Olive s3 e17
La fiducia di Marco Brescianini
Il centrocampista dell'Atalanta ha dimostrato di saperci fare con il pallone. E ancor meglio senza pallone. Soprattutto sa dove correre. Ed è arte rara, la meno scontata di tutte
Quel “Io un mix fra Pobega e Milinković-Savić? Non sarebbe male. Con le dovute proporzioni ci può stare. Sarebbe bello diventare forte come il serbo”, generò sorrisini e volti divertiti tra i tifosi del Cosenza. Era da mesi che vedevano quel lungagnone correre su e giù per il campo con la maglia rossoblù. Ne apprezzavano l’impegno, la forza, l’incapacità di darsi per vinto. Ma Sergej Milinković-Savić era altra cosa. S’è montato la testa, pensarono i più. Dalle tribune dello stadio San Vito il 15 aprile 2023 durante Cosenza-Cittadella qualcuno lo fischiò pure dopo un paio di passaggi sbagliati.
Tutta colpa di un inciso omesso. La stampa locale e i siti di calcio non avevano riportato l’intera frase dell’intervista di Tuttosport. E quel (ride, ndr) dopo il “Non sarebbe male”, cambiava parecchio il senso.
Marco Brescianini non era certo il tipo da fare il gradasso. Non lo è nemmeno oggi che gioca e segna in Champions League con la maglia dell’Atalanta. È uno che corre, fa di tutto per essere utile alla causa, per dare una mano ai compagni di squadra. Se segna meglio, se fa assist pure. È uno che è ambizioso, come si deve essere a vent’anni o poco più. In quell’intervista a Tuttosport disse: “Ho l’ambizione di arrivare in Serie A e tornare al Milan. Da piccolo era un sogno, ora un obiettivo. L’esordio in rossonero è stato il momento più bello della mia carriera, ma ora punto a vestire con costanza quei colori”.
Quei colori non è riuscito a rivestirli. E sì che uno come Marco Brescianini a Sérgio Conceição sarebbe servito: è allenatore che apprezza chi si sbatte per dei colori, anzi per chi si sbatte in campo a prescindere da tutto.
Un anno fa il Milan l’aveva venduto al Frosinone per più o meno un milione di euro. Ha pensato di riprenderselo dopo un campionato giocato bene, molto bene. Mai per davvero però, un pensiero passeggero mai diventato azione. È finito all’Atalanta
Al Frosinone aveva dimostrato di saperci fare con il pallone. E ancor meglio senza pallone. Sa dove correre Marco Brescianini. Ed è arte rara, la meno scontata di tutte. Perché serve ascoltare, capire, affidarsi all’allenatore e ai compagni. Serve una fiducia incrollabile in quello che si fa e soprattutto in chi hai a fianco.
Marco Brescianini ha dimostrato di averla.
“È una spugna, ogni giorno ha voglia di imparare e di mettere qualcosa nel proprio cassetto”, disse di lui Eusebio Di Francesco, che l'anno scorso lo allenò in quel Frosinone applauditissimo e retrocesso. È d’accordo Gian Piero Gasperini: “Ascolta e sa mettere in pratica quello che gli si dice. Denota responsabilità e intelligenza. E responsabilità e intelligenza sono qualità che non si imparano sui campi da gioco”. Ha aggiunto: “È un ragazzo perbene di quelli che vanno bene all'Atalanta”.
Ci ha messo un po’ a mettere in pratica quello che Gian Piero Gasperini voleva da lui. Non è mai facile cambiare città, squadra, allenatore, modulo e ruolo. Ancor meno quando ti fai male e resti un mese fuori. Gli ci è voluto mezzo campionato per adattarsi all’Atalanta, ha dovuto riempire buchi, adattarsi. Un’altra volta ancora.
Faceva bene a ridere mentre lo accostavano a Sergej Milinković-Savić. C’entra nulla Marco Brescianini con Sergej Milinković-Savić, eppure il suo lo sa fare e parecchio bene, alla maniera di Brescianini.
Anche quest'anno c'è Olive, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sui (non per forza) protagonisti della Serie A. Piccoli ritratti, non denocciolati, da leggere all'aperitivo. Qui potete leggere tutti gli altri ritratti.