic in giacca e cravatta durante la partita tra Stella Rossa e Partizan (foto Epa, via Ansa)

a canestro

La Virtus Bologna si affida al sergente Dusko Ivanovic

Marco Gaetani

L'allenatore montenegrino sostituisce il dimissionario Luca Banchi alla guida delle Vu nere. Di lui Gianluca Basile disse: "Gli allenamenti erano estremi. Se non stai bene fisicamente, con Dusko puoi anche essere Gesù Cristo, ma non giochi"

Il fatto che le strade di Dusko Ivanovic e dell’Italia del basket non si fossero già incrociate in passato è abbastanza sorprendente. L’uomo scelto dalla Virtus Bologna per provare a spegnere l’incendio causato dalle dimissioni di Luca Banchi ha flirtato a lungo con la nostra pallacanestro ma senza mai arrivarci davvero: non tanto da giocatore, quando dopo aver illuminato il Buducnost con annate in cui riusciva a mettersi alle spalle nella classifica dei migliori realizzatori persino uno come Drazen Petrovic divenne il capitano della Jugoplastika Spalato che stupì l’Europa potendo contare sui vari Kukoc, Radja e Perasovic, quanto da allenatore. Troppo forte, però, il rapporto con il Saski Baskonia, che nella sua epoca d’oro incantava i parquet continentali sotto il nome di Tau Vitoria. Tra un’èra basca e l’altra, ha allenato in Grecia e in Russia, in Turchia e in Serbia, ma mai in Italia.

   

La nostra Serie A potrà dunque toccare con mano quelli che sono i racconti che hanno accompagnato per anni la figura di Ivanovic, allenatore d’altri tempi, molto bastone e poca, pochissima, carota. Allenamenti durissimi, con sessioni infinite di corsa e in sala pesi prima di passare sul parquet, e i cosiddetti “suicidi” mandati giù a ripetizione, da una parte all’altra del campo fin quando fa male. Il sergente di ferro montenegrino ha accettato un contratto semestrale, mettendosi alla prova nonostante un’età e un curriculum al di sopra di ogni sospetto: classe 1957, in bacheca un campionato francese (con il Limoges con cui vinse anche la Korac prima di sbarcare a Vitoria) e tre spagnoli (tutti col Baskonia, l’ultimo nel 2020 arrivando in corsa al posto di Perasovic e allenando, tra gli altri, Achille Polonara e Toko Shengelia che adesso ritroverà a Bologna) oltre a una serie infinita di coppe nazionali, Ivanovic non è uomo abituato al compromesso. Nel corso della sua lunghissima carriera, ha saputo spesso ribaltare situazioni difficili: lo sanno bene non solo a Vitoria ma anche a Belgrado, sponda Stella Rossa, raccolta in condizioni tutt’altro che esaltanti nel novembre 2022 e condotta alla vittoria del campionato dopo un discreto cammino in Eurolega. Al momento del suo arrivo, ristagnava all’ultimo posto della regular season continentale: esattamente come la Virtus attuale. A differenza dell’Eurolega, però, in campionato le Vu Nere sono ampiamente in linea di galleggiamento, alle spalle di una Trento che non ha sbagliato un colpo.

  

Gli aneddoti sulla durezza di Ivanovic si sprecano: dai sei giorni di riposo concessi nel corso di un’intera annata al Tau Vitoria (nella stagione in cui i baschi persero l’Eurolega in finale al cospetto proprio della Virtus Bologna soltanto in gara 5: era l’anno dello “scisma” con la Fiba e la SuproLeague), riferiti dall’allora stella del Tau, Luis Scola, agli allenamenti punitivi imposti per aver scialato parte di un vantaggio comunque condotto serenamente in porto a fine partita ai tempi del Khimki. Gianluca Basile, che lo ha incrociato ai tempi di Barcellona, in una recente intervista a Relevo ne ha tracciato un ritratto folgorante: "Gli allenamenti con lui erano estremi, credo molto simili a quelli che viveva quando lui giocava. Se non stai bene fisicamente, con Dusko puoi anche essere Gesù Cristo, ma non giochi. È ancora oggi uno dei migliori allenatori d’Europa, preparatissimo in attacco e in difesa, ma non ha mai voluto cambiare la sua filosofia in termini di gestione dello spogliatoio". Belinelli e compagni sono avvertiti, insomma.

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