Il foglio sportivo - that win the best
All'ultima giornata la Champions è stata finalmente bella
Un brindisi per Sinner che si è dovuto sorbire due giorni di critiche per non esser andato al Quirinale
E Manchester City-Real Madrid sia, dunque, ai playoff di questa nuova Champions League che è riuscita a eccitare gli animi solamente nell’ultimo turno-orgia, quando un gol subito o fatto facevano la differenza tra godere e prenderlo nel sacco (si può dire?). Non starò a sprecare inchiostro e tempo con la retorica delle nobili in difficoltà o la banalità della finale anticipata, mi limito a registrare la solita corsa a dire “che culo” commentando i sorteggi di Juventus e Milan, come se le due italiane fossero davvero così più forti di Psv e Feyenoord. Liverpool, Aston Villa e Arsenal aspettano comode agli ottavi di finale di una competizione che piace soprattutto alle società perché fa incassare molti più soldi della vecchia formula (che poi quei soldi vengano usati per ripianare debiti o buttati per comprare gente del livello di Arthur o Emerson Royal poco importa). Faccio lo schizzinoso, ma è meglio che mi tenga stretta questa Champions League – che vincerà un’inglese – dato che le alternative fanno più orrore di un astemio al pub: ho letto di una partnership tra Serie A e Kings League, quell’aborto di pseudocalcio a 7 inventato da Piqué quando Shakira ha smesso di dargliela. Il dato è che “i giovani” seguono sempre meno il calcio e si fanno sempre più pugnette per i tornei a campo piccolo tra vecchie glorie e influencer, solo che invece di alzare il livello del campionato italiano si fa un’alleanza con i circensi della Kings League per organizzare “eventi, contenuti e attività, con l’obiettivo di sviluppare assieme il nuovo asset denominato sportainment, la fusione unica tra sport e intrattenimento”. Sportainment, avete capito? Il calcio muore così, seppellito da un neologismo che fa tanto transizione di genere, con l’obiettivo dichiarato di spettacolarizzarlo “in chiave moderna”.
È ovvio che spero di essere morto quando questa oscena chimera prenderà forma definitiva a livello globale – o almeno su un’isola tropicale in tanga e in pace con la mia bionda – ma nel frattempo brindo a Jannik Sinner. Non perché eccelle in uno sport inventato da noi, ma perché si è dovuto sorbire due giorni di prediche degli editorialisti leccaquirinale indignati per la sua assenza alla cerimonia con l’imperatore galattico Sergio Mattarella.
Un brindisi lo faccio anche a un altro tennista, Stefanos Tsitsipas: spettatore di un match della sua fidanzata Paula Badosa agli Australian Open, quando l’ha vista nervosa durante il cambio campo ha pensato bene di dirle “stai calma”. Da allora nessuno ha più avuto sue notizie.
Il Foglio sportivo - CALCIO E FINANZA