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Il Foglio sportivo

La Juventus all'esame di Italiano

Marco Gaetani

Questo fine settimana Thiago Motta ritrova un Bologna che viaggia come il suo di un anno fa, ma ha in più sulle spalle il peso della Champions e arriverà a Torino senza Orsolini. Intanto i padroni di casa hanno un problema: fanno una fatica tremenda a segnare

Cinque vittorie, sei pareggi, due sconfitte. Il ruolino del Bologna di Vincenzo Italiano ha immediatamente solleticato gli statistici, perché è la riproduzione fedele di quello fatto registrare da Thiago Motta un anno fa. Cambia il dato dei gol fatti e subiti, certo, ma è un fattore quasi irrilevante davanti al resto: se miracolo era, ed è effettivamente stato, quello dell’italo-brasiliano, perché il racconto del Bologna attuale è così lontano dal mainstream? L’impressione è che Italiano paghi qualcosa in termini di “physique du role” e debba convivere con tarli e pregiudizi antichi nei suoi confronti, come le finali perse alla guida della Fiorentina subendo reti sanguinose in coda alle sfide contro West Ham e Olympiacos: in entrambi i casi, questioni di forma più che di sostanza per uno dei tecnici più divisivi del nostro calcio.
Il fine settimana propone proprio l’incrocio tra Motta e Italiano, uno Juventus-Bologna al quale si arriva con le squadre più vicine di quanto fosse lecito immaginare a inizio anno: sia perché la Juventus è ai piedi della zona Champions, sia perché Orsolini (allo Stadium non ci sarà ed è un peccato) e compagni stanno rendendo al di sopra delle aspettative nonostante un mercato in cui sono partiti pezzi giganti della squadra che fu di Motta, da Calafiori a Zirkzee.

 

La premiata ditta Sartori-Di Vaio ha lavorato bene ma non benissimo: Dallinga deve ancora capire il calcio italiano, Casale non è che il lontano parente di quello che dopo il primo anno di Lazio aveva conquistato la chiamata in Nazionale. Ma la dirigenza del Bologna non sempre si muove per l’oggi, quanto per il domani (citofonare Castro), e allora forse è il caso di sospendere il giudizio, considerando per esempio che Italiano non ha mai avuto a disposizione Cambiaghi, andato ko all’alba della stagione, e che Dominguez ha già messo in mostra qualcosa di interessante. È poi doveroso ricordare che questo Bologna ha in più sulle spalle il peso di una Champions per cui la rosa pare oggettivamente poco strutturata: le prestazioni sono arrivate, i risultati no. Poteva diventare un macigno, eppure Italiano ha sempre saputo presentare una squadra concentrata in campionato, da allenatore abituato al turnover, talvolta persino eccessivo, sin dai tempi di quello Spezia che lasciò proprio nelle mani di Motta, senza tralasciare le due campagne europee della Fiorentina. 

 

Il giudizio è sospeso anche per quanto riguarda Motta, ma più di qualche sopracciglio si è già alzato. È vero che la Juventus sta seminando per il futuro ed è impossibile non sottolineare il peso che stanno avendo gli infortuni, anche se arrivati a un certo punto non può più essere solo una questione relativa al caso. Ma è altrettanto vero che i bianconeri fanno una fatica tremenda a segnare; che Koopmeiners è la controfigura sbiadita di quello visto a Bergamo; che a Lecce, per quanto in emergenza, si è vista una prestazione a tratti tremenda e per l’ennesima volta uno dei migliori in campo è stato Mattia Perin, dodicesimo di lusso che ha il pregio di non fare rumore anche se le sue prestazioni richiederebbero maggiore risalto. Ma il passato conta fino a un certo punto: dopo la stretta di mano davanti alle panchine, Motta e Italiano dovranno pensare solamente al futuro.