L'esterno dell'Inter Denzel Dumfries (foto LaPresse)

Serie A

Denzel Dumfries ha capito come diventare insostituibile

Marco Gaetani

L'esterno dell'Inter poteva andare via, era considerato l'anello debole della formazione di Simone Inzaghi. In questa stagione sta dimostrando che in nerazzurro non è arrivato per caso e per spending review

Sembrava il tassello sacrificabile, un animale da plusvalenza, un esperimento riuscito ma fino a un certo punto che, tutto sommato, poteva anche essere messo in archivio con tanti saluti e un ringraziamento. Invece, all’improvviso, Denzel Dumfries si è ripreso l’Inter di prepotenza. Dopo anni in cui persino la sua titolarità era stata messa in discussione, spesso insidiata da un soldatino perfetto come Darmian, Inzaghi ha scoperto di non poter più rinunciare all’olandese, diventato l’esterno destro dei suoi sogni. Il suo arrivo all’Inter era stato visto da molti come il segno della spending review, di un club destinato a ridimensionarsi: acquistato in sostituzione del dirompente Hakimi, non aveva mai convinto ai livelli del suo predecessore. Adesso, oltre alla corsa e alla fisicità, sta dando ai nerazzurri anche i gol, in una modalità sorprendente ma per certi versi fisiologica: è il destinatario finale di tante giocate codificate del calcio di Inzaghi, per usare termini moderni “da quinto a quinto” oppure, quando a crossare è Bastoni dalla trequarti e non Dimarco dal fondo, “da terzo a quinto”. Principi cardine del gioco caro al tecnico piacentino fin dai tempi della Lazio, quando a raccogliere palloni del genere non era l’esterno ma una mezz’ala destra fisicamente imponente come Milinkovic-Savic.

   

Dumfries è diventato una strana e imprevedibile fusione di due ruoli, un po’ esterno a tutta fascia, un po’ incursore, andando così a compensare quella che è una delle poche carenze di Barella, ossia la presenza nell’area avversaria. “Denzel ha il gol nel sangue”, ha detto di lui Inzaghi dopo lo show in Supercoppa Italiana contro l’Atalanta, una doppietta imprevedibile con un gol che ha ricordato alcuni show del miglior Maicon. In campionato le reti sono diventate quattro nelle ultime sette uscite, in un’esplosione arrivata subito dopo il rinnovo di contratto fino al 2028. Il segno di una fiducia ritrovata, di una centralità che spesso era stata messa in discussione negli ultimi anni, soprattutto al di fuori della Pinetina: “Credo in me stesso, Inzaghi mi ha dato fiducia. Mi ha aiutato a essere più solido e a conoscere il calcio italiano: non posso dire che sia un amico, perché è il mio allenatore, ma è una persona eccezionale, abbiamo un bellissimo rapporto”, ha detto qualche settimana fa in un’intervista a “la Repubblica” in cui ha anche confessato l’equivoco del primo giorno da interista, quando rischiò di allenarsi con due scarpe sinistre essendo convinto di essere lì soltanto per qualche foto di rito, salvato solamente dal prestito di uno scarpino destro per l’occasione.

   

In questa Inter che cerca di tenere il ritmo di un Napoli indiavolato, Dumfries sta diventando irrinunciabile anche a suon di gol, quelli che non sarebbe lecito aspettarsi e chiedere da chi fa avanti e dietro sulla fascia con la maglia numero 2 sulle spalle. In questa bizzarra fusione tra esterno e goleador, Inzaghi ha scoperto di avere un uomo in più. Altro che plusvalenza.

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