Gli scacchi presi con filosofia
I due grandi rivali di scacchi fanno pace e il titolo mondiale è condiviso
Un risultato in parità, tre patte e nessuna partita a oltranza. Nepomniachtchi e Carlsen diventano entrambi campioni per la prima volta. La tradizione si rompe suscitando fiumi di polemiche
New York, Wall Street, ultimo dell’anno. Quattro partite blitz per la finale mondiale e Nepomniachtchi compie un miracolo: dopo due sconfitte, infila due vittorie consecutive contro Carlsen (è mai successo?) e porta il risultato in parità. Spareggi: si giocano partite secche, e dopo tre patte, in violazione del regolamento che impone di andare avanti a oltranza, il norvegese propone di condividere il titolo. Nepo accetta, e ai due rivali, e amici, è concesso di gioire insieme. Non era mai successo che un titolo mondiale individuale fosse condiviso, e la cosa, com’era prevedibile, suscita un fiume di polemiche, che coinvolgono anche grandi nomi ben noti agli scacchisti, come quello di Hikaru Nakamura.
Le critiche investono la federazione, la Fide, che ha piegato le regole pur di accontentare il più forte e il più influente di tutti, Carlsen. Specialmente considerando che ciò è avvenuto dopo il jeans-gate della settimana scorsa nel campionato rapid, quando, multato per infrazione del dress code, Carlsen si è ritirato dalla competizione, mettendone così in dubbio, volente più che nolente, la legittimità. Nella sua perenne battaglia da incattivito Don Chisciotte contro le alte sfere scacchistiche, Hans Niemann (da Carlsen eliminato ai quarti, e in passato da lui accusato di barare nel gioco online), ha definito il mondo degli scacchi “una barzelletta”.
Per la famosa streamer, Alexandra Botez, “gli scacchi si stanno rammollendo”. Si può capire la lamentela: di campione dev’essercene uno e uno solo, altrimenti che senso ha parlare di campione? Lo spareggio non si fa apposta, per rompere un pareggio? In verità, di precedenti del genere ce ne sono ben pochi, nel mondo scacchistico come in quello sportivo in generale: il più noto agli italiani (e recente) è quello dell’oro condiviso di Tamberi nel salto in alto alle olimpiadi di Tokyo.
Anche Carlsen, comunque, si è pronunciato, esprimendo, oltre a un pizzico del suo usuale menefreghismo nei confronti di chi gli storce il naso, il suo punto di vista. La giornata era stata lunga e impegnativa, entrambi erano stanchi e nervosi, e probabilmente la vittoria sarebbe stata decisa da un erroraccio che in tale situazione può sempre scappare. Forse sarebbe stata decisa dal caso più che dalle abilità dei giocatori, forse è come essersi rifiutati di lanciare una monetina. Nel 1985 la Fide interruppe uno storico match mondiale che andava avanti da mesi (Kasparov-Karpov) con argomentazioni simili. E proprio fino a quell’anno sopravviveva ancora la tradizione (alquanto irrazionale) di assegnare al campione in carica la vittoria in caso di pareggio. Si può sostenere che gli scacchi si stiano rammollendo, quando lo stesso problema si è sempre presentato in varie forme e con varie soluzioni? Mettiamola così: il più bel gioco di simulazione della guerra ogni tanto offre spunti di simulazione della pace.
La partita: Magnus Carlsen vs Ian Nepomniachtchi, New York, World Blitz Championship 2024, Finale, round 2
Il Bianco muove e vince: sai vedere la mossa che procura a Carlsen decisivo vantaggio di materiale?
28. f3! Se il N ritira l’Alfiere, segue Ad3 e la Regina è intrappolata.