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Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA

Mattia Liberali, il passato e il futuro nel calcio

Alessandro Bonan

Dentro una partita di fatto brutta tra Milan e Genoa, si muoveva come un puntino bianco, e lo guardavo spostarsi qua e là, rapito dalla sua leggerezza. Ecco la luce, la fiamma appunto davanti ai miei occhi un po’ lucidi

Guardarsi indietro e scoprire quanto sia stato tutto troppo veloce. Un gesto che nel calcio, come nella vita di tutti i giorni, è pericoloso, attira mosche e zanzare, pipistrelli e mostri di ogni genere. Pensavo questo nel vedere i campioni del Milan sfilare nella notte del compleanno rossonero con la celebrazione dei 125 anni di storia. I capelli color neve di Frank Rijkaard, lo sguardo sempre un po’ sommesso di Donadoni, l’eleganza mai perduta di Van Basten, il passo claudicante di Gullit. In mezzo a tante presenze, l’assenza più rumorosa, quella di Paolo Maldini, uno dei più grandi calciatori del Milan e dell’intera storia italiana. Un buco nero nella notte, figlio delle incomprensioni, delle gelosie, della sciocca presunzione di essere più forti di qualsiasi passione. Sentimenti pericolosi, nella notte di San Siro. I meno giovani sapevano guardare ciò che vedevano, una pellicola che si srotolava davanti ai loro occhi, la vita, i trionfi del Milan di Berlusconi. La prima macchina comprata a rate, la fidanzata bella, quella simpatica. La forca a scuola dopo una notte di Coppa dei Campioni. Quelli più vecchi, dai sessant’anni in su, si accorgevano di un’altra assenza grave, quella di Gianni Rivera, ormai sparito nel nulla, quasi nascosto dietro chissà quale paturnia. I più giovani riconoscevano soprattutto Pato, a cui mancavano soltanto i piccoli ferretti che gli ingabbiavano i denti, l’apparecchio con cui si presentò giovanissimo in Italia. 

 

Mentre guardavo tutte le scene, ho ripensato a com’era “il calcio di una volta” (l’ho detto, accidenti), deprimendomi un po’, ma solo per il fatto che gli anni erano passati troppo in fretta, con tanti sogni rimasti dentro il cuore. E quindi mosche, zanzare, pipistrelli e mostri di ogni genere. Ma dopo tutto questo tumulto di sensazioni, è cominciata la partita, Milan-Genoa, e ho visto, sullo sfondo, un ragazzino piccolo, con due gambette magre come grissini. Ho stropicciato gli occhi, sembrava ancora un tuffo nel passato, l’ultima sorpresa organizzata per l’anniversario rossonero. Insomma, un giocatore d’altri tempi. Era il giovane Liberali, anacronistico nel fisico (e un po’ anche nel ruolo, mezza punta), rispetto ai muscolari del calcio di oggi. 

 

Dentro una partita di fatto brutta, Liberali si muoveva come un puntino bianco, e lo guardavo spostarsi qua e là, rapito dalla sua leggerezza. Ecco la luce, la fiamma appunto davanti ai miei occhi un po’ lucidi. Il calcio non passa mai, non c’è solo il ricordo, non c’è solo il presente con la sua chimica sbagliata. Il calcio, per mia fortuna e per la fortuna di tutti, è anche domani: due piccole gambette magre veloci contro il vento.

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