Flora Tabanelli studia e vola con i suoi sci verso il sogno olimpico
Il profilo della sciatrice diciottenne, dalla passione per il pattinaggio artistico e snowbord cross a quella per il freeski, la preparazione per i giochi di Milano-Cortina dopo il mondiale svizzero
In occasioni come questa tornano in mente tutti quei discorsi sui giovani che si fanno nel calcio e nello sport in generale. Quei discorsi su quando un atleta smette di essere considerato giovane e diventa adulto, maturo e meritevole di più spazio. Tornano in mente quando vedi una ragazza che volteggia nell’aria con un paio di sci ai piedi e pensi: “Ma davvero ha appena compiuto 17 anni?”. Il 20 novembre 2024, per la precisione. Lei è Flora Tabanelli, l’ex astro nascente (ormai è una certezza vista la continuità di risultati, ma ci arriviamo) del freeski, quella disciplina dello sci che si sviluppa più in volo che sulla neve e che avrà casa a Livigno in occasione dei Giochi Olimpici invernali di Milano-Cortina 2026. Il grande sogno di Flora che, intanto, si è presa anche il primo successo in Coppa del mondo (quella dei grandi).
Aveva da poco compiuto 16 anni quando, un anno fa in questi giorni, portò il tricolore nella cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali giovanili di Gangwon 2024, in Corea del sud. E, per dare ancor più valore a quella designazione, fece risuonare per due volte l’inno di Mameli: medaglia d’oro sia nello slopestyle (salti e acrobazie tra rampe, ringhiere e ostacoli) che nel big air (un salto unico, ampio e alto durante il quale eseguire una serie di trick). “Quando mi comunicarono che sarei stata la portabandiera della delegazione italiana – racconta emozionata – mi si gelò il sangue. Durante il volo per la Corea ero quasi più emozionata per quello che per l’esordio olimpico. Diciamo che è stata un’esperienza da incorniciare”. Eccome, vista anche la rimonta nella gara di slopestyle: “Avevo sbagliato la prima run. Nella seconda ho sentito la tensione che cresceva, ma sono riuscita a fare tutto bene tutto. E il risultato mi ha dato una spinta emotiva fortissima. Ho sperimentato le emozioni olimpiche, ma so già che a Milano-Cortina sarà tutto moltiplicato per cento”.
Prima dei Giochi giovanili aveva partecipato solo a quattro tappe di Coppa del mondo (sempre chiuse tra le prime dieci) e al terzo tentativo aveva già assaggiato il podio: terza a Pechino nel big air. “Non avevo grosse aspettative e sicuramente non pensavo al podio. Quando arriva il primo, però, sogni già il successivo”. È timida Tabanelli, ma ha le idee chiare. E quando indossa gli sci, lascia fuori tutto il resto. Stagione 2024, sei gare: due terzi posti. Niente male per essere quella d’esordio tra i grandi. Stagione 2025, sei gare finora: seconda a Chur (big air), 21esima a Stubai (slopestyle), terza a Pechino (big air), seconda a Klagenfurt (big air), prima a Kreischberg (big air), quarta a Laax (slopestyle). E primo posto nella classifica di Coppa del Mondo di big air. “È difficile descrivere le mie emozioni – racconta dopo il successo in Austria – aspettavo questo risultato da tanto tempo e sono così contenta di averlo ottenuto in una serata così speciale, anche per come hanno sciato le mie avversarie. Inizio a sentire un po’ di pressione, ma sono contenta: è la strada giusta”.
Nata a Bologna, ha cominciato a sciare a sei anni a Sestola (sull’Appennino modenese), anche per imitare il fratello Miro (pure lui talento azzurro del freestyle), che ha seguito in Trentino dopo la scuola media e dopo aver sperimentato pattinaggio artistico, snowboard cross e ginnastica artistica. È lì che si è fatta contagiare dalla passione per il freeski. Una passione faticosa, perché come ogni ragazza di 17 anni, va ancora a scuola. Liceo artistico più Ski college in Val di Fassa. Allenamenti tra Dolomiti e Livigno (“Una città che amo, che mi ha accolto a braccia aperte e che non mi fa mancare nulla sia sotto l’aspetto umano che sportivo”), ma non proprio a due passi. “Con la scuola è proprio un casino – ride – vado, faccio le verifiche, ma sono fortunata perché anche i professori sono molto comprensivi e la mia famiglia mi supporta tantissimo, nonostante siano lontani fisicamente (sono rimasti a Sestola, ndr). Approfitto dei viaggi per studiare e di ogni pausa tra un allenamento e l’altro”.
Quegli allenamenti in cui, sempre più spesso, il pensiero vola avanti nel tempo. Verso il mondiale svizzero di Engandina in programma a fine marzo, ma soprattutto verso il grande sogno a cinque cerchi di Milano-Cortina: “Se qualche anno fa qualcuno mi avesse detto che avrei partecipato, l’avrei preso per pazzo. Fino ad allora, però, voglio perfezionare un trick che ho imparato in Nuova Zelanda su cui sto lavorando. Sono pochissime le ragazze che lo fanno e voglio farlo mio”. E se qualcuno le parla di medaglia olimpica: “Non ho capito, mi spiace…”.
Il Foglio sportivo