"non colpisce la pallina, la spacca"
Il tennis s'è arreso a Sinner
Le parole più esatte sono quelle dello sconfitto, Alexander Zverev, il secondo giocatore più forte del mondo. “Sei il numero uno e non di poco. Io ci ho provato ma sei troppo più forte di me”. Benvenuti nel regno di Jannik Sinner, il monarca assoluto
Le parole più esatte sono quelle dello sconfitto, Alexander Zverev, il secondo giocatore più forte del mondo. “Sei il numero uno e non di poco. Io ci ho provato ma sei troppo più forte di me”. Il tennis si è arreso. E se non fosse stato così gentile e così spontaneo, sembrerebbe quasi crudele quell’abbraccio da vincitore a perdente durante la cerimonia di premiazione, quel momento in cui il campione ha allungato le braccia in favore dell’avversario per dirgli di non mollare. “Ce la farai”. La domanda però è lecita e non se l’è posta soltanto il tedesco: “Come si può pensare di farcela contro di te? Come posso pensare, io o chiunque altro, di avere una chance?”. Benvenuti nel regno di Jannik Sinner, il monarca assoluto, un regno in cui lasciate ogni speranza voi che entrate. Citando parola per parola John McEnroe, di cose da dire non ne sono rimaste tante: “Sinner non colpisce la pallina, Sinner la spacca”. Fine dei giochi.
Il 10 giugno scorso, dopo essere diventato numero uno del mondo, l’azzurro aveva detto che adesso sarebbe arrivato il difficile, che era quello il momento in cui fare più attenzione: sei più in vista, gli avversari ti studiano, prendono appunti, cercano le contromisure, sei l’uomo da battere e hai un bersaglio sulla schiena, da lassù in cima è più bello farti cadere. L’impressione è che però di appunti ce ne siano pochini, le contromisure possibili si limitino a frasi motivazionali che dopo due set non si ha nemmeno più voglia di ascoltare (chiedere conferma a Zverev, il numero due del mondo). Nelle ultime 33 settimane di cadute di Jannik Sinner se ne sono viste pochine, dal Roland Garros in poi solo quattro sconfitte (due contro Alcaraz, una contro Medvedev e una contro Rublev); sono di più i titoli conquistati, sei, sette se si considera la Coppa Davis. Sul cemento, nessuno riesce a mantenere la velocità di crociera di Jannik Sinner senza andare fuori giri. Ha a disposizione una marcia che gli altri non possiedono.
Nel tennis succedono spesso i momenti interlocutori, quelli in cui il ritmo si abbassa. In questi casi di solito chi sta vincendo si rilassa anche senza perdere il polso della partita e chi sta perdendo si aggrappa a questi cali fisiologici (fisiologici prima dell’era Sinner) per provare a rientrare in partita. Contro il numero uno del mondo questo non accade mai, non accade più. Il piede è sempre premuto sull’acceleratore. A guardarlo in faccia si rischia di non accorgersene. Durante la finale a Melbourne gli unici sospiri, gemiti, tentativi vocali di fare accadere qualcosa di diverso, provenivano dal lato di Zverev, che a 27 anni non è mai sembrato così vecchio, così superato. Dall’altra parte del campo silenzio assoluto, solo il suono della pallina, l’esplosione di cui parla McEnroe.
Due ore e 42 minuti, tre set, zero palle break concesse, che significa nemmeno l’ombra di un tentennamento, nemmeno un pensiero extratennistico che possa averlo distratto da quel titolo. Al posto giusto nel momento giusto in ogni punto della partita. Ha ragione Zverev allora: “A che cosa bisogna aggrapparsi per non uscire dal campo subito al primo break?”.
Con il secondo titolo consecutivo a Melbourne Jannik Sinner conquista la vittoria numero 21 a livello Slam sui campi in cemento: non succedeva da vent’anni, dai tempi del primo Roland Garros di Rafa Nadal (2005 e 2006) che un giocatore riuscisse a fare il back to back al primo colpo. Da quel momento in poi non è più successo. Vinci una volta? Ti si chiede di vincere ancora, come se fosse la cosa più scontata del mondo. La verità è che non lo è. E non lo è nemmeno per Jannik Sinner. Sicuramente l’azzurro ha avuto a suo favore un tabellone non complicato. Questo è stato l’unico bonus. Fuori dal campo però c’erano le aspettative, l’udienza al Tas di Losanna per la vicenda Clostebol, il chiacchiericcio di quasi ex giocatori un tempo finalisti Slam che come minimo disturba, la collaborazione con Darren Cahill che a fine stagione terminerà. Tutte possibili distrazioni che di sicuro non hanno agevolato la campagna per la riconquista. Se però hai la fortuna (e la dedizione e le 10 ore di sonno almeno a notte) di chiamarti Jannik Sinner tieni il piede premuto sull’acceleratore e fai la cosa che sai fare meglio di tutti: fare esplodere la pallina.