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Il Foglio sportivo

L'Ia può cambiare il calciomercato

Michele Tossani

Dati e statistiche continuano a essere rilevanti per l’identificazione dei profili giusti da inserire in squadra. Ecco come il concetto (un po' datato) del Moneyball riesce a resistere agli anni che avanzano, grazie anche all'intelligenza artificiale

Il Moneyball è morto, viva il Moneyball! Come il motto francese (le roi est mort, vive le roi!) veniva utilizzato per annunciare come la morte di un sovrano non significasse la caduta della monarchia, così questa sua versione calcistica dice che sì, il concetto del Moneyball comincia a essere datato, ma non è scomparso. Anzi, si è evoluto grazie all’Intelligenza Artificiale (Ia).

Quando si parla di Moneyball ci si riferisce all’omonimo libro scritto nel 2003 dallo scrittore statunitense Michael Lewis. Nell’opera in questione Lewis racconta l’esperienza degli Oakland Athletics di Mlb e del loro general manager Billy Beane con l’utilizzo dei dati per cercare di reggere la concorrenza con franchigie dalle maggiori disponibilità economiche.  
Dal libro è stato poi tratto il fortunato film del 2011 (arrivato in Italia col titolo L’arte di vincere) diretto da Bennett Miller e con Brad Pitt come protagonista.

Siamo così arrivati a esempi virtuosi di applicazione delle statistiche avanzate nella costruzione di squadre di pallone. Come è successo al Brentford. Piccolo club con sede nell’omonimo distretto londinese, il Brentford fino a qualche anno fa era impegnato nelle categorie inferiori. 

Fino a quando ad acquistare la società non è arrivato Matthew Benham, uomo d’affari inglese, ex studente di Oxford ed ex giocatore d’azzardo professionista. Soprattutto, Benham è uno zelota dell’utilizzo dei dati e delle statistiche e, di conseguenza, decise di applicare le analytics nel suo club. Risultato? Il Brentford sta attualmente giocando la sua quarta stagione consecutiva in Premier League.

Da quel momento in poi l’utilizzo dei dati nel mondo dello sport è cresciuto in modo esponenziale. E questo anche nel calcio, disciplina all’apparenza così ardua da matematizzare rispetto a quelle tipicamente americane come appunto baseball, football e basket.

La strada tracciata dal Brentford e da altri pionieri di un sistema che si definisce data-driven (guidato dai dati) è stata seguita da altri club. Soprattutto in sede di mercato. Sono ormai molte le società che per scegliere i giocatori da acquistare (e, sempre più, anche per ingaggiare gli allenatori) si affidano a questa metodologia. Certo, permangono ancora sacche di resistenza al nuovo che avanza. D’altronde, ogni rivoluzione porta con sé i germi della restaurazione. Così sopravvivono dirigenti sportivi che, per selezionare i nuovi acquisti, restano fedeli a un approccio classico, fatto esclusivamente di osservazione diretta del giocatore, del suo bagaglio tecnico con la palla, del suo impatto fisico sul campo… tutto rigorosamente a occhio o, al massimo, attraverso l’utilizzo di clip e filmati messi a disposizione da aziende specializzate.

È in questo modo che gli scout del Lens (club francese di Ligue 1) hanno scovato in Bielorussia l’uzbeko Abdukodir Khusanov, recentemente ceduto al Manchester City per la bellezza di 40 milioni di euro. Tuttavia, le società più ricche e meglio strutturate tendono ad affidarsi non solo al classico scouting ma anche a data analyst, analisti esperti proprio nell’utilizzo dei dati e in grado quindi di cogliere attraverso essi l’adattabilità o meno di un calciatore all’eventuale nuovo contesto tecnico. 

Tutto questo è il presente. Anzi, quasi già il passato. E questo perché la nuova frontiera è rappresentata come detto in apertura dall’Ia. Esistono già dei club che scelgono di avvalersi della consulenza di compagnie specializzate nel fornire servizi di intelligenza artificiale per l’identificazione dei profili giusti da inserire in squadra. Come ad esempio l’italiana Soccerment. 

Una recente indagine condotta da The Athletic ha rilevato come il 65 per cento degli scout di Premier e di Football League intervistati dal sito ritenga come l’Ia avrà un impatto notevole sulle loro carriere da qui ai prossimi cinque anni. Molti posti di lavoro potrebbero andare persi, con i direttori sportivi che si affideranno a tecnici del settore e intelligenze artificiali invece che a osservatori tradizionali per valutare i calciatori in sede di mercato. È difficile però che il sostituto di Khvicha Kvaratskhelia al Napoli possa esser scelto non da Antonio Conte o da un suo scout, ma da un ChatGPT programmato per il mercato.