Il Foglio sportivo
Il punto su Milano e Cortina a un anno dai Giochi. Intervista ad Andrea Varnier
Migliaia di volontari in più grazie a Sinner, target ambiziosi e un altro anno per completare tutto. Le parole dell'amministratore delegato delle quarte Olimpiadi italiane della storia: “Staremo nei costi, non lasceremo scheletri e diventeremo un esempio per il futuro”
I giochi ormai sono fatti, ma Milano e Cortina sono pronte a giocare? A poco più di un anno dalla cerimonia inaugurale delle quarte Olimpiadi italiane della storia, siamo andati nell’occhio del ciclone per curiosare tra i pensieri di Andrea Varnier, l’amministratore delegato dei Giochi 2026, un manager che fin da Torino 2006 si occupa di grandi eventi. “Un anno dal via è un momento molto significativo, un mix di eccitazione e di cose da fare tra test event, celebrazioni e la visita del presidente del Cio. Quando si avvicina un momento simbolico come questo si sente la pressione”.
È anche il momento di fare un primo bilancio a un anno dal via.
“C’è molto lavoro, fortunatamente abbiamo un altro anno… però rispetto all’anno scorso sul lato opere siamo molto più sereni”.
Tutto sotto controllo?
“Stiamo ovviamente monitorando quelle più critiche che verranno consegnate a ridosso dei giochi come lo Sliding Center a Cortina e l’Arena di Santa Giulia. A Cortina il progresso è stato eccezionale, però dobbiamo ancora arrivare alla certezza assoluta, a Milano ci consegneranno l’impianto a dicembre, ma stiamo lavorando per poterlo avere prima”.
Due sole criticità a un anno da via?
“Sul resto siamo abbastanza sereni. Abbiamo avuto la possibilità di testare Anterselva e Cortina in configurazione olimpica, a febbraio proveremo la doppia configurazione di Assago tra i mondiali di short track e un’esibizione di pattinaggio…”.
In quanti siete al lavoro ora?
“Siamo quasi 800 con un’età media più bassa delle aziende italiane e il 51 per cento di donne, ma dobbiamo raddoppiare”.
L’operazione volontari funziona. Sinner vi ha aiutati?
“Il boost di Jannik è stato importante, siamo arrivati a 87 mila candidate, ce ne aspettavamo 45 mila”.
Lo rivedremo come tedoforo?
“Non solo. Magari farà anche un’apparizione con i volontari”.
Passiamo ai soldi: riuscirete a rispettare la previsione che parlava di 1,6 miliardi di costi?
“Sì, in realtà potrebbe anche diventare un po’ più basso, adesso abbiamo l’ultimo bilancio e lo presenteremo alla fine di marzo”.
E dal punto di vista degli sponsor a che punto siamo dei 500 milioni che prevedete di raccogliere?
“L’obbiettivo resta quello. Siamo praticamente già a 400 e con molte negoziazioni in corso”.
Preoccupato?
“Finché non hai firmato... però diciamo i prossimi 50 stanno arrivando, poi si tratterà di completare la raccolta”.
Economicamente potrebbe quindi diventare un’Olimpiade a costo zero?
“Sempre che facciamo i risultati in termini di biglietteria e di sponsor. Abbiamo un target molto ambizioso, il 6 febbraio comincia la vendita dei primi 350 mila che si sono iscritti al sorteggio, ad aprile scatterà la vendita libera. A settembre potremo sapere effettivamente se il target della biglietteria sarà raggiungibile”.
Si è parlato di cifre folli per i biglietti, ma forse va spiegato che si parlava di pacchetti particolari?
“Sono pacchetti di OnLocation che offrono alberghi, ristoranti e hospitality. I prezzi dei biglietti al pubblico sono in linea con quelli dei Giochi (da 260 a 2.026 per la Cerimonia di apertura). Certo avendo impianti piccoli come a Verona per la cerimonia di chiusura, in certe situazioni non possono essere bassissimi. Abbiamo fatto una politica dei prezzi molto trasparente. Da ottobre sono tutti online”.
Lei era al lavoro anche a Torino 2006, come era la situazione a un anno da quei Giochi?
“Molte cose erano simili, perché comunque la preoccupazione di trovare le ultime risorse finanziarie c’era e comunque anche lì c’erano alcune opere che dovevano ancora essere concluse. La differenza che vedo, e lo vedremo anche la prossima settimana, quando ci sarà qui Bach con una partecipazione importante del governo. Qui c’è una rilevanza che a Torino non c’era. A un anno dai Giochi là il discorso era ancora molto locale, qui c’è un’attenzione particolare”.
Quanto è difficile organizzare un’Olimpiade così diffusa?
“Ci sono inevitabilmente delle complicazioni operative, rilevanti, soprattutto la gestione del team, la gestione dei trasporti e la necessità di avere la stessa atmosfera in tutte le sedi olimpiche, una preoccupazione che Torino non c’era”.
Ci saranno anche dei vantaggi?
“Grandi vantaggi, oltre a quello di non dover costruire impianti che poi potrebbero diventare inutile. Per esempio durante le gare di Coppa del mondo a Cortina abbiamo potuto fare dietro le quinte tutta una serie di test importanti. Abbiamo dei partner che ci danno un affidamento notevole”.
La politica è stata un ostacolo o vi ha aiutato?
“La politica ci ha aiutato e ci sta aiutando, pur con tutte le difficoltà dovute all’allargamento geografico dei Giochi. A Torino era tutto più semplice, con il sindaco e il presidente della Regione risolvevi tutto. Oggi è difficile che il sindaco di Milano si preoccupi di Predazzo… anzi non può neppure farlo. Sono tutti estremamente coinvolti, però ognuno poi giustamente vede il suo pezzo”.
Secondo un sondaggio che avete pubblicato l’80 per cento degli italiani è favorevole ai Giochi. Sembra impossibile.
“La ricerca che abbiamo ci dice questo. Ma sta accadendo quello che raccontiamo ai nostri partner: questa è una cosa che unisce, l’Olimpiade e la Paralimpiade si portano dietro un set di valori che altri eventi non hanno. In Italia evidentemente c’è un amore nei confronti del mondo olimpico e paralimpico che traspare e i dati che noi abbiamo sono molto incoraggianti in questo senso”.
I Giochi di Torino hanno lasciato una grande eredità alla città, ma anche degli scheletri in qualche località tra trampolino e pista di bob. Milano e Cortina lasceranno degli scheletri?
“Questo tipo di Olimpiadi diffuse non dovrebbe lasciare scheletri. È questo lo spirito con cui è nata la candidatura. Milano aveva bisogno di un palazzo moderno come quello di Santa Giulia. Il trampolino verrà usato anche per i Giochi giovanili che sono appena stati assegnati a Dolomiti e Valtellina. Se c’è un posto dove uno sliding center può avere una vita oltre i Giochi è proprio Cortina”.
Che titolo darebbe a questi Giochi?
“Saranno i Giochi dell’Italia. Giochi di cui essere orgogliosi. Ancora una volta possiamo dimostrare che lavorando di squadra ad un grande evento possiamo diventare un esempio per tutti”.
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